CREDERE MOLTO IN SAN MARCO, POCO O NIENTE NEL PAPA

Lara Puppin ci segnala questo interessante articolo che dimostra l'indipendenza dello stato veneto, fino ai suoi ultimi giorni, nei confronti di Roma. Un tempo... oggi di quell'orgoglio di autonomia nella chiesa veneta, nei suoi quadri maggiori costituita da nobili veneziani, mancando uno stato indipendente a sorreggerla, non è rimasto nulla.
Di Paolo Lenarda
Non possiamo dire che i rapporti tra la Serenissima Repubblica Repubblica di Venezia e lo Stato Pontificio fossero semplici ed affiatati.
Alvise Zorzi, che è stato uno dei maggiori studiosi di Venezia, non mancava di ricordare che "i veneziani credevano molto in San Marco, abbastanza in Dio, poco o niente nel papa." Mi piace sottolineare che la basilicadi San Marco non era la chiesa del patriarca. Più modestamente era la cappella del Doge che graziosamente la prestava alla chiesa per le funzioni religiose.
Anche l'Inquisizione ha avuto, a Venezia, soprattutto nei primi secoli, un'influenza minore rispetto agli altri Stati e non solo italiani.
La Serenissima non potava accettare di appaltare agli altri la Giustizia che poteva esser gestita solo dagli organi della Repubblica. Il sistema fiscale della Repubblica era difficile e complicato, ed è variato nel tempo; fin dal 1492 Venezia aveva istituito "i Deputati alla provvision del denaro" che avevano il compito di tassare anche i beni di proprietà del clero.
In tempi in cui il potere del Papa, forse più di oggi, teneva lontano in altri Stati l'onere fiscale, Venezia, che difendeva i suoi confini dagli attacchi del Turco (difendendo così anche la cristianità NdR). pretendeva anche dalla Chiesa un giusto contributo.
I rapporti diventano sempre più difficili e nel 1586 la Repubblica decide di istituire un nuovo organismo, nominando tre Senatori con un incarico preciso ed esclusivo; I sovraintendenti alle decime del Clero. Penso proprio che le cose siano ulteriormente peggiorate nei rapporti tra Venezia ed il clero se nel gennaio 1787, a firma Giacomo Miani, Alvise Renier e Filippo Balbi Sovraintendenti alle Decime, la Repubblica ingiunse pesantemente "ai debitori di pubbliche Ecclesiastiche Gravezze", di pagare il dovuto. Lo ingiunse con un bellissimo documento di quattro facciate e una splendida copertina che trovate qui riprodotta...
Senza tanti preamboli e delicatezze si fa pubblicamente intendere a ogni Beneficiario Ecclesiastico.. debitore di Pubbliche Ecclesiastiche Gravezze che se prima del venturo mese di giugno non avranno soddisfatto ai propri Debiti caduti in pena...fatta dalMagistrato nostro la più esatta perquisizione sopra le nuove mancanze, passerà alla Intenuta a vita di quelle porzion di Beni di ciascun Debitore, che basti a sazziare il Pubblico Debito...
Venezia, con questo Proclama, minaccia l'acquisizione del patrimonio ecclesiastico: la Serenissima non può rinunciare alle sue prerogative, e pretende, anche dai potenti, il rispetto delle sue regole. Sempre. Anche se siamo verso la fine.




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