Post

Visualizzazione dei post da giugno, 2018

PICCOLE GRANDI STORIE IN TRE FERRI DI CAVALLO

Immagine
Avevo del copioso materiale a disposizione, oggi, ma maneggiando questi ferri di equino, mi è venuta voglia di parlarvene un poco. E' sempre della storia dei Veneti che parliamo e per certi aspetti, per me,  è altrettanto affascinante di quella dei grandi personaggi di cui spesso mi occupo, perché ci fa capire meglio come vivevano i nostri avi. Comincio da quello di mezzo, il più sottile e consunto: trovato da me sotto la "tesa" (il fienile sopraelevato) della stalla del rustico che restaurammo in maniera filologica (la consorte ed io) a Preganziol di Treviso. . . Ci racconta  di miseria e di pochi mezzi  a disposizione, lo dice il sottile metallo e la forma dei chiodi mi rimanda a tempi molto lontani, in cui tali chiodi erano prodotti a mano nei dintorni di Forno di Zoldo (in Cadore). . .  La relativa piccolezza dell'arcata mi suggerisce che appartenesse a un mulo o a un asino. Probabile che risalga ai primi dell'Ottocento o a fine Settecento e che

MA L'AUTONOMIA .. A CHE PUNTO SIAMO? COME SEMO MESSI

Immagine
Molti Veneti si chiedevano e si chiedono a che punto siamo con la trattativa, anche considerato il momento favorevolissimo per ottenere il massimo possibile. Infatti Zaia chiederà tutte e 23 le materie previste, mentre l'Emilia ex rossa, ne chiederà solo 18. Due articoli del Gazzettino, di gennaio e giugno ci aiutano a capire. Il Gazzettino del 13 Febbraio 2018:  “Autonomia, accolte le obiezioni venete. Zaia: ora la bozza è firmabile” VENEZIA - «Firmabile». Luca Zaia accoglie con soddisfazione la nuova bozza, appena inviata da Roma, dell'intesa tra lo Stato e il Veneto sui  nuovi poteri della Regione. «Se la direzione è quella di avere accolte le nostre istanze, dico che la bozza è firmabile».  La prima bozza, che il sottosegretario Gianclaudio Bressa aveva inviato anche a Lombardia ed Emilia Romagna, aveva ricevuto pesanti critiche da Zaia. Prima di tutto, a Zaia non sta bene che la stessa bozza sia stata inviata a tre Regioni. La Costituzione vigente infatti pre

L'ORIGINE LEGGENDARIA DEL FIUME SILE SCRITTA NEL 1499

Immagine
Non poteva, nei letterati del Rinascimento, anche non veneti, stimolare la loro fantasia un piccolo fiume così bello. Ed ecco come Francesco Colonna così racconta della sua origine leggendaria.  L’origine leggendaria del fiume Sile Intorno al fiume Sile che bagna la Marca trevigiana, si narrano curiose leggende sulla sua origine. Una di queste storie è raccontata dallo scrittore Francesco Colonna nel romanzo allegorico "Hypnerotomachia Poliphili" del 1499 , che descrive il combattimento amoroso in sogno di Polifilo (così la traduzione letterale del titolo greco). Il racconto narra della ricerca della donna amata, metafora di una trasformazione interiore alla ricerca dell' amore platonico. La splendida fanciulla, chiamata in causa è Murgania , dalla quale il paese di Morgano prenderebbe il nome. Tra le figlie del console romano Lelio Sylirio o Syliro e di Trivisia Calardia Pia, tra le quali anche Quintia e Septimia, Murgania era la più bella. A tal punto che i

E PREVISION DEL TENPO CO £A BARCA DE SAN PIERO

Immagine
Tra il 28 e il 29 giugno la Barca di San Pietro: ecco cosa bisogna preparare „ Una tradizione plurisecolare, religiosa e non solo che si rinnova ogni anno in occasione della festività dei santi Pietro e Paolo, e quindi nella notte in arrivo, quella tra il 28 e il 29 giugno: in tanti, tantissimi ancora nel Bresciano si preparano all'esperimento notturno della “Barca di San Pietro”, nota anche come barchetta o veliero di San Pietro, usanza che consiste nel sistemare un contenitore di vetro pieno d'acqua nel prato, o comunque all'aperto, e nel far colare al suo interno un albume d'uovo. Il contenitore pieno d'acqua (e con l'albume) può essere una caraffa o un vaso, l'importante è che sia trasparente: deve rimanere all'aperto tutta la notte, a prendere aria e soprattutto a prendere la rugiada. Con il passare delle ore l'albume d'uovo si “cristallizza”, si adatta ai movimenti delle molecole dell'acqua a contatto con l'esterno, e piano piano

I VENETI NON SEGUONO LEGGE ROMANA MA LA LORO CONSUETUDINE

Immagine
E' il sunto di quanto scrisse nel Medio Evo un grande giurista bolognese, stupito dal fatto che i Veneti vivessero senza regolare la loro vita in base al Diritto Romano, faro nel resto dell'Italia e dell'Europa, tranne che per Inghilterra, che come i Veneti, si basa sulla sua tradizione  e norme locali. E la base del diritto anglosassone (inglese e americano) è ancora quella, senza quella "delizia" di norme asfissianti e burocratiche derivanti dalla scopiazzatura del Codice Napoleonico, che L'I. (Imperatore o Infame) ci volle regalare. Ecco quanto scrive in proposito E. Rubini: “I VENETI NON SEGUONO LEGGE, MA VIVONO SOLTANTO SECONDO LA LORO CONSUETUDINE”  La lapidaria affermazione del giurista Odofredo qui riportata rende con brillantezza la peculiarità del diritto veneto nell’ampio contesto del vecchio mondo occidentale. Verso la metà del Duecento, il grande giurista bolognese constatava una realtà pacifica e rilevabile da tutti i documenti sto

MOGLIANO-MOJAN E LA SUA STORIA LEGATA AL MONASTERO

Immagine
I RESTI DELL'ABBAZIA A FIANCO DELLA CHIESA Fino al 1997 ero un felice proprietario di un antichissimo rustico vicino a Mogliano (Tv), che era mappato già nel 1300, una delle tre case più antiche del borgo di Sambughé (da pianta di sambuco). I vecchi proprietari del posto mi dicevano che anticamente il casolare pareva essere  stato una specie di piccolo convento, e questo ben si riallaccia alla storia più grande dell'antica Abbazia di Mogliano.  Mogliano - Mojan (mojo, bagnato) dal nome stesso fa pensare a un terreno zuppo d'acqua, paludoso, e in effetti tale era, prima della grandiosa bonifica dei Benedettini a cui i veneti ignari di oggi devono il paesaggio rurale di gran parte della zona del padovano e di altre province.  La "centrale" di queste complesse operazioni era nell'antichissima abbazia benedettina di Mogliano.  Eccovi la storia:  . . In epoca paleocristiana a Mogliano era stata fondata una pieve con fonte battesimale forse già al

LA VERA ORIGINE DEL PALAZZO DEI DOGI

Immagine
Il Palazzo. L’antico castello (X-XI).  Non sappiamo dunque come doveva essere l’antico palazzo; probabilmente l’area che oggi occupa era costituita da un agglomerato di costruzioni di diversa forma e destinazione, protetto e circondato da una consistente muraglia rafforzata agli angoli da massicce torri e isolato da un canale. Resti delle fortificazioni e delle torri angolari sopravvivono ancor ogg i.  Nelle numerose strutture edilizie che affollavano quest’area, alla quale si accedeva da una grande porta fortificata, collocata più o meno all’altezza della Porta della Carta, trovavano posto uffici pubblici, il palazzo di giustizia e le carceri, l’abitazione del Doge, scuderie, armerie e altro ancora. Se ne può ritenere una testimonianza sommaria il tracciato merlato che si riconosce nella prima pianta di Venezia giunta fino a noi, opera di fra’ Paolino. Il Palazzo del Doge Ziani (1172-1178). Nel X secolo il palazzo è parzialmente distrutto da un incendio. La ricostruzio

VICENZA IN LITE CON LA REGGENZA PER LE TASSE

Immagine
VICENTINI E REGGENZA DEI 7 COMUNI, QUESTIONE DI TASSE. Il diritto di accesso ai dati, principio modernissimo stabilito da Venezia Di Ivone Cacciavillani La Reggenza ha storia molto particolare e fu tra le terre del Dominio la più attaccata e devota alla Signoria, storicamente la sua dedizione fu la prima in assoluto (20 febbraio 1404 ) e resterà sempre la primogenita nel rapporto con la Dominante. Oltre alla crisi istituzionale di partecipazione ponderata dei Comuni nel governo della Reggenza, s'era acuita nel rapporto con la Camera fiscale di Vicenza la contestazione della pretesa di far pagare imposte ai Comuni ( Ville) dell'Altopiano. Vicenza, che da sempre aveva mal sopportato quella troppa indipendenza dei Sette Comuni e quel loro rapporto diretto e privilegiato con la Dominante, da sempre ne insidiava l'autonomia fiscale e agognava di associare la Reggenza nel suo carico tributario complessivo verso la Dominante.  Anche tale controversia formò il Lo

I PALEO VENETI DIVISI ANCHE SUGLI DEI

Immagine
A quanto pare, anche dall'inizio i Veneti eran propensi a asser alquanto divisi, se ogni comunità aveva un suo Pantheon personale da onorare. Il luogo comune che tutti i nostri antenati si riferissero alla dea Reitia (che poi pare si chiamasse in altro modo) come divinità principale sembra smontato dai fatti. Ecco cosa ho scoperto: Veneti litigiosi :)  In genere le divinità  erano legate al luogo: per molto tempo si pensava a figure esclusivamente femminili, con Reitia in testa,  ma compaino anche diverse figure maschili tipicamente guerriere.  La divinità a lungo collegata al mondo venetico è PORA, il cui attributo, Reitia , ha finito di sostituirsi al nome originario.  Reitia infatti significa 'dea del passaggio' d aPoros, passaggio, letteralmente guado del fiume, e si pensava che fosse per questo la protettrice delle partorienti. Reitia deriverebbe da reito, fiume (dea del fiume, dunque) e anche dalla radice rekt- dritto , col senso di dea che raddrizza, sist

I VENETI E LA DEMOCRAZIA DELLA POLIS GRECA NEL PALAZZO DELLA RAGIONE

Immagine
Siamo a Padova, naturalmente. La foto mi ha mosso dei ricordi e qualche riflessione che voglio condividere. La più importante riguarda la Tradizione della Democrazia e dell'autogoverno. l palazzo della Ragione, a Padova.  Esempio di quanto sia antico il sistema di autogestione dei Veneti. Perchè tali assemblee continuarono anche durante la signora dei Carraresi, che furono sfiduciati dai cittadini stanchi della guerra con Venezia.  La mama e £e zie dizeva "semo stà soto el Saeon, a far on poco de spesa, dopo esser stae al "Scavessà" a conprar on scanpo£o de stofa par far el vestit o dea Iride  :)  Soto £a "scavessà" e cioè sotto l'orologio del famoso di Dondi dove c'era il mercato delle stoffe "spezzate- scavessà" ovvero scampoli in svendita;  :)   <3  el "Saeon" era il Salone, ovvero la grande sala delle riunioni dove si riuniva il parlamento dei patavini e  si amministrava anche la giustizia in pubblico. . . Se

VENETO NASCOSTO: LA FONTANA LOMBARDESCA DI FELTRE

Immagine
Lombardesca... mi chiedevo, la prima volta che l'ho ammirata se si riferisse al breve dominio del granducato di Milano nel territorio feltrino, e invece la storia è diversa. Se venite per i palio di agosto non mancate di visitarla, merita. Sembra un teatro rinascimentale  all'aperto. La più importante delle fontane lombardesche di Feltre, fontane di tipo monumentale, si trova in Piazza Maggiore sul fronte Nord (nella parte inferiore rispetto alla chiesa dei santi Rocco e Sebastiano) ed è stata realizzata alla fine del XV secolo da lapicidi della famiglia Lombardo e restaurata attorno al 1520 Nella città di Feltre si trovano all’incirca quaranta fontane lombardesche. La fontana lombardesca di Piazza Maggiore è ripartita in tredici rettangoli, ognuno dei quali è delimitato da cornici e paraste disposte in tre livelli, decorate con gli stemmi dei Rettori e della città di Feltre che un tempo probabilmente erano dipinti, ma ora non più. La fontana presenta inoltr

MASSIMILIANO INVADE IL CADORE, e nasce l'autonomia di Cortina

Immagine
Quella volta a Massimiliano I d'Asburgo andò molto male: già con la fama di aver mire espansionistiche il giovane imperatore pretendeva di passare col suo esercito per recarsi in Italia centrale, dal papa, a farsi incoronare. Par di veder il film di Napoleone qualche secolo dopo... ma allora Venezia rispose "NON POSSUMUS",essendo nel pieno del suo splendore e potenza, con i Cadorini pronti a difendere i confini. Ecco cosa successe. il nemico dei Veneti che voleva dominare l'Italia Nel mese di giugno 1507, l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo chiese alla Repubblica di Venezia di passare sulle sue terre per recarsi a Roma per farsi incoronare accompagnato dal suo esercito. La Repubblica Veneta, temendo che fosse un pretesto per invaderla, dopo molte esitazioni rispose che avrebbe acconsentito al transito dando disposizioni perché gli venissero resi i dovuti onori ma che se avesse voluto passare col proprio esercito gli avrebbe opposto resistenza. L&#

I LEONI DELLA MAGNIFICA COMUNITA' DEL CADORE

Immagine
TRE FOTO DELL'AMICO Leandro Mereu ci danno l'estro per parlare della Magnifica Comunità del Cadore, terra di confine e baluardo dei Veneti, nei confronti dell'Impero. Il primo Leone è quello collocato all'interno del Salone del Consiglio a Pieve di Cadore, e lo trovo stupendo. Eccolo: Mi precisa Leandro:  da come mi hanno detto in Magnifica ( e che ripeto durante le visite al palazzo...) il Leone in "moeca" è la copia di quello che si trova all'Arsenale e donato da Venezia al Cadore.  Dalla torre lato est compare un altro Leone seicentesco di buon pregio, in forma andante mentre quello dal lato dell'orologio è stato distrutto dai francesi:  Qualche cenno storico sui cadorini, in cui scorre anche sangue venetico:  Il Cadore (in ladino Ciadura, in tedesco Cadober, Gadraub, Kadober, Cadover, Kataufers, in veneto Cadòr, in friulano Cjadovri, in sloveno Katubrija) è un territorio storico italiano, situato nell'alta provincia di Belluno

LE MESTOLAIE, le ambulanti bellunesi e friulane

Immagine
ARRIVAVANO CON I LORO CARRETTI O CON LE GERLE CARICHE DI CASALINGHI IN LEGNO Storie di lavori e mestieri dell'altro ieri, forse oggi già scomparsi, ma che facevano parte integrante della vita del dopo guerra negli anni della ricostruzione. Assieme alle prime rondini, appena finito l'inverno, arrivavano nei mercati della pedemontana o della pianura con i loro carretti pieni di una mercanzia fatta di legno. Scendevano dal bellunese, dai monti friulani o trentini con carri e carretti pieni di mestoli e cucchiai di legno (dal mestolo per fare la polenta al cucchiaino per il miele), forchettoni, mattarelli di legno di varie lunghezze e diametri, battipanni in “canna d'india” sagomata, sessole di varie dimensioni, contenitori per il sale, assi per il bucato ( toea da masteo o da lanpor ), seggiolini, fusi, còrli , sgabelli e mortai col pestello. Tamisi grandi e piccoli per granaglie, farine e macinati. Le mùneghe per riscaldare il letto non mancavano. C'era tutto quel

DAL 1300 IN DALMAZIA, A PARLAR VENETO

Immagine
Della linguista Gianna Marcato.Università di Padova. Verso la fine del 1300 appaiono interessanti documenti in lingua volgare, a carattere commerciale, giuridico, amministrativo o cavalleresco, i quali attestano la sovrapposizione del veneziano al dalmatico e testimoniano il contatto col mondo slavo. Anche nei documenti mercantili veneziani si manifesta questo contatto linguistico. Ad esempio il testo di un contratto per una partita di sapone steso a Venezia nel 1302 è più dalmatico che veneziano, segno evidente che il mercante veniva dalla Dalmazia. . . A Ragusa già nel 1306 si usava il volgare di tipo veneziano nella cancelleria, prima di quanto non si usasse a Venezia, dove era in vigore ancora il latino, ed in volgare è steso il discorso per gli Ambasciatori al re di Ungheria, a cui Ragusa è sottoposta, anche in un'epoca in cui i rapporti con Venezia erano di inimicizia. Logicamente la base è veneziana, ma in trasparenza appaiono di continuo tratti dalmatici, tanto qua