BEATA LA NAZIONE CHE HA QUESTI EROI: LAZZARO MOCENIGO

Certamente anche a Venezia, tra i Comandanti, non mancarono gli indecisi, i vili, ma furono una minoranza estrema e additati alla pubblica infamia.  Magari con tanto di lapidi a perpetuarne il pubblico ludibrio. Ve lo immaginate lo stesso metodo nella Repubblica "democratica" italiana? Danno ai ladri conclamati anche il vitalizio... lo stipendio dell'on. Formicone non è neanche pignorabile, malgrado debba risarcire milioni di euro.

Meglio tornare al nostro Lazzaro Mocenigo, di cui Alvise Zorzi dà questa descrizione:

"...Un comandante giovane ed animoso che, trascorsi i termini del suo incarico, torna ad arruolarsi in "armata" come "venturiere" (così venivano chiamati, nel XVII sec. i comandanti scaduti che accettavano di servire senza incarico né grado).

Poi, rieletto come "Capitan Generale da Mar" (il Consiglio però non nominava motu proprio, eleggeva, l'elezione era indispensabile con la votazione tra i vari candidati) nel 1657, con il programma di portare la guerra nel cuore dell'impero ottomano, nella capitale, là dove sono le basi e gli arsenali, tenta di forzare lo stretto dei Dardanelli, l'accesso al Bosforo e a Costantinopoli.

Ma, proprio quando il tentativo sta per riuscire, lo stendardo inalberato sulla sua galera capitana, colpito da una palla di cannone nemica, gli spacca il cranio; ed è la fine. Per l'ammiraglio, e per l'impresa che pareva sul punto di riuscire.

Persino D'Annunzio, col suo verseggiare ora non più di moda, lo celebrò in un sonetto. La stessa impresa l'aveva tentata, qualche tempo prima, Lorenzo Marcello, caduto anche lui nel tentativo."


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