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Visualizzazione dei post da maggio, 2017

NA GRAFIA UNITARIA PAR NA LENGUA VENETA?

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£A PROPONE EL NOSTRO STUDIOSO ALESSANDRO MOCELLIN che adesso (£u scrivaria adeso) l'è in Cina propio a parlar de £engua veneta. Da vecio brontolòn gavaria de£e obiezion sul punto 1 e 8 ma scumissio ad eprezar i so sforsi de crear na maniera de scrivar comune. Ve meto £a foto del sunto del so lavoro, cussì magari podemo provar tuti a scrivar secondo 'sto metodo.

SO SUDITO FEDEL, COME UN SCHIAVON! - l'uniforme

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Protesto a Dio, son sudito fedel E gh’ò San Marco in cuor quanto un Schiaon… Il poeta A. M. Labia (1709-1775) con l’incipit di questa poesia ci dà un’idea di quanto fossero affezionate alla Repubblica le popolazioni “illiriche”, cioè di lingua serba albanese e croata, sottoposte al Dominio veneto. E del resto, anche nella terraferma il sentimento era diffuso, ma proverbiale, secondo lui, era l’amore per il “Principe” degli schiavoni (le truppe d’oltremare), insomma, per San Marco. Fa piacere ricordarlo, ora che la storia, in questi tempi immemori, è ormai una passione di pochi. Per onorarli alla mia maniera, ricordo come era la loro uniforme da caserma, e mi autocito, dato che non vedo in giro nulla di decente: Il tricorno è fuori ordinanza dato che era prescritto il copricapo etnico. Era il governo veneto stesso che chiedeva agli schiavoni di usare il berretto della loro etnia, per la bassa montura da caserma, ma molto spesso i militi erano attratti dalla moda dei borghesi.

I BORBONICI NOSTRI FRATELLI UN SOLDATO DEL RGT LUCANIA

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SOLDATO BORBONICO REGGIMENTO LUCANIA 1789-1797 Soldato borbonico 1789-1797 Con la riforma del 1789 la fanteria borbonica venne divisa in otto brigate, ognuna composta da due reggimenti. Ogni brigata aveva mostre di colore diverso. Oltre alla fanteria nazionale vi erano anche due brigate di Albanesi (i nostri schiavoni dalmati, in pratica, con divise assai simili) e una brigata straniera con colore distintivo rosso. Il soldatino rappresenta un fante della Lucania (quinta brigata) ed è modellato interamente a mano con pasta messa ad essiccare. Misura 70 mm. e costituì il mio modesto omaggio agli amici del movimento borbonico (è destinato al giovane milite Gianmaria Petrone), che con passione ammirevole e risultati eccellenti, hanno ricostruito tale reparto.

NEGOZI APERTI LA DOMENICA? LA SORPRENDENTE ANTICHITA' DEL DIBATTITO

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Più mi addentro nel "mare magnum" della storia della Repubblica di San Marco, più mi stupisco della attualità di certe sue leggi. Il fatto che i nostri giovani siano privati della possibilità di essere informati, di capire come i nostri antenati regolavano la loro società, si rivela sempre più una lacuna gravissima nella loro formazione di cittadini, specie in quanto eredi di una grande Civiltà che fu un faro nell'Europa. il nostro fu indubbiamente uno stato "etico", in quanto cristiano, dove le norme dovevano rispettare lo spirito dei vangeli, e non uno stato dei "diritti" scritti da uomini a seconda dell'ideologia del momento.  Se si mette in soffitta la radice cristiana della nostra società ecco nascere l'idolatria delle ideologie, che mettono l'uomo al posto di Dio, e lo stato "etico" di un tempo diventa un Moloch a cui si sacrifica l'Uomo, in nome del fascismo, del socialismo, del consumismo.  Questo ho pensato, le

POCHI VENETI SANNO CHE.. L'ultima della serie :)

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Pochi Veneti sanno che… come civiltà la loro è più antica di quella romana (Combatterono a fianco dei Troiani contro i Greci – descritti nell’Iliade – “Roma” e gli “Etruschi” all’epoca non esistevano) . Pochi Veneti sanno che… il famoso Villaggio della Bretagna che i Romani non riuscivano a conquistare, era un villaggio Veneto (Giulio Cesare – De bello gallico libro II). Pochi Veneti sanno che… a scrivere la storia di Roma fu un Veneto, Tito Livio. Pochi Veneti sanno che… la vittoria dei Romani contro Annibale fu per merito dei soldati Veneti. Pochi Veneti sanno che… i Veneti hanno salvato Roma per ben tre volte – due volte contro i galli e la terza nella loro guerra civile Pochi Veneti sanno che… che la prima nave con i cannoni ai lati (Galeazza) fu una loro invenzione. Pochi Veneti sanno che… che il simbolo “@” fu inventato da loro nel XI° secolo per questioni commerciali. Pochi Veneti sanno che… che a Treviso si trova il testo più antico al mondo di algebra, “l’Abaco

IL VENETO OCCUPATO DALL'AUSTRIA, L'ITALIA NEGA GLI AIUTI AL POPOLO AFFAMATO

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Di Gualtiero Scapini Flangini E' interessante leggere che il comando austro-ungarico aveva proposto al governo italiano di inviare viveri alle popolazioni affamate rimaste nelle provincie occupate, ma che tale proposta era stata respinta. Questo ci illumina su quanto fossero (e sono) tenute in considerazione a Roma le nostre genti venete. Ricordo che una proposta simile era stata fatta, sempre dal governo imperiale per il sostentamento dei prigionieri di guerra italiani rinchiusi nei campi dell'Impero e che anche in quel caso il governo italiano l'aveva sdegnosamente respinta. Nel secondo caso l'alto comando militare aveva tacciato i prigionieri di guerra italiani come disertori e vigliacchi, non meritevoli dell'aiuto della "Grande Proletaria". Un brano tratto da un libriccino del 1934 scovato in una vecchia biblioteca. Il testo tratta dell’ultimo periodo della Grande Guerra, quello che va da febbraio alla metà di luglio 1918. non avevamo gli alb

L'ISTRUZIONE SCOLASTICA NELLO STATO VENETO: BASSANO

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Venezia, nel rispetto delle autonomie amplissime e dell'autogoverno delle singole comunità, lasciò che ogni città dell'entroterra decidesse in merito all'argomento. Solo verso fine '700, si parlò, a livello di progetto, di uniformare il corso degli studi per bambini e ragazzi. Comunque, sottolinea Gianna Marcato, studiosa dell'Università di Padova, accadde il paradosso che durante il medio Evo i migliori insegnanti di grammatica e lettere si trovassero spesso in terraferma. Lo spirito pratico dei veneziani non faceva loro apprezzar molto gli studi classici. Un piccolo spiraglio sul sistema scolastico della Terraferma ce lo offrono gli Statuti di Bassano: sono un interessante documento della precoce esistenza - sottolinea la studiosa-  in territorio veneto di vere e proprio scuole cittadine, ben distinte dalle scuole delle cattedrali. Infatti erano per gran aprte religiosi, quelli che si occupavano dell'insegnamento. "Il valore di questi statuti è embl

I VENETI DAI BEI CAVAI DI OBTERG. LO STALLONE SEPOLTO.

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Ripropongo, molto interessante. I VENETI E I CAVALLI. LO STALLONE SEPOLTO A ODERZO. Di Barbara Battistella - Il Mattino, articolo del 2010 Riemerge il periodo veneto antico di Opitergium grazie al restauro di un cavallo del V secolo avanti Cristo, esemplare di 2.500 anni fa ritrovato sepolto insieme alla sua preziosa bardatura. E’ una scoperta di rilevante valore storico quella effettuata grazie al restauro dello stallone i cui resti vennero rinvenuti nel 2005 nel corso di una campagna di scavo precedente alla realizzazione di un nuovo edificio nell’ipab Opera Pia Moro lungo il tratto interno della Postumia romana. Si tratta di un settore meridionale rispetto del centro di Oderzo nel quale gli archeologi individuarono una consistente necropoli preromana, poi definita paleoveneta. Sessanta le sepolture riportate alla luce, riunite in una quindicina di tumuli.  Tre quelle relative a cavalli.Fra la sessantina di sepolture, la tomba 49 si distinse subito per la ricch

UNA NUOVA STRAORDINARIA RIVISTA VENETA, CON DEI "VALORI DA CONDIVIDERE"

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Il primo numero è andato a ruba, nell'editoriale Davide Lovat, il direttore, parla di una necessaria ristampa. Posso solo garantirvi che il contenuto è di grande livello, come il contenitore. e l'iniziativa editoriale nasce per soddisfare il bisogno crescente dei Veneti di trovare informazioni sulla loro Storia, il loro patrimonio artistico e culturale, il loro territorio, i loro costume, i loro usi ma anche la loro attualità con la loro memoria. -"Una civiltà puramente astratta - prosegue Davide Lovat - basata solo sull'evidenza razionale e controllabile, solo sul diritto positivo, non può sopravviver eperché priva dei criteri fondamentali della vita. I valori, che vanno oltre la razionalità immediata, così si perdono, e l'uomo stesso diventa manipolabile. Ecco perché cerchiamo di coinvolgere i lettori in un cammino di riappropriazione nei confronti della nostra appartenenza alla Madrepatria, per diffondere ils eme che possa far germogliare una nuova fioritura

LE PROVOCAZIONI DEL KOMPAGNO GIAN BERRA

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Lo definisco così, non se ne abbia a male, ma Gian Berra oggi si è intrufolato nel gruppo LA STORIA VISTA DA UN VENETO  con questo surreale post: Gian Berra 25 maggio alle ore 6:52 Venezia 1890 . Al di la della propaganda di chi guida la situazione per 1000 anni, un popolo umiliato da tanta impotenza e sconforto, ecco la vera realtà concreta che francesi e austriaci si trovarono davanti. La situazione era ancora peggiore a Feltre e sulle montagne, .. e ci mette questa foto di una Venezia in miseria, nel 1890. Svisceriamo l'argomentare dell'illustre: quando dice CHI GUIDA LA SITUAZIONE DA 1000 anni, si riferisce  a Venezia, la quale avrebbe oppresso il popolo veneziano e poi veneto (in senso lato) tenendo in miseria per secoli le masse. Cose che neanche gli "zapatisti" dei centri sociali, quelli col Lion col passamontagna, credo affermassero. Tanto che volevano far passare il messaggio di  una Venezia aperta  a tutti i popoli, costruita da chi veniva d fuori, ma

STATO VENETO E LE CORPORAZIONI. ASSISTENZA E CONTROLLO SUGLI STATUTI.

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Nello stato veneto, basato sulla dottrina dei Vangeli, e non su ideologie moderne, ogni cittadino si sentiva in dovere di aiutare chi era in difficoltà, a maggior ragione se era un collega di lavoro. A questo scopo erano nate le associazioni delle Arti e Mestieri, che svolsero fino alla fine (furono abolite da Napoleone come residuo del mondo oscurantista medioevale) compiti oggi assunti dallo stato,  il quale li svolge senza o quasi alcun controllo dal basso.  Ma è la"democrazia" bellezze... e in un paese allo scatafascio come il nostro, i risultati della mancanza di controllo, si vedono ogni giorno.  Vi metto qualche riga chiarificante sugli statuti, detti capitolari, che regolavano l'attività delle Arti e mestieri, controllati  comunque da apposite Magistrature.  Di Massimo Costantini: L'inquadramento delle Arti avvenne attraverso apposite Magistrature, incaricate di approvare gli statuti. Il controllo verteva anche sulla qualità dei prodotti, a partire da

L'INUTILE STRAGE DELLA GRANDE GUERRA, in una lettera del vescovo di Padova.

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Qualche giorno fa ci è capitato di leggere che "el governator" Zaia ha commemorato con orgoglio, l'intervento dell'Italia, citando il Piave, anzi, LA PIAVE che mormorava. Fu una tragedia immane, che tutta la Venezia pagò a caro prezzo, inutile se è vero che l'Austria offrì addirittura i territori contesi pur di non esser aggredita dall'ex alleata.  Un quadro del disastro lo fornì la Chiesa cattolica del tempo, ben diversa da quella di oggi, del tutto separata, quasi antagonista del potere ufficiale filo massonico. Cattolici per l'Indipendenza del Veneto Ci siamo già occupati in questa pagina dell’immorale retorica statolatrica sulla Grande Guerra, che nel centenario dallo scoppio ripropone lo sterminio come degno elemento fondativo del “sentimento italiano”.  La falsità di questa tesi propagandistica è ben incisa nelle memorie delle nostre famiglie, che dobbiamo impegnarci a tramandare ai nostri figli. Ma ci sono anche documenti precisi che spie

LA PACE NELLO STATO VENETO ATTRAVERSO IL DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO

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Italia , Italia, quando imparerai mai? Il segreto per cui tremila persone (il corpo nobiliare veneziano) poteva  governare uno stato vastissimo e composto da tanti mondi e culture diverse era quello di delegare i più ampi poteri amministrativi alle comunità locali, in cui la Capitale inviava un Rappresentante per amministrare una Giustizia imparziale e per riscuotere i dazi e comandare le Milizie. Ce lo spiega in maniera chiara lo storico Gullino, da cui traggo queste righe: L'Amministrazione era decentrata ed affidata alle forze locali: nel padovano, ad esempio, Camposampiero Monselice e Montagnana avevano i loro statuti, le loro magistrature, persino i loro pesi e misure così come Padova e Treviso, Pordenone, Belluno, Vicenza; il governo centrale si limitava a mandarvi uno o due Rettori che amministravano la giustizia e provvedevano alle milizie incaricate di riscuotere i dazi e badare alla difesa esterna.   Inoltre, all'interno delle singole comunità, vi erano ulter

SAN MARCO,L'EVANGELISTA CHE NON MISE MAI PIEDE A ROMA

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Di Giuseppe Gullino San Marco, si badi, fu l'unico Evangelista che non mise mai piede a Roma: quando i Veneti si scelsero un protettore, lo vollero Santo sì, ma che tra il Tevere e le acque salse avesse preferito queste ultime. Tra S. Pietro e S. Marco, i Veneti -peraltro cattolicissimi, come testimoniano le chiese e i campanili che abbelliscono il paesaggio - scelsero sempre San Marco, che a Venezia fu sempre più popolare di Gesù Cristo: Nualtri prima semo venexiani, e dopo cristiani , rispose nel 1580 il Doge Nicolò da Ponte al Nunzio apostolico. E la dimostrazione sarebbe giunta pochi anni dopo, quando i gesuiti furono espulsi per 50 anni (1606-1657) da tutti i dominii veneti, per aver disobbedito agli ordini del Senato, durante l'interdetto sarpiano. Furono radunati pressapoco dove ora sorge la stazione feroviaria e imbarcati su un Burchio; quando la barca si staccò dalla riva, il padre provinciale fece il segno della croce per benedire la folla che assisteva silenzios

L'USO DEL VENEZIANO COME "LENGUA" PARI ALL'ITALIANO

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di Gianna Marcato Una caratteristica assolutamente distintiva della Serenissima è l'uso del veneziano come lingua del Foro, che destava scalpore presso i contemporanei, ancora nella seconda metà del '700.  L'abitudine all'uso della lingua locale, unica in Italia, era legata all'immediatezza dell'arringa, non preceduta da alcuna arringa scritta.  Il veneziano non rinuncia mai nemmeno a una propria tradizione letteraria, propria di collegamenti interni e continua nel tempo. Anzi la produzione locale assume nel '700 nuovo vigore. Nella repubblica al tramonto il veneziano trova forza nella produzione di Carlo Goldoni. In un clima culturale irto di polemiche, in una produzione culturale che vede sancito un purismo di tipo accademico faceto, l'esperienza goldoniana è del tutto singolare, destinata ad entrare stabilmente nel costume e nelle tradizioni popolari venete. La particolarità del teatro goldoniano sta nel fatto di essere lo strumento di comun

IL VENETO UN'AREA LINGUISTICA FORTEMENTE CARATTERIZZATA

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Riporto un piccolo brano di un saggio della studiosa dialettologa Gianna Marcato che trovo molto interessante. Tra l'altro scoprirete che la parlata veneziana nel 1300 era del tutto simile a quella dei veneti del bellunese dell'alta Piave di oggi. Cosa non notata dalla studiosa, ma che mi pare evidente.  Già nelle attestazioni epigrafiche della  X Regio V enetia et Histria istituita nell '8 d.C. non su basi etniche, quanto piuttosto per ragioni strategiche e culturali, troviamo traccia nella veste latina delle iscrizioni della zona, di tratti che tanto tenacemente si tramandano nelle parlate locali del Veneto. Abonus per Aponus (Abano), "amigo" per "amico", "dominiga" per "dominica". Se per un ambio arco di secoli ci mancano notizie linguistiche di qualche natura, sappiamo però che nell'area lagunare agli inizi del 600 d.C. si vengono a trovare gruppi di provenienza eterogenea ma non diversa nella sostanza. Tracce di quell

L'ODOR DE "FRESCHIN" CHE SOLO I VENETI POSSONO CAPIRE. :D

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Ci spiega il significato del termine e le probabili origini, L'Accademia della Crusca: Quesito: Il signor Ugo Cipolat dalla provincia di Treviso ci chiede quale possa essere in italiano il corrispondente del veneto odor de freschin per indicare "lo sgradevole odore che si sprigiona da stoviglie utilizzate per pesce e uova"; riproponiamo quanto Vera Gheno ha risposto sul n. 28 (aprile 2004) della nostra rivista La Crusca per voi ad altri utenti che in passato avevano posto lo stesso quesito. Quell'odore particolare detto in Veneto freschìn Freschin, o freschino, è termine noto in quasi tutta l'Italia settentrionale. Il vocabolo è usato principalmente per indicare l'odore delle stoviglie mal lavate, soprattutto quando sono state a contatto con pesce o uova. Oltre a questo, le varie fonti attestano anche altri significati: è 'odore di pesce non fresco' e 'odore da canali quando l'acqua è bassa' nel Dizionario Etimologico Veneto-Italiano di

COSA E' SPARITO CON LA FINE DELLA LIBERTA' VENETA. FACCIO QUALCHE NOME.

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Albinoni Gli splendori di una civiltà cancellati quel 12 maggio 1797. A morte lo stato, a morte la nazione, non si meritava altro destino (la storiografia italiana in specie diffonde questa tesi). Ma lo storico Salvadori, prendendo come esempio l’anno 1737, fa idealmente riunire in un caffè veneziano famoso, il Florìan, i seguenti personaggi, rappresentanti sommi delle arti più diverse. tra i pittori potevano esserci: G. Antonio Pellegrini (62 anni), Rosalba Carrera (62), Giovan Battista Piazzetta (54), G. Battista Tiepolo (41), il Canaletto (40), Pietro Longhi (35), Francesco Guardi (25), Bernardo Bellotto (17); tra gli architetti: Andrea Tirali (80), Giorgio Massari (49), Tommaso Temanza (32), Giovan Battista Piranesi (18) tra gli scultori: Antonio Corradini (69), Giovanni Marchiori (41), Gianmaria Morlaiter Tra i compositori: Tommaso Albinoni (67), Antonio Vivaldi (59), Benedetto Marcello (51), Baldassarre Galuppi (31) Pietro Longhi Tra i commediografi: Carlo Goldoni (30)

LA RICETTA (IMPOSSIBILE?) PER SALVARE L'EUROPA DALL'ISLAM

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Di Guglielmo Piombini I giovani musulmani sono impazienti di sottomettere l'Europa, ma le loro azioni terroristiche sono un errore strategico, perché potrebbero suscitare la reazione degli europei (anche se finora non se ne vede traccia). Se gli islamisti non facessero nulla, l'Europa cadrebbe nelle loro mani come una pera matura grazie alla semplice sostituzione etnica dovuta alla demografia e all'immigrazione. La storia delle conquiste islamiche dimostra infatti che anche una popolazione musulmana inferiore al 30%, ma agguerrita e motivata, è in grado di dominare politicamente una maggioranza ignava e sottomessa. Purtroppo nelle condizioni attuali l'Europa occidentale non ha nessuna possibilità di evitare di essere sottomessa dall'islam entro la metà del secolo perché, come ricorda Hans-Hermann Hoppe, il socialismo statalista e il progressismo culturale che si sono affermati dopo il '68 hanno debilitato l'Occidente dal punto di vista economico, cultura

IL PORTO D'ARMI NELLO STATO VENETO.

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L’arma da fuoco, “arma malefica sopra tutte” (definizione della Chiesa al suo apparire) procurò con la sua comparsa la necessità da parte di ogni stato, compresa la nostra Repubblica, di controllarne l’uso e la sua diffusione tra la popolazione. Erano tempi molto diversi dai nostri, per certi aspetti molto più pericolosi da vivere per i veneti di allora rispetto agli attuali. Nel 1553, il Podestà di Brescia, Cattarin Zen, scriveva nella sua relazione che “ogni persona disponeva di archibugi e quelli di Gardon (Val Trompia, guarda caso!) fra gli altri non si contentino di uno, ma fino le femine ne portano doi, uno in mano, l’altro ne la cintura da roda…” e però, anche se egli aveva largheggiato nei permessi di portare armi (io son stato largo nel dar le arme, donde nella città e nel territorio ho trovato nel mio reggimento da 15 mesi e mezo (che) non son stati morti salvo 62,diece in città e 52 de fora). Possiamo quindi immaginare quale fosse il numero di omicidi in tutto lo stato

1940 A SOAVE RITORNA IL GONFALONE CON CERIMONIA SPLENDIDA. PERCHE'?

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Chi vi ha preparato l'articolo, non ha alcun rimpianto per il fascismo, sia chiaro, ma almeno Mussolini non rinnegò la Storia d'Italia e del Leone marciano. Certamente quello del dittatore fu un uso strumentale del Leone, il Veneto Governo era anni luce distante dall'idrolatria dello stato accentratore e uniformante, negatore delle diversità di etnia e delle Piccole Patrie,  come tutti vari -ismi del 900, ma l'articolo ha un valore storico, e come tale va riproposto e letto.  A strumentalizzare il nostro Leone, iniziò per primo il Vate, D'Annunzio, dipingendo sulle carlinghe degli aeroplani il simbolo dei Veneti (e del Commonwealth veneziano).  Il simbolo era ancora carico di un valore enorme, rimpianto sulla costa dalmatina per cui giocando quella carta, l'Italia pensò di legittimarsi come erede di Venezia coprendo la sua politica espansionista verso terre che non le erano mai appartenute. La persecuzione della minoranza slavofona, l'imposizione dell'