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Visualizzazione dei post da ottobre, 2016

IL MODELLO DI SVILUPPO VENETO E' IN CRISI? due contributi interessanti

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Mauro Meneghini Nicolò Tron, il Padre del tessile veneto Il modello veneto è un modello "a priori", un'istituzione come lo sono la lingua, la moneta, i segnali stradali allo stesso modo è "la società veneta" una cosa che nessuno centralisticamente ha inventato ma che il tempo ha creato, s'è scoperta. La società veneta, istituzione basata sulla laboriosità, ovvero che si identifica nel lavoro (sia imprenditoriale che dipendente) senza differenze di ceto, generazioni o gruppi. Allo stesso tempo, tuttavia, il lavoro costituisce anche la preoccupazione principale della popolazione – specialmente in questo momento storico. Per un popolo dove il lavoro è tutto, se la soddisfazione deriva dal successo economico, il giorno che arriverà un rallentamento dello sviluppo la ripercussione non sarà solo economica. Ma anche psicologica.   Il "modello veneto" com'è successo ad altre zone monoprodotto italiophone, vedi Carpi, Sassuolo, Lumezzane, Pra

SAN VITTORE E CORONA, ALLE PORTE DI FELTRE. BISANZIO NEL VENETO.

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Santa Corona e San Vittore, martiri del II secolo, sono i protettori della Città di Feltre. Come per tutti i santi tardo-medioevali, non vi sono notizie certe e le informazioni spesso si ricavano da leggende che persistono da secoli. Leggenda vuole che i resti dei due santi siano stati portati a Feltre dai Crociati di ritorno dalla Siria. Il colle dove sorge il santuario è luogo frequentato fin dai tempi remotissimi. Data la posizione strategica dominante "la chiusa" del fiume Sonna, già paleoalveo del torrente Cismon ora tributario del fiume Brenta, e più in là il canale del fiume Piave, ha avuto da sempre rilevanza strategica e militare. Un castelliere romano fu certamente eretto probabilmente a controllo della strada militare 'Claudia Augusta Altinate', della quale non è del certo che passasse sulla valle del Piave o per Praderadego-Zumelle, in ogni caso vi doveva passare una diramazione o quantomeno una strada commerciale. E' infatti una delle p

JACOPO DE BARBARI E LA VEDUTA A "VOLO D'UCCELLO" DI VENEZIA

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Il 30 di ottobre del 1500 supplica del mercante tedesco Antonio Kolb per la concessione (in escusiva) della stampa e vendita della veduta di Venezia di Jacopo de Barbari, patrizio, pittore ed incisore veneziano che ha completato il suo grande capolavoro, la pianta di Venezia a volo d'uccello, fidando su un piccolo esercito di aiutanti. Il lavoro è durato tre anni, e la pianta è stata realizzata "su sei tavole, disposte a tre a tre orizzontalmente." (Molmenti) conservate al Museo Correr. L'incisione è alta un metro e trentasei centimetri, larga due metri e ottantatre e la pianta è realizzata con tanta diligenza "che si possono seguire e trasformazioni nei tempi successivi" (Molmenti).  Jacopo riposa nella chiesa dei Frari.   da "Atlante storico della Serenissima" di GIOVANNI DISTEFANO

LE GALEE E IL SISTEMA DI VOGA

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Su uno stesso banco angolato verso poppa, come si è visto, sedevano tre vogatori che maneggiavano remi di lunghezza diversa affinché le pale non entrassero tutte nello stesso punto, diminuendo così il rendimento. Partendo dal vogatore seduto accanto alla corsia i remi erano distribuiti in questo modo: il pianero lungo 32 piedi, il postizzo di 30 piedi e il terzarolo 29 piedi.  Gli scalmi erano ordinati sul posticcio in gruppi di tre, in corrispondenza di ogni banco. La funzione del posticcio per quanto riguardava i remi era quella di allontanare lo scalmo dal vogatore, aumentando la porzione di remo -il cosiddetto girone- che restava all’interno della galea; in questo modo il remo era meglio bilanciato e poteva essere agevolmente maneggiato da un uomo, purché ben addestrato e vigoroso, nonostante arrivasse a pesare circa mezzo quintale.  I remi si ricavavano dal legno di faggio giovane, per le sue caratteristiche di resistenza e flessibilità. Data la lunghezza, i remi no

ARTE VENETA: LA CAPPELLA DEL LUCA, BEATO, COMPAGNO DI SANT'ANTONIO

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Redentore tra S. Giacomo minore e Filippo Siamo all'interno della Basilica del Santo Si apre nella parete nord della Cappella della Madonna. Il beato Luca da Padova fu discepolo e compagno di s. Antonio e, dopo la morte del Santo, continuatore dell’apostolato antoniano e probabile promotore della costruzione di questa basilica. cappella, interno Il bell’altare risale al sec. XIII. Gli affreschi sono di Giusto de’ Menabuoi (1382). Rappresentano: al centro, la Vergine tra Santi francescani; ai fianchi dell’altare, due episodi dell’intercessione del beato Luca; negli altri scomparti, alcuni episodi, tratti dalla Leggenda Aurea, degli apostoli Filippo e Giacomo. Nell’arca che fa da mensa all’altare riposano le spoglie del beato Luca. Questo invece, è il sepolcro di Sant'Antonio.

LE TRUPPE "ALEMANNE" DELLA SERENISSIMA (1715-18)

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bandiera e divise del Reggimento dell’Assia ‘’Jung Waldeck Durante la Seconda Guerra di Morea - detta anche Guerra di Corfù in base ai luoghi dove si svolsero le principali battaglie terrestri nel 1716 - che vide contrapposta Venezia all’Impero Ottomano, la Serenissima utilizzò, accanto alle sue truppe, anche diversi contingenti di truppe volontarie straniere. Tra queste si distinsero in particolare le truppe ‘’Alemanne’’ (cioè, come diremmo ai nostri giorni, ‘’tedesche’’) dei Reggimenti di Öttingen e di Waldeck. bandiera e divise del Reggimento svevo ‘’Alt Öttingen’’. I soldati di questi Reggimenti erano arruolati principalmente in Svevia (i Reggimenti di Öttingen) e in Assia (i Reggimenti di Waldeck). Un nostro amico appassionato della storia di questi contingenti militari e pure lui modellista, il Sig. Arwed Ulrich Koch di Edewecht Friedrichsfehn (Germania), ci ha mandato alcune immagini e un resoconto dei suoi studi che riassumiamo brevemente in questo articolo. Quadro de

LA MOREA CONTESA AL TURCO, COME ERA COMPOSTA

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Il Regno di Morea si trova nell’attuale zona del Peloponneso Greco, confinante con l'attuale Albania. Morea deriva dalla trasposizione di "Romea". Denominazione della Grecia in era post romana, quando i greci erano considerati romani. Vedi anche RUMI o anche dal termine veneto con cui si indica l'odierno Peloponneso, regione settentrionale della Grecia. Il Peloponeso ceduto dai Veneziani al Turco nella infelice pace di Passarowitz nel 1718. E’ una Penisola, che si divide in quattro parti, cioè 1. Zaconia detta acora Romania, ed ha per capitale Napoli di Malvasia, che lo è pur anche di tutta la Morea. Il famoso Corinto sta sull'Istmo nel quale sta il monte Ovejo celebre pel Teatro destinati ai giuochi Istmici, di cui veggonsi ancora degli avanzi. Sicione, Argo, e Micene sono città di questa Provincia, e sono celebri nella Storia antica della Grecia. 2. La Laconia, ove havvi l'antica Sparta, o Lacedemone detta ora Misistra, e Napoli di Malvasia fortez

L'INIZIO DELLA RIVOLTA DI VERONA CONTRO I FRANCESI, MA FU UN TRANELLO.

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I FRANCESI TRACOTANTI e ladri di tombe Quanto segue è la cronaca dell'inizio della sanguinosa rivolta che passerà alla storia come "le Pasque Veronesi". I francesi tracotanti e ladri, saccheggiatori di chiese (svuotarono persino il Monte di Pietà) in realtà seguivano una strategia di provocazione per trovare un "casus belli" qualsiasi. Volevano dichiarare guerra al pacifico e neutrale stato veneto, impadronirsi di ogni bene per alimentare l'esercito e sopperire alle spese della campagna, e infine usarne il territorio come merce di scambio con l'Austria. Il segreto trattato di Leoben segna in quei giorni la sorte dello stato veneto: vi era un ladro, Napoleone, e un mandante o ricettatore, l'Austria. Nella notte fra il 16 e il 17 aprile 1797 fu affisso per le vie della città un manifesto a firma di Francesco Battaia che incitava i veronesi alla rivolta contro i francesi e contro i collaborazionisti locali. Il manifesto era apocrifo, in realtà

LA FESTA "DEA SUCA" O "LUMAZZA" AL POSTO DI "HALLOWEEN"

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Me mete un po' de tristezza... . vedere come una festa della tradizione popolare veneta, vecchia di almeno 3000 anni ( ve rendìo conto? ) sia stata risucchiata dalla  cartapesta di Halloween importata dalla cultura globalizzante anglosassone.    Chi ha i capelli bianchi, o solo grigi, magari si ricorda la tradizione della zucca -  suca - vuota con la bocca sdentata un foro per il naso,  e due per le orbite. Ricordava un teschio sorridente, niente di lugubre, eh... Si metteva sulle finestre, la notte della commemorazione dei defunti e in questa maniera ci si collegava alle Feste dei paleo Veneti (mica  lo sapevamo, ma era proprio così... ) ai riti funebri che in quel giorno venivano celebrati, per propiziarci il mondo degli Inferi.  necropoli veneta di Mel Bl Questi riti erano comuni anche ai vicini Celti, gli antenati degli attuali anglosassoni, ed è per quello che ora loro hanno Halloween mentre noi abbiamo dimenticato, nel giro di un paio di generazioni, la nostra F

La vita di un soldato malato a Palmanova nel 1627. Con qualche sorpresa.

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Da Esercito veneziano nel primo 600, di Alberto Prelli. Filippi Ed. Venezia.Pag. 70 (sunto) Rancio.. ottimo ed abbondante. :) Ora diamo un’occhiata al regolamento dell’ Hopedale delle milizie S. Gerolamo di Palma, capienza 60 malati, del 1627, in un periodo di normalità, dunque. Il personale era costituito da un medico fisico (30 ducati al mese) un “cirroico” (cerusico) e anche barbiere (poco più di 8 ducati al mese) che in realtà era poco più che un infermiere, incideva qualche ascesso e somministrava medicazioni. Vi erano ancora un paio di infermieri, un prete, una lavandaia, un Priore che era l’amministratore. Il soldato ammalato contribuiva alla retta con una ritenuta sulla sua paga, mentre lo Stato sborsava 10 soldi al giorno per la somministrazione al malato “ la mattina un pane da doi soldi, la sua piatanza di carne di castrato, over di manzo, secondo la stagione con la sua minestra di risi, ovvero panata, et la sera un pan da un soldo, con la sua piatanza di carne e