ATTILA E LA FONDAZIONE DI VENEZIA 1566 ANNI FA

Attila non riuscì a costruire nulla di durevole ma di qualcosa fu la causa, sia pure involontaria. Diede origine a Venezia.

Premessa

Attila invade l'Italia l'8 giugno 452 per reclamare nuovamente le sue nozze con Onoria, sorella dell'imperatore Valentiniano III. Dopo aver devastato con le sue scorrerie i Balcani ed aver costretto Bisanzio ad una umiliante pace, puntò nel 451 ad Occidente e successivamente all'attraversamento del fiume Reno dilagò nella Gallia mettendola a ferro e fuoco fino a quando non fu sconfitto nella battaglia dei Campi Catalaunici (detta pure battaglia di Châlons) dalle truppe del generale romano Ezio, reclutate soprattutto tra i galli germanici e affiancate dagli alleati Visigoti di Teodorico I. Lo schieramento dei Romani aveva poco di romano essendo formato per lo più da Alani, Franchi, Sassoni, Burgundi, Bagaudi.
Tutte le notizie sugli Unni che ci sono giunte sono dovute al fatto che Attila amava circondarsi di scribi greci, germanici e latini. Grazie a loro vengono diffusi racconti in cui viene celebrato come un re nobile e coraggioso al contrario della fama che aveva in Europa, quella di “flagello di Dio” per la sua ferocia.
Attila

Scena di combattimento tra barbari e romani, dettaglio tratto dalla Colonna Traiana
Sono trascorsi 1566 anni da quando Attila entrò in Italia dopo aver trascorso l'inverno in terra danubiana con il suo esercito composto in prevalenza da truppe germaniche puntando su Trieste ma si fermò ad Aquileia, città fortificata di notevole importanza strategica che con il suo possesso poteva controllare gran parte dell'Italia Settentrionale e non solo del nord-est; la tenne sotto assedio per tre mesi ed una volta che riuscì ad entrare la rase al suolo.
Descrizione dei probabili itinerari, delle città conquistate o risparmiate nell'invasione della Gallia da parte degli Unni nel 451 e la battaglia dei Campi Catalaunici
 
< Furono infatti i fuggiaschi di Aquileia, di Padova e di tutte le altre città venete da lui rase al suolo, che per mettersi al riparo da altre sventure del genere si rifugiarono nelle isolette della laguna. Quelli di Altino ne popolarono sette, a ognuna delle quali diedero il nome di una delle sette porte della loro città. Quelli di Aquileia emigrarono a Grado, quelli di Concordia a Caorle, quelli di Padova a Rialto e Malamocco. Venezia si formò lentamente dal coagulo di questi detriti sviluppando quella vita anfibia che doveva dettare il suo destino. Fu una crescita lenta. Duecent’anni dopo questi avvenimenti un geografo di Ravenna scriveva: “Nel Veneto ci sono delle isole dove pare che vivano degli uomini”. Erano i progenitori di coloro che dopo qualche secolo dovevano dominare il Mediterraneo e rendere la pariglia ad Attila bloccandovi l’impeto di un altro conquistatore della stessa razza asiatica e turanica degli Unni alla cui famiglia apparteneva: i Turchi”. 

[ tratto da “Storia d’Italia”, Indro Montanelli ] >
Ricostruzione della città di Aquileia ai tempi dell'invasione unna
Con la caduta di Aquileia e la conquista di Padova, Attila aveva la pianura padana libera per arrivare a Milano e per far riposare le sue truppe si attestò presso Mantova, alla confluenza del Po con il Mincio. Qui venne raggiunto, anziché dall’esercito romano, da una delegazione inviata dal senato romano e capeggiata da papa Leone. 
Verosimilmente, a farlo recedere dai propositi di conquistare Roma e a convincerlo di ritornare in Pannonia, non fu solo la minaccia degli eserciti dell’imperatore d’Oriente, Valentiniano III, ma la stanchezza delle truppe indebolite da fame e da malattie, e non come raccontano le leggende dalla figura sacrale del papa.
Infatti le sue truppe avevano consumato tutte le riserve di cibo e di foraggio che i campi potevano offrire; il cibo era scarso ed avariato e dovevano bere l’acqua del fiume inquinata dalle bestie uccise che vi galleggiavano, in pratica dilagava la dissenteria e febbri tifoidee.
Nell'isola di Torcello si può vedere il cosidetto trono di Attila, seggio probabilmente usato dai tribuni che amministravano la giustizia.
L’area endolagunare non era del tutto sconosciuta ai profughi. Già nei
primi secoli dell’Impero i centri dell’immediato entroterra (Oderzo, Cavarzere, Altino, Concordia e Treviso), grazie alle loro imbarcazioni, avevavo già costituito una discreta rete di traffici e di scambi commerciali tra la zona che gravitava su Ravenna e la parte più settentrionale dell’area lagunare facente capo a Grado ed Aquileia.
Sicuramente in epoca romana era abitata anche l’isola di Torcello (Dorceum) posta sull’importante via marittima di transito verso il porto di Altino, come farebbero pensare i resti archeologici, datati attorno al I-II secolo d.C., appartenenti probabilmente alle residenze dei patrizi ricordate dal poeta Marziale (I sec.).

Il 25 marzo del 421, con la posa della prima pietra della Chiesa di San Giacometto (San Giacometo) nell'isola di Rio Alto, data ritenuta dagli studiosi quella più probabile della fondazione della città. A stabilirla fu Martino Da Canal nelle sue Cronache, ma non la si può considerare la vera e propria data di fondazione, bensì l'inizio di un processo evolutivo, lento ma oscuro, in cui sono venute a mescolarsi in modo inestricabile la realtà con la leggenda.
Probabilmente le genti endolagunari, di fronte a popolazioni agguerrite e lontane per lingua e costumi, cercarono la salvezza rifugiandosi nelle isole lagunari, in attesa che le cose si normalizzassero per poter far ritorno alle proprie case.


Chi erano gli Unni?

Un’orda composta da tribù germaniche e slave provenienti dalle terre remote racchiuse tra il fiume Volga ed il corso settentrionale del Danubio.

Abili e feroci guerrieri a cavallo che sapevano usare l'arco con molta efficacia. Sul cavallo combattevano, dormivano e mangiavano. Un popolo nomade forse di origine siberiana che giunse in Europa nel IV°sec. facendo di fatto crollare l'Impero Romano d'Occidente dopo aver spinto i Visigoti di Alarico nella penisola italica e portando poi Odoacre a nominarsi re d'Italia nel 476.
Secondo le cronache del tempo gli uomini dell'esercito unno si spostavano avendo al seguito le proprie numerose moglie con prole; Attila ne aveva alcune decine con un centinaio di figli.

L'aspetto fisico di Attila e dei suoi unni era probabilmente di tipo asiatico (orientale o mongolo), o forse affine alle popolazioni turche centro-asiatiche. Comunque, probabilmente possedeva tipici lineamenti orientali, ancora sconosciuti agli europei di allora, e questi quindi lo descrissero spesso con termini negativi.

Basso di statura, con un largo torace e una testa grande; i suoi occhi erano piccoli, la sua barba sottile e brizzolata; aveva un naso piatto e una carnagione scura, che metteva in evidenza la sua origine.

La figura di Attila, per come ci è pervenuta, è in realtà molto più complessa nonostante sia stata nel tempo assimilata a quella di altri condottieri mongoli, come Gengis Khan e Tamerlano, noti come signori della guerra abili in combattimento, crudeli e sanguinari, e dediti al saccheggio.

Durante il suo regno Attila fu un accanito nemico dell'Impero bizantino e dell'Impero romano d'Occidente: invase due volte i Balcani, cinse d'assedio Costantinopoli, attraversò la Gallia, scacciò nel 452 da Ravenna l'imperatore Valentiniano III senza mai dare leggi o regole alle regioni che occupava. Ma in tutte le sue incursioni si comportò da predone per poi venir sconfitto o ricacciato indietro. Il più delle volte si faceva pagare e strapagare come mercenario impiegato contro le tribù ostili.

Gli Unni, non conoscendo e non praticando la navigazione fluviale e marittima, in pratica indicarono la possibilità di salvezza alle popolazioni venete in fuga dalla loro invasione cercando rifugio nel mare e nelle sue isole.

Così gli abitanti di Aquileia, distrutta e saccheggiata, ebbero la possibilità di trovar scampo a Grado mentre la medesima via era stata presa anche dalle altre popolazioni dell’area. L’insediamento dei diversi gruppi di fuggiaschi non dev’essere avvenuto, tuttavia, in modo del tutto casuale e disordinato. I profughi probabilmente, si muovevano dalla terra ferma in gruppi già ben definiti, sicuramente quelli con legami di parentela, preferendo dirigersi verso zone comunque conosciute e non troppo lontane.
Ecco così gli aquilensi veleggiare verso Grado, gli abitanti di Concordia verso l’isola di Caprula, quelli di Altino a Torcello e i Padovani a Malamocco e a Rivus Altus (Rialto), il futuro cuore politico e commerciale di Venezia.
Le relazioni degli sfollati che avevano con i centri di terraferma restavano ancora ben salde, dato che il trasferimento non aveva ancora assunto un carattere definitivo. Da lì a pochi anni nella penisola altri eserciti si sarebbero scontrati e la laguna allora rappresenterà un sicuro e definitivo rifugio.

Quindi Attila si diresse verso Padova, che saccheggiò completamente. Prima del suo arrivo molti abitanti della città cercarono rifugio nella laguna, dove avrebbero costituito il primo nucleo fondatore di Venezia. Dopo la caduta di Aquileia l'avanzata di Attila fino a Milano avvenne senza difficoltà in quanto nessuna città tentò di resistere ma tutte per paura aprirono le loro porte all'invasore. 
Il leggendario incontro di Leone Magno con Attila nell'affresco di Raffaello (circa 660x500 cm), databile al 1513-1514 e situato nella Stanza di Eliodoro, una delle Stanze Vaticane
Dopo la campagna in Italia e l'incontro con papa Leone, Attila ritornò in Romania, dove l’anno seguente morì.
Il suo vastissimo dominio, privo di qualunque struttura statale (amministrativa e politica), si sfaldò molto rapidamente.

La vita di Attila in breve:
Nel 406 circa nasce in un villaggio del Caucaso.
Nel 434 diventa re della sua tribù che stazionava nella pianura della Pannonia.
Nel 444 fa uccidere suo fratello per sottomettere alla sua autorità tutte le tribù unne. 

Nel 451 invade la Gallia e viene sconfitto nella battaglia di Chalon.
Nel 452 attraversa le Alpi Giulie, scende a sud, distrugge Aquileia.
Nel 453 muore.
Esistono due versioni sulla sua morte: assassinato da alcuni parenti proprio la notte del matrimonio con Ildico, l'ultima delle sue numerosi mogli. Più probabilmente morì per emorragia interna a seguito del banchetto pantagruelico organizzato per le nozze.


Commenti