LA STUFETTA DA CAMPO AUSTRIACA, CHE OGGI IL BOSCO MI HA REGALATO
Come sa chi mi segue, abito dentro una valle che fu teatro degli avvenimenti legati alla Grande Guerra sul Grappa e dintorni. Per noi che abitiamo qui, non è infrequente imbattersi in qualche testimonianza di quei giorni terribili e, per fortuna, ormai lontani.
Intorno a casa ho trovato nei primi anni, cartucce di fucile austriache e italiane, datate 1917, anno in cui gli austriaci occuparono il paese e respinsero gli italiani nelle postazioni del Grappa.
Anni fa rinvenni persino una bomba da 149 sparata dal Grappa verso casa mia, ancora inesplosa. Chiamai i carabinieri e gli artificieri la fecero esplodere, con un gran botto, a un paio di chilometri di distanza.
Anni fa rinvenni persino una bomba da 149 sparata dal Grappa verso casa mia, ancora inesplosa. Chiamai i carabinieri e gli artificieri la fecero esplodere, con un gran botto, a un paio di chilometri di distanza.
La valle, allora era diventata una retrovia austriaca, con migliaia, decine di migliaia di soldati, accampati alla meno peggio nel bosco.
Un residuo che considero una testimonianza preziosa, è uscito oggi, dalla petraia di un torrente asciutto, a 50 metri di distanza: è quel che resta di una vecchia stufetta da campo austoungarica. Ancora porta qualche residuo di vernice grigioverde, e una veloce ricerca in internet mi ha permesso di trovare il modello originale.
Poche centinaia di metri da me, vi era un piccolo cimitero di guerra, ricavato dal terreno adibito a orto, e mi raccontarono che, dopo che i poveri resti furono traslati sull'ossario del Grappa, mai più quelle terre furono rimesse in coltura. Più avanti, al Mulino, una lapide ricorda la presenza del comando della truppa ungherese, e a trecento metri, vi è ancor a una galleria dove i "todeschi" dormivano.
Erano addetti al pezzo di artiglieria che sparava verso gli italiani, e una notte ebbero la cattiva idea di illuminare con ceri presi dalla chiesetta della zona, il cannone. Individuati dagli italiani, furono colpiti da un colpo preciso. Questo mi raccontò un vecchio che mi forniva la legna da ardere.
Aggiungo oggi la foto della lapide che ricorda, vicino al vecchio mulino della valle, a un km dal rinvenimento, con una lapide, la presenza del comando Honved ungheresi, e non è del tutto azzardato pensare che un manipolo dei loro militari si sia proprio scaldato con la stufetta da me ritrovata.
Erano addetti al pezzo di artiglieria che sparava verso gli italiani, e una notte ebbero la cattiva idea di illuminare con ceri presi dalla chiesetta della zona, il cannone. Individuati dagli italiani, furono colpiti da un colpo preciso. Questo mi raccontò un vecchio che mi forniva la legna da ardere.
Aggiungo oggi la foto della lapide che ricorda, vicino al vecchio mulino della valle, a un km dal rinvenimento, con una lapide, la presenza del comando Honved ungheresi, e non è del tutto azzardato pensare che un manipolo dei loro militari si sia proprio scaldato con la stufetta da me ritrovata.
Aggiungo un altro particolare: a poche centinaia di metri gli austriaci usarono la zona destinata all'orto per seppellire i loro morti, dato che tutto intorno era roccia. Ebbene, quando le famiglie tornarono smisero dopo il trasloco delle salme sul sacrario delGrappa, di coltivarvi alcunchè (ovviamente) e la zona si rinselvatichì.
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