I COLORI DELLA NAZIONE VENETA
Dal sito di "Europa Veneta".
Durante i fasti delle gare equestri che si tenevano nei circhi delle metropoli dell'antichità, i conduttori dei carri appartenevano a quattro fazioni e si distinguevano dal colore delle divise: troviamo, quindi, la factio albata (bianca), la factio russata (rossa), la factio prasina (verde) e la factio veneta (azzurra). In latino per indicare l’azzurro si cominciò a dire “venetus”.
Sorta la Veneta Repubblica, nacque un'iconografia nazionale. Nel Medioevo il “trionfale vessillo” veneto non portava ancora il Leone Alatocome insegna, ma forse c’era solo una croce dipinta con i colori nazionali; nel quadretto dell’Accoglimento delle reliquie, posto sulla Pala d'Oro in Basilica di San Marco, una delle bandiere rappresentate consta di una croce d'oro su campo azzurro.
Dopo la quarta Crociata (1204), Venezia acquistò la quarta parte e mezza dell'Impero Romano d'Oriente, divenendo l'erede spirituale di quella prestigiosa potenza; furono così adottati i colori imperiali, oro e porpora, sulla bandiera della marina veneziana. Fu così che, nel corso del Duecento, il leone alato fece la sua comparsa su bandiere, decorazioni e documenti.
L’antico cerimoniale della Serenissima prevedeva l'uso di ben quattro colori che facevano da sfondo al leone aureo. Nel corteo dogale otto comandadori precedevano il Doge ed altrettanti lo seguivano, reggendo ognuno un vessillo: l'ordine con cui procedevano le bandiere era variabile, poiché prevedeva che precedesse la coppia con drappo di bianco se lo Stato era in pace, quella di rosso se era in guerra, quella di violetto se in tregua d'armi, quella d'azzurro se in lega, cioè se aveva formato alleanze con principi stranieri.
Lo stemma del Dogado prima e della città di Venezia in seguito, si è sempre composto di uno scudo che porta il leone alato d'oro su campo azzurro. Azzurro e oro ancor oggi campeggiano nei punti prestigiosi dell'area marciana: la torre dell'orologio e la facciata della basilica. La stessa combinazione cromatica caratterizza gli emblemi dei Dominii della Serenissima: lo scudo della Dalmazia (d'azzurro alle tre teste leonine coronate), del Marchesato d'Istria (d'azzurro allo stambecco d'oro), della Patria del Friuli (d'azzurro all'aquila d'oro), del Comune di Verona (d'azzurro alla croce d'oro).
Gli smalti d'azzurro e d'oro dominavano le armi gentilizie di varie famiglie patrizie.
Nel Settecento furono compiute scelte precise intorno ai colori delle uniformi militari e delle bandiere. Il Proveditor Xeneral de Tera N.H. Alessandro Molin scrisse così nel 1703 : «ho deciso che le Truppe della Serenissima Repubblica portassero qualche segno distintivo ... ho creduto comandare che li Veneti portino il Turchino ch'è il colore ed il campo del quale devono essere le bandiere della Serenissima Repubblica».
Il popolo aveva piena consapevolezza che azzurro e oro erano i colori nazionali: nel 1797, in risposta alla stolta spavalderia dei giacobini, che per propiziare l'imminente invasione napoleonica sfoggiavano la coccarda tricolore francese, in tutto il Veneto i cittadini fedeli difensori della nostra Santa Repubblica si fabbricarono le coccarde recanti i colori azzurro ed oro e se le appuntarono sul petto e così affrontarono i combattimenti contro i Francesi e i giacobini della Legione Lombarda. Spetta oggi a tutti i Veneti riappropriarsi di questa nobile tradizione voluta dagli Avi.
Non tutti sanno che il Colosseo a Roma aveva un ingegnoso sistema di tendaggi che proteggeva dalla pioggia e dal sole gli spettatori. Questi tendaggi erano anche colorati per distinguere le aree sottostanti distinguenti i vari popoli presenti allo spettacolo; il tendaggio del Popolo Veneto, fidatassimo alleato, era di colore azzurro...appunto.
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