IL CIPRESSO DI TRAU' CHE SI LASCIO' MORIRE SENZA EL SO LEON

Francesco Madirazza, studioso di storia dalmata di quasi un secolo fa…ha scritto che la furia popolare dei taurini si era sfogata nel 1797 contro quelli che “erano in odore di liberali e giacobini…sotto l’impassibile cipresso di Porta Terraferma”.
Quel cipresso però non era ancora cresciuto tra i conci antichi di marmo. Il “cipresso di Traù” in verità sarà un resistentissimo cespuglio nato e vissuto dalla fine del ‘700 agli inizi del 1900, sul cornicione della Porta e con i suoi ombrosi rametti sempreverdi nasconderà il Leone di San Marco soprastante a rilievo dentro un oblungo nicchione. Del Leone si scorgerà la coda ed il libro della pace mentre il volto ed il corpo saranno nascosti dalle fronde in segno di lutto per la partenza di San Marco da Traù.
I vecchi racconteranno ai bambini che al ritorno di San Marco, il tenace Cipressetto sarebbe tutto fiorito prima di morire. Ce lo racconterà un francese e perciò dobbiamo credergli (A. Maurel, Paysages d’Italie: Da Trieste a Cattaro).
Ma il cipressetto pensile si lascerà morire disseccando a poco a poco per non assistere all’abbattimento del suo Leone con gli altri di Traù, effettuato sotto il regno di Jugoslavia nel 1934
Saranno rispettati dagli Austriaci, dai Francesi e dagli Austriaci ancora: non saranno tollerati da quelli che in questo secolo si caleranno dai monti e non potranno accettare la scritta sul libro del bellissimo esemplare scolpito nel 141 da Nicolò Fiorentinosotto la loggia del tribunale che giudicava dalmadicamente a norma dell’antico Statuto della Città. Sul libro era scritto “INGIUSTI PUNIENTUR ET SEMEN IMPIORUM PERIBIT –gli Ingiusti siano puniti ed il seme degli Empi perirà.
il Lion, deturpato sotto la Loggia del tribunale


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