L'ISTRUZIONE SCOLASTICA NELLO STATO VENETO: BASSANO

Venezia, nel rispetto delle autonomie amplissime e dell'autogoverno delle singole comunità, lasciò che ogni città dell'entroterra decidesse in merito all'argomento. Solo verso fine '700, si parlò, a livello di progetto, di uniformare il corso degli studi per bambini e ragazzi. Comunque, sottolinea Gianna Marcato, studiosa dell'Università di Padova, accadde il paradosso che durante il medio Evo i migliori insegnanti di grammatica e lettere si trovassero spesso in terraferma. Lo spirito pratico dei veneziani non faceva loro apprezzar molto gli studi classici.
Un piccolo spiraglio sul sistema scolastico della Terraferma ce lo offrono gli Statuti di Bassano: sono un interessante documento della precoce esistenza - sottolinea la studiosa-  in territorio veneto di vere e proprio scuole cittadine, ben distinte dalle scuole delle cattedrali. Infatti erano per gran aprte religiosi, quelli che si occupavano dell'insegnamento.
"Il valore di questi statuti è emblematico, perché rappresentano la realtà di molte altre scuole di grammatica, diffuse in terraferma. Tali scuole rappresentano un alto grado di coscienza civile, in un momento ancora determinante era nel mondo dell'istruzione il dominio dell'apparato clericale, e nella laica Venezia si badava ad un'istruzione limitata e finalizzata al mondo mercantile offerta comunque ancora in forma privata.
Le scuole bassanesi erano invece vincolate da rigide norme comunali. In città, aBassano, proprio per evitare la concorrenza clericale, potevano far scuola unicamente maestri eletti dal Podestà o da un Consiglio cittadino. Il pagamento delle rette era fissato da regole precise: se lo studente frequentava per otto giorni, doveva pagare l'intera retta mensile.
Chi usufruiva delle lezioni per un mese e poi sospende la frequenza, doveva pagare per almeno un semestre. La tariffa era determinata dal livello di insegnamento, fissato dall'autorità pubblica. Era previsto un corso itinerario didattico che andava dai Distica Catonis, e da Catone in su, per cui se ne aggiungeva un secondo, "da Donato" e da Donato in giù. La fatica maggiore del Maestro era quella di riscuotere le somme dovute. "
Sunto da Gianna Marcato, Istruzioni scolastiche delle Serenissima in Società, Economia, Istituzioni Cierre ed.  A cura della regione Veneto.

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