Referendum veneto: alcune considerazioni

Siti e giornali hanno pubblicato i numeri del referendum consultivo. Per "Dal Veneto Al Mondo" pubblichiamo un'analisi in 7 punti.

Governo pronto alle trattative. Ecco a cosa serviva il voto: a sbloccare il governo. Per dieci anni – indipendentemente dal colore politico di Roma - non è mai giunta risposta dalle istituzioni italiane. Ma subito dopo la votazione, il governo si è detto disponibile a trattare. Se vi chiedono a cosa serviva il voto rispondete pure: el ga servio a móvar fora el govèrno itałian, che soło dòpo el voto el se ga dito disponìbiłe a aplicar ła Costituçion (artt. 116, 117).

Vittoria trasversale. Non è un mistero. L'ha affermato il Presidente prima del referendum e la sera dei risultati. Se siamo furbi, allora, dobbiamo saper proseguire uniti su questo obiettivo e dobbiamo spronare i diversi partiti a lavorare uniti sulle competenze da portare a casa. Non mancherà chi vuole dividerci. Tegnémose streto. 

Non è questione di partito. Come abbiamo visto nei punti sopra, diversi colori politici si sono schierati per il SI e governi di diverso colore politico (a Roma) hanno ignorato le richieste fatte a partire dal 2007. Evidentemente, a prescindere dal partito al governo, ci sono diverse dinamiche che hanno impedito l'iter delle richieste. No ła xe mìa na cuestion de partito, donca, ma de teritòrio. 

Grazie ai Si e ai NO. Non si tratta di facile superiorità dei SI vincitori. Si tratta di riconoscere il senso civico di più di due milioni e trecentomila persone che si sono confrontate democraticamente sul futuro del Paese, ciascuno votando secondo coscienza, ma tutti rispettando le regole della democrazia. Cuando che un pòpoło el xe çiviłe, el xe çiviłe ntel SÌ e l'è çiviłe ntel NÒ. 

Chi non ha potuto votare. Circa un 8% di elettori, che normalmente votano per il Parlamento, non hanno potuto votare al referendum. Sono stati conteggiati come base teorica, ma nei fatti non hanno potuto votare rimanendo all'estero e questo ha abbassato l'affluenza. Questo perché il Veneto non ha consolati propri e l'Italia non ha ritenuto di mettere a disposizione i propri. Così i dati sull'affluenza (57,2%) devono essere considerati in realtà più alti (57,2% + chi non ha potuto votare dall'estero). Ad esempio, se solo una parte dei Veneti all'estero avesse potuto votare, avremmo superato il 60% e anche il Polesine avrebbe superato il quorum anziché sfiorarlo di poco. Trattandosi di Veneti all'estero, questa impossibilità di voto ha colpito di più le zone di emigrazione. Alle zone di montagna, al polesine e al bellunese dobbiamo riconoscere lo sforzo che hanno fatto per dare un buona affluenza pur partendo con questo svantaggio numerico. 

Il fattore identità. Non si tratta solo di soldi, altrimenti avremmo avuto un'alta affluenza anche in Lombardia. Il confronto fra il risultato della Lombardia e il ben più alto risultato del Veneto mostra che da noi c'è stato un “plus” di affluenza dovuto a motivazioni extra-economiche. Nò soło schèi, ma anca senso de identità.

Un voto a lunga gittata. Per mostrare che il nostro referendum "non serviva", all'approssimarsi della votazione il governo è sceso a patti con la vicina Emilia Romagna. Così facendo, ha però mostrato che il voto veneto era talmente importante che prima di celebrarsi ha avuto riflessi nella Regione vicina. Ancor prima de votar el referèndum vèneto el ga fato efèto parfin nte n'altra Rejon. 

E adesso ecco i numeri (www.referendum2017.consiglioveneto.it) di questo voto che, vale sempre la pena di ricordarlo, si è tenuto con garanzie ben più solide rispetto al 22 ottobre 1866:

  • Votanti: 2.328.949 su 4.068.560 che avevano diritto di voto = 57,2% di affluenza 
  • Voti SI: 2.273.985 su 4.068.560 = 98,1% dei votanti e 55,89% di tutti gli aventi diritto (inclusi gli astenuti)
  • Voti NO: 43.938 su 4.068.560 = 1,9% dei votanti

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