IL WELFARE DEI VENETI, LA MUTUA ASSISTENZA PRIVATA, LE SCOLE.

LA SCOLA GRANDE DI SAN ROCCO
di GHERARDO ORTALLI
Quasi otto secoli sono passati da quando Venezia vide nascere le prime confraternite. Localmente chiamate “Scuole”, si moltiplicarono presto con straordinaria rapidità e nel giro di pochi decenni gran parte della popolazione si trovò riunita in queste istituzioni che riproducevano il carattere parentale della famiglia, impegnandosi nel culto per ragioni di fede ma pure nella carità, nel sostegno dei bisognosi e anzitutto nell’assistenza reciproca per i confratelli.
Fu un’esperienza diffusa in giro per l’Europa e tuttavia in ambito veneziano ebbe connotati per molti aspetti unici. Col tempo, infatti, l’intera comunità lagunare fu partecipe di questa straordinaria rete di solidarietà che garantiva l’aiuto indispensabile in tempi difficili, nei quali non erano certamente le fragili strutture pubbliche ad assicurare quei servizi e supporti che oggi sono fondamentali. La crescita fu subito strepitosa. Nel 1501 Marin Sanudo registrava ben 215 scuole presenti al funerale del cardinale Zeno (quello della cappella Zen della basilica marciana), e ce n’erano di ogni specie.
SCOLA GRANDA DI SAN MARCO
In poche decine o molte centinaia di confratelli ci si riuniva sulla base delle più diverse ragioni. Contava il particolare culto per un santo, o il riferimento ad uno specifico edificio religioso, il luogo di residenza o la comune professione o la provenienza da città e terre più o meno lontane. Nel riferimento a una chiesa, ad una cappella o ad un semplice altare si riunivano le confraternite della Vergine o di san Zaccaria, dei pittori o degli orefici, dei tedeschi, dei lucchesi, dei “luganegheri”, dei tagliapietra e altre dozzine di Scuole, comprese quella degli orbi e l’altra dei “poveri zoppi desposenti” che prevedeva al suo vertice un confratello che fosse “sufficiente zoppo o sciancato mendicante, ma non orbo o monco o con altra infermità”.
Tanto il massimo patriziato quanto l’infima marginalità erano partecipi di questo sistema sociale, fondato su iniziative private, senza dipendenze dai pubblici poteri ed escludendo ruoli speciali per l’aristocrazia e il clero (a parte le funzioni religiose). Ovviamente le autorità erano molto attente ad un fenomeno di tale rilievo, ma senza violarne i caratteri di fondo, fra l’altro assai utili per la solidità di una Repubblica che riservava ai patrizi ogni funzione politica e giurisdizionale e con le Scuole apriva agli affiliati (anche cittadini e popolani) margini d’azione altrimenti preclusi, favorendo con ciò la stabilità sociale e l’adesione ai valori civici.

SOPRA opera del Tintoretto commissionata dalla Scola Grande di San Marco, per ricordare l'Evangelista
Naturalmente tra le varie Scuole esistevano gerarchie di fatto, ma pure istituzionali, e si distinsero fin dall’inizio quelle nate con la pratica penitenziale dell’autoflagellazione. Il loro peso crebbe nel tempo. Erano cinque in origine, formalmente riconosciute come Grandi nel 1467, intitolate a Santa Maria della Carità, San Giovanni Evangelista, Santa Maria della Misericordia, San Rocco e San Marco. Si aggiunse poi quella di San Teodoro e inevitabilmente si distinsero rispetto alle altre che (anche se talvolta non ebbero che poco o nulla da invidiare) vengono tradizionalmente indicate come “piccole”. Sono comunque le Grandi uno dei simboli forti della qualità storica, artistica e culturale della civiltà veneziana.

Grandi o piccole che fossero, fu comunque l’intero sistema delle Scuole a crollare con l’età napoleonica. Il 1797 vedeva la fine della Serenissima, poi la Municipalità provvisoria, il governo austriaco e infine il passaggio alla Francia con la soppressione degli istituti religiosi e delle confraternite, con le confische e le dispersioni degli antichi patrimoni. Quanto raccolto nel corso di secoli usciva in grandissima parte dai luoghi per i quali era nato e nei quali era custodito. Fu una spoliazione che alterò gli assetti originali di strutture i cui antichi connotati sono oggi recuperabili soltanto attraverso la ricerca. Così della lunga storia delle Scuole un passaggio importante diventa lo studio mirato a restituirci le passate realtà. Si tratta di un percorso nel quale anche l’editoria ha un ruolo di tutto rilievo quando sostenuta da un impegno culturale e tecnico di qualità. In questa prospettiva dobbiamo - credo legittimamente - comprendere anche il recentissimo volume dedicato alla Scuola Grande di San Marco.

Aggiungo che le Confraternite erano diffusissime anche in Terraferma e negli altri Stati veneti, anche se a Venezia, raggiunsero l'apice dello splendore.
Lo Stato così concentrava i suoi aiuti verso la popolazione più povera, priva di ogni sostegno materiale, mentre le associazioni di categoria pensavano ai loro iscritti.

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