I VENETI NON SEGUONO LEGGE ROMANA MA LA LORO CONSUETUDINE


E' il sunto di quanto scrisse nel Medio Evo un grande giurista bolognese, stupito dal fatto che i Veneti vivessero senza regolare la loro vita in base al Diritto Romano, faro nel resto dell'Italia e dell'Europa, tranne che per Inghilterra, che come i Veneti, si basa sulla sua tradizione  e norme locali.
E la base del diritto anglosassone (inglese e americano) è ancora quella, senza quella "delizia" di norme asfissianti e burocratiche derivanti dalla scopiazzatura del Codice Napoleonico, che L'I. (Imperatore o Infame) ci volle regalare. Ecco quanto scrive in proposito E. Rubini:

“I VENETI NON SEGUONO LEGGE, MA VIVONO SOLTANTO SECONDO LA LORO CONSUETUDINE” 

La lapidaria affermazione del giurista Odofredo qui riportata rende con brillantezza la peculiarità del diritto veneto nell’ampio contesto del vecchio mondo occidentale. Verso la metà del Duecento, il grande giurista bolognese constatava una realtà pacifica e rilevabile da tutti i documenti storici: in barba alla grande tradizione romanistica i Veneti seguivano un diritto proprio, le cui fonti erano costituite da statuti, promissioni, delibere giurisprudenziali o consiliari, consuetudini; si osservi che nell’epoca in cui egli usava il termine “consuetudo” era già stata prodotta una certa mole di norme scritte, dunque il riferimento non è solo a norme vigenti in forma orale.

Incipit di “Giustizia Veneta” di Edoardo Rubini ed. Filippi Ve.

Nel momento in cui si chiede autonomia da Roma è bene ricordare su cosa si basa la nostra richiesta. 

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