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Visualizzazione dei post da aprile, 2017

WESTFALIA E LA LIBERTA' DI CULTO IN EUROPA, ARTEFICE L'AMBASSADOR VENETO

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Grazie ai Veneti nasce l'Europa moderna, della libertà religiosa. -Tra le cose straordinarie di cui fu capace lo stato veneto, NON vi spiegheranno, nelle scuole italiane,  come avvenne che, dopo trenta anni di scannamenti che misero gli stati germanici in ginocchio, con città ridotte a spelonche inabitabili, si giunse a una pace duratura tra protestanti e cattolici. Ebbene, l'artefice principale del trattato di pace di Westfalia fu l'ambassador veneto Alvise Contarini, che in precedenza aveva girato per le corti europee, facendosi apprezzare per la sua capacità. Egli fu un buon discepolo di Fra' Paolo Sarpi, le cui teorie sulla separatezza tra stato e chiesa (ognuno doveva operare nel proprio ambito, cooperando a formare dei buoni "sudditi") avevano avuto già fama mondiale. Il frate era morto nel 1626, ma le sue dottrine le troviamo di riflesso nel trattato sottoscritto tra i belligeranti, ormai esausti, dopo la Guerra dei Trent'anni. - con gran

FOGLIATA AL GAZZETTINO SULLA PROVOCAZIONE DEI CENTRI SOCIALI il 25 aprile

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veneziacronaca@gazzettino.it , direttore@gazzettino.it Vorrei precisare al signor Pradolin, che continua ad ignorare che pasionario si scrive con una sola esse, che usa il termine "calata" per i Veneti giunti in Piazza San Marco, quasi si trattasse di Visigoti, che definisce un intero moderno movimento indipendentista, non dissimile da tanti altri in Europa, "nostalgici della Serenissima", che non è affatto vero ciò che egli scrive, ovvero che non si sapesse della "calata" - questa sì - dei no global in Piazza, posto che ciò era stato da costoro ampiamente annunciato, come informavano tanto il Corriere Veneto, quanto La Nuova. Non solo, dunque, avrebbero potuto essere avvisati, ma soprattutto avrebbero dovuto essere fermati, posto che gli intenti di questi signori sono sempre molto chiari e sempre gli stessi. La filosofia del rampolletto di casa Cacciari dei "ceffoni" salutari e di monito per il futuro, di marca squisitamente squadrista

LA VENETIA ORIGINARIA E I COLLEGAMENTI EUROPEI

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I Veneti della Paflagonia non scelsero casualmente di dirigersi verso la Venetia adriatica; erano consapevoli di trovare in quei lidi che conoscevano una presenza nazionale veneta. L'alto adriatico ebbe funzione di terminal tra il Baltico, il centroeuropa ed il mediterraneo per le vie dell'ambra, ed altre vie gia nelle prime fasi dell'Etá del Bronzo, delle quali i Veneti avranno il monopolio. Fino a pochi anni fa si pensava che l'uso della metallurgia fosse un'innovazione diffusasi dall'oriente verso l'Europa. Recenti studi indicano, invece, che la produzione metallurgica si costituí in modo autonomo in aree europee ricche di minerali; nell'Età del Rame (3500-2200 a.c.) l'oro, il rame e l'argento venivano lavorati con maestria nell'Europa centrale e nelle regioni a nord est delle Alpi, con movimenti di persone e merci su ampia scala. A partire dall'Etá del Bronzo Antico si assiste ad un cambiamento della qualitá della vita epo

LE ORIGINI DEL CAPPUCCINO E DEL CORNETTO, MARCO D'AVIANO

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QUANDO ORDINATE UN CAPPUCCINO, RICORDATE E ONORATE  IL FRATE VENETO (FURLAN) MARCO D'AVIANO ecco perché … Il frate cappuccino Marco d’Aviano, al secolo Carlo Domenico Cristofori, arringò con grande fervore i soldati e il 12 settembre l’esercito cristiano, scendendo dalle alture del monte Kahlemberg, che sovrastano la pianura di Vienna, investì l’armata turca, spazzandola via dopo sei ore di combattimenti. I Turchi fuggirono precipitosamente. Nell’accampamento abbandonato, i vincitori trovarono moltissimi sacchi di caffè, prodotto allora pressoché sconosciuto in Europa. Alcuni mercanti greci e serbi, che invece lo conoscevano bene, se ne impossessarono e aprirono a Vienna le prime botteghe di caffè. A frate Marco d’Aviano, in quella stessa occasione, si deve l’invenzione di una nuova bevanda calda, ottenuta da una mescolanza di latte e caffè, che prese il nome della sua qualità di frate. Inoltre, per festeggiare lo scampato pericolo, i pasticceri viennes

NERKA, VENETA E MANAGER GIA' 2500 ANNI FA. SINGLE E POTENTE.

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Strab. V,3 – VI,8 ...nei pressi c'è poi Verona, anch'essa una grande città. Queste città sono dunque situate molto all'interno rispetto alle paludi, alle quali invece è vicina Patavium, che supera per importanza tutte le città della regione. Si dice che nell'ultimo censimento da essa siano stati recensiti ben 500 cavalieri; anticamente riusciva ad allestire un esercito di ben 120.000 soldati. La quantità di merci che invia a Roma a scopo di mercato, specialmente vestiario di ogni tipo, attesta che la città è ricca ed industriosa. Si risale dal mare alla città lungo un fiume che partendo da un grande porto che si chiama Medoacus scorre attraverso le paludi per 250 stadi. In questo quadro di una Venetia potenza industriale anche all'epoca romana, si inserisce la figura di Nerka, imprenditrice padovana "ante litteram". 'Sti veneti contadini, eh... :) NdR Di Cinzia Dal Maso la collana del corredo della donna manager ESTE - Era ricca, molto ric

LE LAGNE DI UNA SIGNORA PER LA COMMEMORAZIONE DI SAN MARCO, SEGNO DELLA DECADENZA DI VENEZIA

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Risponde in maniera mirabile il prof. Paolo Borsetto, veneziano illustre. Sul Gazzettino di giovedì 28 nella rubrica destinata alle lettere dei lettori una signora si lamenta della manifestazione del 25 aprile. Naturalmente di quella in onore di S. Marco. La decadenza di Venezia è arrivata a questi livelli? si chiede la signora. Si signora!! Il grado di decadenza è misurato dal chiedersi se ricordare ed onorare il Santo Patrono sia un segno se non il segno della decadenza. Il segno della decadenza è non capire, come confessa, dove va a parare il futuro della città se si onora quell'Evangelista che dall'anno 828 è patrono della città in sostituzione di S. Todaro. Il 25 aprile i Veneti hanno festeggiato in Piazza S.Marco il loro patrono sventolando i colori marciani alla presenza del sindaco della città. Gli italianisti al mattino nella stessa piazza hanno ricordato qualcos'altro. E allora? Dovrebbero sentirsi offesi i Veneziani ed i Veneti a cui per tanto tempo è stato

I MOTIVI STORICI DELLA RABBIA VENETA, DEL BOCA LI ILLUSTRA

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La Repubblica di Venezia - Serenissima per 1500 anni - ha insegnato a mezzo mondo a parlare e a far di conto. Il veneto era la lingua diplomatica utilizzata dai diplomatici del mar Adriatico fino in Oriente. I ducati e il soldo, (coniato, per la prima volta, dal doge Francesco Dandolo) avevano la funzione dei dollari di oggi. Autonomie ed indipendenza sono state inghiottite agli sgoccioli del XVIII secolo. Napoleone, col trattato di Campoformio, ha decretato che le terre della regione veneta dovevano far parte dell'impero austro-ungarico.  Dall'oggi al domani i padroni si son ritrovati sudditi. E mentre prima ordinavano che si facesse, d aquel momento, per poter fare, occorreva ottenere l'autorizzazione. Il mondo sottosopra. Non per nulla a Napoleone - col titolo imperiale e l'armata francese - tocca il primo posto nella bacheca ideologica degli orrori commessi contro i veneti. Primo comunque in ordine di tempo, perché l'egoismo dello stato italiano è riuscito

I VENETI ANTICHI:I VENETI DI PAFLAGONIA E I VENETI BALTICI

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Riprendendo il discorso sul mito antenorreo, esso va considerato come uno strumento arcaico concepito per trasmetterci in forma semplice una storia vera. E' evidente che: la guerra scoppió per interessi legati alla supremazia di remunerativi traffici commerciali marittimi, tra l'esercito ellenico - schierato con molte navi da guerra e 100.000 soldati - ed il ricchissimo e potente emporio di Troia, il quale a sua volta poteva contare sull'aiuto di popoli abitanti dall'entroterra sino alle lontane coste del Mar Nero, compresa la Federazione Paflagone di cui facevano parte i Veneti; i Veneti in Paflagonia avevano come dimora le cittá di "Citoro (oggi Gideros), stavano intorno a Sesamo (oggi Amsra), e intorno al fiume Partenio abitavano nobili case (oggi Bartin, la romana Bitinia), e Cromna (oggi Curakasile), Egialo (oggi Aidos-Cide) e l'eccelsa Eritini (oggi Cakraz)" Iliade libro II, vv.851-855. Essi erano mercanti che da soli, o con i Troiani, o c

DEL BOCA APPOGGIA I VENETI PER LA VENEXIT, ITALIA PEGGIO DI NAPOLEONE

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il momento in cui il carabiniere toglie il Gonfalone marciano ma manca la scena seguente, introvabile, in cui lo scaglia a terra con rabbia Veneto, voglia di It-exit.  Eppure ci sarebbe da stupirci di tanto stupore. Commentatori e politologi si interrogano sul perché il Veneto intenda promuovere un referendum per andarsene dall'Italia, tra sorpresa ed indignazione, ma il denominatore comune è la scarsa conoscenza della storia passata e recente di questa regione e della sua gente. Come è possibile che i "serenissimi" dimentichino 14 secoli di autonomia e si innamorino degli ultimi 150 anni vissuti come parte dello stato italiano? La cultura veneta ha segnato le epoche segnalandosi per la raffinatezza dei suoi protagonisti. Ha proposto un governo che, con il Doge e un Senato riusciva - considerati i tempi - persino democratico. E, sul piano economico, il commercio ha assicurato una prosperità che talvolta ha raggiunto addirittura i livelli dell'opulenza. Con il

CENTRI SOCIALI E SANCA VENETA, A CHI FANNO COMODO?

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esempio di famiglia allargata moderna in festa per il Santo protetor dei veneti  Un amico che conosce bene le problematiche dell'ordine pubblico a Venezia, per averci lavorato tutta una vita, fa alcune riflessioni  sulla irruzione squadristica dei Centri Sociali in piazza San Marco il 25 aprile (affiancati da Sanca Veneta, la cui sprovvedutezza mi pare evidente, a esser buoni) . Io aggiungo che sembra tutto studiato in modo da dare al Prefetto o al Questore il pretesto per bloccare gli accessi alla piazza il prossimo anno. Una cosa è certa: hanno il terrore che diventiamo la Catalogna d'Italia. E questo, paradossalmente, mi pare positivo . Vuol dire che incidiamo malgrado la nostra poca compattezza. Farlocchi ! l'entrata plateale del centro Morion era in programma da giorni... e la super protetta piazza san marco, che doveva essere controllata per il terrorismo, ha visto entrare circa 150 persone in formazione di manifestazione (dove si sono concentrati, "call

GRAMSCI E L'UNITA' D'ITALIA MAI REALIZZATASI, IL VATE SCOMODO DELLA SINISTRA

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Nel vedere un gran sventolio di tricolori solo per le kermesse calcistiche, uno si chiede come mai non siamo come i francesi, o gli americani, per cui il vessillo sventola fuori dalle villette e sui balconi senza che le "autorità" siano costrette, come è stato da noi di recente, per il raduno degli alpini, a fissare le bandierine tricolera fuori dalla portata dei sudditi veneti, nel timore che ne  facessero strage.   Gramsci aveva capito che l'Unità (usiamo pure il maiuscolo maiestatis) era  stata il prodotto di fattori esterni all'Italia, ed era servita per i bisogni di pochi, a danno delle masse. Peccato che la sinistra italiota non abbia dato molta retta al suo Vate, il quale del resto, pure nel carcere di Ventotene, era tenuto abbastanza in disparte dai suoi colleghi di partito e sventura.  Il Risorgimento non è stato affatto un movimento nazionale; l’unificazione è stato piuttosto il risultato di una complessa serie di accadimenti casuali ed imprevedibili

PERSANO, LO SCHETTINO DI CAVOUR, PROMOSSO AMMIRAGLIO

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Eccolo, il nostro damerino Certo che a leggere il curriculum di Persano, quella testa di legno che con navi di ferro fu sconfitto a Lissa, da uomini di ferro con navi di legno, uno si chiede come mai un incapace e fifone, nato tra le risaie di Vercelli abbia potuto comandare la flotta da guerra italiana. E poi capisce tante cose, di questa nazione fallita già dalla partenza, affidata nelle mani di incapaci, imbroglioni e trafficoni. Proprio come oggi, vien da dire. Eccovi cosa di racconta di lui Lorenzo Del Boca e  capirete anche perché ho citato Schettino nel titolo: egli lo imitò per ben due volte. Ma questo non fermò la sua folgorante carriera.  " Questo Persano era la persona sbagliata nel posto sbagliato. Era originario di Vercelli, dove l'acqua era quella delle risaie non superava di uno spanno.  Non sapeva nuotare, e quando era sul ponte di comando, si assicurava di essere affiancato da due marinai robusti che fossero in grado di toglierlo dall'impaccio, al

VENEZIA CITTA' COSTRUITA DAGLI ANGELI PER GLI ANGELI.

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Anche una breve scappata a Venezia diventa uno stimolo specie se ti trovi in mezzo ad amici "armati" unicamente di gonfaloni e dei loro sogni di libertà ed indipendenza, nella più bella piazza del mondo. Mi faceva notare una giovane signora marcolina  di aver scoperto la vera Fede, quella in San Marco, da qualche anno. E di averla trasmessa anche ai suoi bambini.   Non era stato facile, per Lei come per tanti di noi, ma aveva incominciato a chiedersi cosa mai nascondesse qual potente simbolo,  di cui ancora oggi tutto il mondo sente il fascino. E aveva incominciato a leggere, a scoprire un mondo nascosto, fino ad abbracciare la nuova Fede marciana, che era quella che animava i nostri avi, e che aveva costruito la civiltà veneta. Un percorso di un popolo, una Nazione  composta da  tante comunità aggregate. A volte anche di lingue ed origini diverse. Lei mi parlava di civiltà che muoiono, ma poi risorgono, e io pensavo che la nostra è stata una robusta quercia

PER NON DIMENTICARLO MAI

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Oggi, 25 Aprile 2017 quando i veneziani celebrano la Solennità della morte del Patrono, in Piazza San Marco, giriamo   la vista attorno e guardiamo attentamente quello che ci circonda: si ferma lo sguardo in un angolo meraviglioso, dove sono solennemente posti i Tetrarchi ( punto strategico ), a metà tra il potere ecclesiastico ed il potere laico, un punto che guarda al Canal Grande (la porta d’entrata della connessione tra Occidente ed Oriente), allo stesso tempo di fronte ai Mori che marcano il Tempo di chi imparte ordini, di fronte al Paron (il Capanile di Piazza San Marco), di fronte alla Zecca, alla Marciana (la cultura veneziana) ed alle Procuratie dove si amministrava il Potere. Posti in un angolo dove li vedono tutti ed allo stesso tempo loro guardano tutto il movimento dei poteri nella città. Posti lì da lungo tempo... Li vediamo come una bellissima opera d’Arte egizia, ma chi decise che quello era il suo posto fu per ricordare a tutti che il Potere solo s

SAN MARCO .. O MARC'ANTONIO?? UN DIPINTO MISTERIOSO A VICENZA

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Diverso tempo fa (almeno un anno, credo), pubblicai un articolo che mostrava un dipinto scoperto dall'amico Fabio Storti Rikaberg,di cui mi allegò le foto e conservato, chiuso al pubblico nella sagrestia di. Tutto il contesto, e il volto del Martire (identico a quello di Bragadin) facevano pensare al nostro Eroe. Anche Fabio era di quella opinione. Scrissi alla parrocchia, per ulteriori lumi, e solo ora mi hanno risposto, precisando che la tradizione popolare locale parla di una descrizione dell'arrivo delle reliquie di San Marco. In effetti, vediamo il doge indossare una tiara, al posto del corno dogal, copricapo in uso ai primi capi dello stato veneziano.  C'è anche il collegamento al nome della Parrocchia (San Marco) ma tuttavia restano i dubbi. fino a quando non si metterà mano all'archivio della parrocchia vicentina, resteremo col dubbio.Ecco sopra la prima immagine che mostra il Doge col mantello d'ermellino e una tiara sulla testa, ci porterebbe all

CO £A CULTURA NO SE MANJA ?

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Di Dino Raro E' da un po' di giorni che mi continuano a ripetere che „co £a cultura no se manja”. Allora dal vocabolario Zingarelli: Cultura: „complesso di cognizioni, tradizioni, procedimenti tecnici e similari, trasmessi e usati sistematicamente, caratteristico di un gruppo sociale, di un popolo o dell'intera umanità. Complesso delle tradizioni scientifiche, storiche, filosofiche, artistiche e letterarie di un popolo o di un gruppo di popoli.” Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro. Tuttavia il significato di cultura non è ben chiaro nella mente di tante persone e sopratutto di molte persone delegate a guidare le sorti politiche, sociali ed economiche di un paese o di una nazione. Cultura soventemente viene intesa come leggere libri, ascoltare musica classica o visitare qualche museo. E' ovvio che cultura non è solo questo! Nel Veneto troviamo palazzi, chiese, capitelli, cippi... ovunque, dalle montagne fin sulle coste! Senza parlare degli insediamen

RATZINGER E LA BOMBA ISLAMICA IN EUROPA

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Riprendo i punti salienti di un bell'articolo di Socci che potrete trovare nel link sotto E dunque cosa accadrà se le comunità musulmane europee - crescendo per l' alto tasso di natalità e per l' immigrazione - daranno vita a loro formazioni politiche? Nessuno sembra porsi il problema, soprattutto nei circoli intellettuali e politici nostrani, pigramente multiculturalisti. In Francia invece il dibattito divampa (come in altri paesi europei). A intervenire - a sorpresa - in questa bollente questione è stato, in questi giorni, nientemeno che Benedetto XVI. A conferma del fatto che - pur vivendo ritirato in un suo eremo spirituale - resta l' intelligenza più lucida e coraggiosa del nostro tempo. A fornirgli l' occasione è stato il Simposio che il presidente polacco Andrzej Duda e i vescovi di quel Paese hanno organizzato in suo onore per il 90° compleanno del papa emerito. Il titolo del convegno è: «Il concetto di Stato nella prospettiva dell' insegnamento d

ELEZIONI ANNULLATE DAI GIACOBINI DI VERONA. NON PIACEVA IL RISULTATO.

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Massimo Di Leonardis, professore docente all’Università Cattolica INDOVINATE COME ANDARONO LE PRIME ELEZIONI “LIBERE E DEMOCRATICHE” A VERONA NEL LUGLIO 1797… Nel caso di Verona vi fu un’applicazione da manuale dei princìpi giacobini. Quello per cui potevi essere di destra o sinistra, ma non contro il sistema. Le elezioni del 2 luglio 1797 del ‘Governo Centrale Veronese, Legnaghese e Colognese’, indette dagli occupanti francesi, videro l’esclusiva elezione dei protagonisti delle Pasque e dei più noti antirivoluzionari. Nessun problema; su richiesta del periodico giacobino locale, il generale Angerau annullò le elezioni!

L'IDENTITA' DI VENEZIA. la repubblica è veneta.

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Di Edoardo Rubini Ha ragione che che senza ancorarsi alle radici solide del nostro passato non si va da nessuna parte. La Repubblica, però, era dei Veneti intesi come genti affini etnicamente nell'area alpino-adriatica (attuali Veneto, Lombardia Orientale, Friuli Venezia Giulia, Istria), che condividevano praticamente tutto: origini, affinità linguistica, tradizioni, orientamento religioso, ecc. A questo contesto assai omogeneo, si accostavano altre etnie, che si riconoscevano nello Stato Veneto per ideali altissimi, cioè i valori spirituali ed il senso di Giustizia, in una parola la Civiltà Veneta. Faccio riferimento alle genti della Costa Dalmatica, all'area greca, ad altri possedimenti meno duraturi come quelli in Puglia, ecc. Si è tante volte paragonata Venezia con Roma, specie nel Ventennio, ma senza convincere. Si è parlato di "Città Stato", ma bisogna intendersi. Nell'antichità tutto il potere politico, con le inevitabili varianti, era organizzato i