"LA PAGHETA" DEL DOGE CHE NON BASTAVA MAI

Una ricerca di Antonella Todesco ci permette di focalizzare le differenze tra la classe politica di allora, e i trafficoni di oggi. Allora era un onere affrontato per spirito di servizio, ora è ben diverso,purtroppo. Altro che "oligarchi tiranni" !



Nei primi tempi sembra che il Doge si mantenesse al pari degli altri cittadini esercitando il commercio ed in più avvalendosi di alcune rendite statali. In seguito gli fu assegnata una vera e propria lista civile, che gli veniva pagata trimestralmente. Fu sempre molto esigua e perciò erano necessarie grandi ricchezze all eletto affinché potesse degnamente sostenere il dogado.
Fu di 1800 lire d oro annue al principio del 1200, con alcune regalie, poi di 2000, di 3000 di 4000 e di 5500 dopo Francesco Dandolo.
Negli ultimi tempi tante erano le spese che le rendite bastavano appena a coprire i festeggiamenti per la sua elezione.
Per il pagamento della lista civile erano devoluti alcuni tributi di terre e città soggette, oltre al tributo del Comune Tesoro.
Il Magistrato alle Rason Vecchie pagava al Doge le spese degli arazzi, damaschetti ed altri parati, per le sedie di velluto e per lo scudo con il suo stemma.
In seguito fu imposto al doge di rifornire la sua abitazione di un certo numero di vasi d argento e in seguito lo Stato intervenne facendo costituire nella Zecca, un deposito molto copioso di posaterie, piatti e altri arredi per la tavola, tutti rigorosamente in argento.

Dogi di Venezia A. Da Mosto

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