SI SPACCIA MERCE AVARIATA E LA SI CHIAMA STORIA DI VENEZIA



Mi è saltata la mosca al naso, ieri, leggendo una rubrichetta che riporta una pagina de un certo professor Vattelapesca, (risulterebbe essere un "emerito" ottantacinquenne  dell'università di Pennsylvania) in cui descrive la  situazione dei poveri a Venezia, durante l'epoca della Serenissima, che neanche il Dickens a descrivere gli "slooms" della Londra ottocentesca è riuscito a eguagliarlo. 
Ma mi ha colpito il fatto che l'articolo fosse ospitato ne "LA BOTTEGA DI MANUZIO" che si rifà alle glorie intellettuali veneziane. E' mai possibile una simile ignoranza della situazione sociale veneta e veneziana da parte del curatore del sito?? Perché i casi sono due: o sei ignorante, o sei in malafede. 
persino le imposte eran tenute basse, in certi settori, per dar lavoro ai povei 

Questo tala, James C. Davis, parla di veri e propri quartieri di baracche a Venezia... ma dove ci sono mai state, le baracche, di grazia? C'è mai stato a Venezia? E poi secondo lui, si moriva di fame  e pellagra come mosche.. per via che i poveri mangiavano i semi di saggina al posto del pane! Ma daiii, ma se ci furono proteste di piazza, perché nei momenti di carestia, il governo si era permesso di distribuire il pane gratis ai poveri, di qualità scadente, e non "bianco" come erano abituati a ricevere?

E poi questa storia sulla pellagra deve finire: era endemica  nelle campagne, cioè sporadica, perché i poveri, che pure certamente esistevano, si nutrivano anche per abitudine, esclusivamente con farina di mais, introdotta apposta dal governo veneto per aver del cibo economico, dopo la scoperta delle Americhe. Non lo affermo io, ma fior di studiosi in materia (VEDI NOTE SOTTO), che la pellagra scoppiò come malattia sociale, colpendo il 25 per cento della popolazione del basso padovano e del rovigotto, con l'annessione al regno d'Italia. La disperazione, i veneti poveri la conobbero allora, e diventarono loro malgrado, i protagonisti principali del fenomeno migratorio del Bel Paese. 



La "bottega di Manuzio" sembra ignorare la politica sociale veneziana per cui il governo veneto era famoso in tutta Europa, a cui tanto per citare un nome illustre (ben più illustre di questo "emerito" sconosciuto  della Pennsylvania) lo studioso anglosassone Brian Pullan ha dedicato un intero volume intitolato "La politica sociale veneziana dal 1500 al 1620", in cui si citano leggi, provvedimenti, istituzioni a favore dei meno abbienti, quali ospedali gratuiti, medici condotti destinati ai poveri, leggi e provvedimenti che costituivano un vero sistema di "welfare" pubblico. Tanto per citarne un paio: gli orfani venivano ricoverati negli "ospitali" ed avviati al lavoro nell'eta giusta, le ragazze ricevevano persino una "dote" per permetter loro di farsi una famiglia e i notai dovevano per obbligo, ricordare ai testatari di lasciare in eredità una somma in beneficenza.

Per colmare le carenze evidenti del "gestore" della "Bottega di Manuzio" aggiungerei la raccolta di saggi di Gaetano Cozzi edito dalla Jouvence (incedibile sia lo stesso editore dell'americano professore!) molti anni orsono, che raccoglie lavori di Scarabello, Povolo, Lopez oltre a quello del curatore stesso.

Bene, la chiudo qua. Ma a volte bisogna proprio  mettere i puntini sulle i anche per quanto riguarda la nostra storia. E ci si chiede, mi chiedo,  anche a chi convenga una simile disinformazione rivolta alle masse.   Al lettore la risposta. 

E magari qualcuno giri il tutto ai bottegai di Manuzio :D ;) 

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