PARISE E LA PATRIA VENETA FATTA DI ODORI E COLORI


Sono nato, cresciuto e vissuto a Vicenza fino ai diciotto anni e poi a Venezia e poi a Milano, e poi a Roma e poi nel mondo. Mi è bastato poco per eleggere nel mio animo Venezia a capitale del Veneto, ed è di quella città che mi sento figlio, ma non interamente.

A Venezia l’acqua si accosta alla terra in lagune e se dovessi dire quale è veramente il centro della mia terra direi che è quella parte di terraferma che non è né terra, né acqua ed è tutte e due insieme e sente sempre comunque il sapore della Laguna e vede il colore del cielo che non è né soltanto di terra (come intorno a Ferrara) né soltanto di mare come a Capri.
 Sono i colori del cielo di Francesco Guardi e di Tiepolo. Lo notammo insieme a Giovanni Comisso, un giorno, sui ghiaioni del Piave ed egli mi disse: « Queste sono le nuvole del nostro cielo».Tuttavia ho girato il mondo fino a quando mi ha sorretto la gioventù e lo spirito di curiosità e di ansia esistenziale che, oltre a Comisso, doveva avere certamente per primo Marco Polo. 

Con lo stesso candore ed incoscienza noi veneti abbiamo girato il mondo: ma la nostra Patria, quella per cui se ci fosse da combattere combatteremmo è soltanto il Veneto. Con il ricordo dei suoi odori di polenta che uscivano un tempo dai fumaioli delle case durante l’inverno uggioso, nebbioso e nordico, gli odori di paglia, di letame, di grano e di fieno durante l’estate.

Quando vedo scritto all’imbocco dei ponti sul Piave: « Fiume Sacro della Patria » mi commuovo ma non perché penso all’Italia bensi perché penso al Veneto. Fuori del Veneto per me è terra straniera e forse ostile. Non ho mai combattuto come altri possono aver fatto questo sentimento perché è veramente il più forte, né amo in maniera particolare i veneti per il solo fatto di essere veneti.

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