IL DECENTRAMENTO IN SALSA ITALICA NEL 1925 .. E OGGI.



Oggi si parla tantissimo di decentramento, ma i Veneti, si sa, sono immemori quanto gli altri popoli italici, perché la Storia, a conoscerla, direbbe loro di non farsi illusioni: lo stato centralista italiota è irriformabile. Di decentramento se ne parlava anche negli anni Venti del '90, ma il gioco del decentramento continua ad avvincere e ad esso si ricorre immancabilmente quando la protesta popolare minaccia di oltrepassare il livello di guardia.
Allorché il Governo si accorse che in Veneto le cose stavano volgendo al peggio, e che sotto accusa era posta l'amministrazione centrale, afferrò la bacchetta magica del decentramento, trasferendo le prerogative del Ministero delle Terre Liberate a una specie di Agenzia periferica, che doveva dare l'impressione di star più vicina alla gente del posto e ai suoi bisogni. 
"Il fatto è che lo stato centralista fino al midollo, produce, per clonazione, creature centraliste anche in periferia. In un'Italia dove il modello istituzionale si rifà alla burocrazia, ai ministeri, all'irresponsabilità, all'inamovibilità, persino gli enti cosiddetti locali ingrassano al loro interno il virus romano centrico. (Sivio Trentin, Politica ed amministrazione)." Ma è un fatto, che dopo diagnosi così impeccabili si suggeriscono terapie a base di aspirine e pannicelli caldi invece che di incisioni e resezioni.  

Silvio Trentin era un uomo della nostra epoca: era quindi convinto che questo apparato statale fosse irriformabile. Oggi Zaia promette il Federalismo, ma a quanto pare lo stato centrale già sembra voler svuotare le materie del federalismo oggetto di referendum da parte dei Veneti, delle risorse necessarie per poterle gestire in maniera efficace, dato che per il Veneto Roma spende pro capite, molto meno di quello che spende per ogni cittadino del Sud.  Restano tali le risorse, i Veneti dovranno metter di tasca propria la differenza. Temo proprio che sia l'ennesimo "gioco dei bussolotti o pannicello caldo" a cui accennava Bruno Pederoda.

Cit. da "Tra le macerie e miserie di una regione dimenticata" di Bruno Pederoda ed. Pozza






Commenti