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Visualizzazione dei post da febbraio, 2019

L'AVV. FOGLIATA SUL GAZZETTINO, PER L'AUTONOMIA DIFFERENZIATA

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Caro Direttore, i nodi vengono al pettine. A seguire con attenzione il dibattito in corso sull'autonomia del Veneto vengono i brividi. Dopo aver sbraitato e starnazzato per anni di incostituzionalità di ogni prospettiva di libertà, ora, che Luca Zaia ha trovato una via che corrisponde all'esatta applicazione di una norma della Costituzione, l'italietta getta la maschera e mostra il suo vero volto autoritario. Tra coloro che temono di perdere antichi fiumi di finanziamenti a pioggia, o posti pubblici ricolmi di privilegi, e coloro che svelano la realtà delle loro incrostazioni ideologiche, tra piccoli e grandi boiardi di Stato e consorterie di interessi, il siparietto, se non fosse disgustoso, sarebbe spassosissimo. Che, in barba alla tanto (ed ingiustificatamente) idolatrata Costituzione, i Ministeri alzino un muro per mantenere il baraccone è triste, ma è purtroppo comprensibile. Che si faccia "ora e sempre resistenza" per non cedere su infrastrutture

"LA PAGHETA" DEL DOGE CHE NON BASTAVA MAI

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Una ricerca di Antonella Todesco ci permette di focalizzare le differenze tra la classe politica di allora, e i trafficoni di oggi. Allora era un onere affrontato per spirito di servizio, ora è ben diverso,purtroppo. Altro che "oligarchi tiranni" ! Nei primi tempi sembra che il Doge si mantenesse al pari degli altri cittadini esercitando il commercio ed in più avvalendosi di alcune rendite statali. In seguito gli fu assegnata una vera e propria lista civile, che gli veniva pagata trimestralmente. Fu sempre molto esigua e perciò erano necessarie grandi ricchezze all eletto affinché potesse degnamente sostenere il dogado. Fu di 1800 lire d oro annue al principio del 1200, con alcune regalie, poi di 2000, di 3000 di 4000 e di 5500 dopo Francesco Dandolo. Negli ultimi tempi tante erano le spese che le rendite bastavano appena a coprire i festeggiamenti per la sua elezione. Per il pagamento della lista civile erano devoluti alcuni tributi di terre e città soggette

LA CACCIATA DEI GESUITI E LA NUOVA SCUOLA PUBBLICA VENETA

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Dalla cacciata dei Gesuiti, accusati di intromissione  nelle decisioni del governo, riceve un grande impulso la riforma della scuola pubblica, affidata  a Gaspare Cozzi, riforma che mostra grandi affinità con i sistemi educativi odierni.  Questo poneva lo stato veneto all'avanguardia anche in quel settore della pubblica istruzione, specie in Italia. Riprendo quanto riporta Distefano nel suo "Atlante storico della Serenissima". 1773: Scioglimento dei Gesuiti a Venezia. Con tale soppressione vengono istituite delle scuole medie laiche mentre i collegi dei Gesuiti sono convertiti in scuole pubbliche.  In particolare, a Venezia, si riformano le scuole elementari, affidando il compito a Gaspare Gozzi, le scuole de sestiere sono trasformate da scuole di grammatica latina  in scuole primarie, dove si si insegna  a leggere e a scrivere, a far di conto, e il disegno.  Gasparo Gozzi, letterato famoso,  era stato incaricato nel 1770 di studiare e suggerire una riforma

ANCHE LA MADONNA CONOSCE IL "CAO DE AN" VENETO. A MOTTA.

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NELL'ULTIMO NUMERO DI VENETO VOGUE, un godibile e commovente articolo di Davide Lovat ci narra dell'apparizione della Madonna a un umile contadino di Motta di Livenza, il giorno 9 marzo. All'epoca della Serenissima, per tutti i Veneti, fin dai tempi più antichi, il Capodanno (Cao de an) si festeggiava a marzo ignorando così il calendario in uso anche oggi, che l'impero romano aveva riformato. Questa Madonnina, in forma e nelle vesti di fanciulla,  si rivolge a Giovanni Cigana, padre di sei figli, cresciuti cristianamente, e abituato a recitare da 20 anni ogni giorno il Rosario. E gli parla nella dolce lingua veneta: al saluto del contadino " Dio ve dia el bon dì" Lei infatti risponde: "Bon dì e bon ano, homo da ben!" Il colloquio prosegue e la fanciulla misteriosa pare conoscere ogni pensiero e problema recondito del    Cigana, il quale alla fine cade in ginocchio e capisce di aver di fronte la Madonna a cui lui tanto era fedele e che t

I LIBRI TASCABILI? NATI A VENEZIA

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ANTONELLA TODESCO Cinquecento anni fa giunsero a Venezia i primi tipografi dalla Germania; infatti l invenzione della stampa la dobbiamo ai tedeschi. Da rudimentale divenne arte raffinata, tanto da insegnare a tutto il mondo, a quel tempo conosciuto, come il torchio poteva divenire strumento di conquista artistica. Solo dopo quattro anni dalla pubblicazione del primo libro stampato in Italia, il "Donatos pro puerolis", uscito nel 1465 dal monastero di Subiaco, usciva, dalla tipografia di Giovanni da Spira, a Venezia, le "Epistolae" di Cicerone. Ne seguirono molti altri diffusi ovunque. La tipografia veneziana divenne floridissima tanto che gli editori formarono Scuole e Confraternite proprie. Un decreto del Consiglio dei Dieci del 1548 ordinava "de levar una scuola de tuti coloro che fanno stampare et che tengono botega et vendono libri". Non si ha nessuna traccia di questa Scuola, si sa solo che tipografi, editori e stampatori si radunavano nella Chiesa

IL DECENTRAMENTO IN SALSA ITALICA NEL 1925 .. E OGGI.

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Oggi si parla tantissimo di decentramento, ma i Veneti, si sa, sono immemori quanto gli altri popoli italici, perché la Storia, a conoscerla, direbbe loro di non farsi illusioni: lo stato centralista italiota è irriformabile. Di decentramento se ne parlava anche negli anni Venti del '90, ma il gioco del decentramento continua ad avvincere e ad esso si ricorre immancabilmente quando la protesta popolare minaccia di oltrepassare il livello di guardia. Allorché il Governo si accorse che in Veneto le cose stavano volgendo al peggio, e che sotto accusa era posta l'amministrazione centrale, afferrò la bacchetta magica del decentramento, trasferendo le prerogative del Ministero delle Terre Liberate a una specie di Agenzia periferica, che doveva dare l'impressione di star più vicina alla gente del posto e ai suoi bisogni.  "Il fatto è che lo stato centralista fino al midollo, produce, per clonazione, creature centraliste anche in periferia. In un'Italia dove il model