IL GIORNO DE RINGRAZIAMENTO DEI VENETI: IL 7 OTTOBRE CON "L'ARNA IN TECIA"
Di Alessandro Baggio Veneto
A ricordare l'evento papa Pio V istituì la festa della Madonna della Vittoria, esternando il favore celeste grazie al quale il mondo cristiano aveva ottenuto quella liberazione. Fu il suo successore, Gregorio XIII, a modificarne il nome in festa della Madonna del Rosario per sottolineare la potenza della preghiera mariana che si era levata al cielo da tutta la cristianità. Era una festa che i veneti avevano nella massima considerazione, onorata in ogni famiglia con un piatto che penterà quasi di precetto. Protagonista era l'anatra novella, bell'e pronta proprio ai primi di ottobre.
Il volatile veniva lessato e nel suo brodo, giallo e grasso, venivano cotti i bigoli, la pasta asciutta veneta per antonomasia. Bigoli da bigo, che sta per baco, e dunque, per chi non li conosca, una pasta simile d'aspetto ai vermicelli, ma grossolani e di tutt'altra consistenza. L'impasto richiede infatti farina di grano tenero, oggi con eventuale aggiunta di grano duro perché tengano meglio la cottura, e un certo numero d'uova, magari d'anatra perché il colore risulti più intenso. Per la trafilatura si usava, e in famiglia si usa ancora, il bigolaro, un torchio manuale montato su un cavalletto, con un manubrio sul quale far leva per forzare la pasta in un pistone.
Come giustamente mi ricorda Roberto Popi Frison ... oggi 7 ottobre non è solo Madonna del Rosario, Lepanto e Santa Giustina...ma anche il nostro giorno del ringraziamento con l'ARNA IN TECIA... come da tradizione per la importante vittoria...
Penso sarebbe opportuno per la nostra cultura ripristinare il nostro giorno veneto del ringraziamento ... leggetevi il link collegato è molto bello e storicamente importante.
Massimiliano Binotto ... metti in moto Raixe ;-)
Come potremmo battezzare il nostro #thanksgiving ...?
Strano a dirsi, ma per spiegare il senso del proverbio "arna lessa e bigolo tondo a Rosario contenta il mondo" bisogna andare indietro nel tempo fino alla battaglia di Lepanto. Era il 7 ottobre 1571 quando al largo del golfo di Corinto si affrontarono le flotte della Lega Santa e dell'Impero Ottomano. La vittoria dell'alleanza allontanò l'incubo turco dagli orizzonti della Repubblica di Venezia, che aveva dato il maggior contributo in navi e uomini all'impresa.
A ricordare l'evento papa Pio V istituì la festa della Madonna della Vittoria, esternando il favore celeste grazie al quale il mondo cristiano aveva ottenuto quella liberazione. Fu il suo successore, Gregorio XIII, a modificarne il nome in festa della Madonna del Rosario per sottolineare la potenza della preghiera mariana che si era levata al cielo da tutta la cristianità. Era una festa che i veneti avevano nella massima considerazione, onorata in ogni famiglia con un piatto che penterà quasi di precetto. Protagonista era l'anatra novella, bell'e pronta proprio ai primi di ottobre.
Il volatile veniva lessato e nel suo brodo, giallo e grasso, venivano cotti i bigoli, la pasta asciutta veneta per antonomasia. Bigoli da bigo, che sta per baco, e dunque, per chi non li conosca, una pasta simile d'aspetto ai vermicelli, ma grossolani e di tutt'altra consistenza. L'impasto richiede infatti farina di grano tenero, oggi con eventuale aggiunta di grano duro perché tengano meglio la cottura, e un certo numero d'uova, magari d'anatra perché il colore risulti più intenso. Per la trafilatura si usava, e in famiglia si usa ancora, il bigolaro, un torchio manuale montato su un cavalletto, con un manubrio sul quale far leva per forzare la pasta in un pistone.
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