IL MODELLO DI SVILUPPO VENETO E' IN CRISI? due contributi interessanti
Nicolò Tron, il Padre del tessile veneto |
Il modello veneto è un modello "a priori", un'istituzione come lo sono la lingua, la moneta, i segnali stradali allo stesso modo è "la società veneta" una cosa che nessuno centralisticamente ha inventato ma che il tempo ha creato, s'è scoperta. La società veneta, istituzione basata sulla laboriosità, ovvero che si identifica nel lavoro (sia imprenditoriale che dipendente) senza differenze di ceto, generazioni o gruppi. Allo stesso tempo, tuttavia, il lavoro costituisce anche la preoccupazione principale della popolazione – specialmente in questo momento storico. Per un popolo dove il lavoro è tutto, se la soddisfazione deriva dal successo economico, il giorno che arriverà un rallentamento dello sviluppo la ripercussione non sarà solo economica. Ma anche psicologica.
Il "modello veneto" com'è successo ad altre zone monoprodotto italiophone, vedi Carpi, Sassuolo, Lumezzane, Prato, Castelgoffredo etc. è,sono strutture socio economiche tipiche della libera concorrenza perfetta, delicate. In un sistema in cui la media impresa del Nordest ha 264 sub fornitori ed un suo prodotto viene realizzato all’80% dalla filiera di questi ultimi – che sono dunque strettamente legati tra loro – le problematiche a valle e a monte inevitabilmente stritolano le Pmi in una morsa.
Di questi negozi di cristalleria ad un certo punto se ne sono accorti due elefanti: lo Stato vampiro e le banche zombi.
Per oltre 20 anni le imprese venete hanno dovuto cedere oltre il 70% dei frutti del loro lavoro allo Stato, togliendo la possibilità d'investimento, mancando gli investimenti è diminuita la crescita occupazionale ed andando in crisi il lavoro un'intera società è sprofondata nel buco nero della crisi. Il piccolo imprenditore indebitato non è in una crisi economica: è in una crisi totale. Nervosa, morale, mentale.
Insomma gli elefanti una volta che avranno finito di far danni usciranno lasciando una montagna di cocci......
Ma la millenaria storia veneta lascia sempre i suoi semi, e come fu nelle periodiche crisi di Venezia sparse i suoi semi crendo la City di Londra, il mercato di Amsterdam........ insomma la società veneta continuerà a vivere, a svilupparsi, a crescere altrove.
Io ho lavorato 35 nel Triveneto come agente di commercio nel campo delle macchine e dell'attrezzatura industriale, i miei clienti erano i rivenditori. Dalla fine degli anni '60 al 2005 ho vissuto quel periodo essendo a contatto in prima persona con i protagonisti di questa crescita industriale, e posso affermare che gli imprenditori veneti hanno la capacità di capire cosa chiede il mercato e, pur restando imprese piccole o medie, hanno avuto la capacità di sollecitare i loro migliori operai a mettersi in proprio, a finanziarli e a farli lavorare per loro come "padroncini".
Così in garage, o nella ex stalla, al tornio, alla fresa o alla saldatrice, chi si metteva in proprio e lavorava per l'ex-paron, (per conto terzi), cominciava prima dell'alba e a mezzogiorno la moglie gli portava la pastasciutta che mangiava senza smettere di lavorare, fino a sera inoltrata... Questo era il miracolo veneto che venivano anche a studiare i giapponesi.
Poi, fatti i soldi,hanno voluto dare quello che loro ritenevano il meglio, ai loro figli, mandandoli spesso a studiare all'estero,(Stati Uniti), e questi tornavano con la testa piena di grandi idee, poca pratica di lavoro, e nessuna conoscenza del mondo del lavoro veneto.
E' accaduto così che, industrie fiorenti, sono nel giro di pochi anni sparite. Non faccio nomi per carità di patria. Penso che la lezione sia servita, e che ora ci sia una ripresa nel senso giusto: lavorare, lavorare, lavorare. Non investire in finanza, ma in fabbrica e in progetti industriali.
...soli l'Energia sana del lavoro crea solidità economica e morale.
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