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Visualizzazione dei post da gennaio, 2019

IMPRESSIONANTE: NEL 1923 LA SCUOLA VENETA, UGUALE AD OGGI

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Ho molti contatti e amici anche al sud, ma è gente che condividerà con me anche questa analisi piuttosto "cruda" sul rapporto tra "clientela meridionale" e stato italiano. Uno dei ceppi giganteschi che impediscono il riscatto di quelle terre. Qui il mio amato Bruno Pederoda, mostra come anche nel Veneto in quei lontani anni, gran parte degli insegnanti fosse di origine meridionale, avendo scavalcato nel punteggio farlocco i giovani "polentoni" che il diploma e lo erano proprio sudato. "All'imponente ingresso della borghesia meridionale nei quadri dell'amministrazione pubblica (ma anche della magistratura e dell'esercito), si andava accompagnando fin dall'inizio degli anni '20, una vistosa immissione nelle scuole elementari del Settentrione, di maestri venuti dal Sud.  la nostra analisi parte dalla denuncia apparsa su una delle riviste scolastiche più prestigiose  'I Diritti della Scuola' - che svela e spiega il m

L'ANELLO DEL DOGE; quello vero, quello finto.

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Antonella Todesco Il Doge al dito portava un anello per suggellare (la ceralacca che suggellava i documenti) , con la figura di San Marco che gli consegna lo stendardo mentre sta inginocchiato, lo stemma di famiglia e la scritta "Voluntas Ducis". ( A volte Voluntas Senatus). L'anello veniva acquistato per il Doge dal Magistrato alle "rason vecchie" (1). Come fosse invece l'anello che veniva gettato in mare il giorno dell' Ascensione, non è ben chiaro; c é chi afferma che fosse simile a quello che il Doge portava al dito ma non è stato provato. Il cavaliere del Doge aveva ogni anno l incarico di farne uno, e doveva essere di limitato valore. Dai conti del 11 maggio del 1740 risultava un costo di appena 22 lire, mentre quello al dito del Doge poteva arrivare anche a 440 lire. Nel tesoro di San Marco esiste un grande anello d argento dorato, con pietre false, che l abate Pasini riteneva essere stato l ultimo destinato ad essere gettato in mare. Il

1513. GRAN BATTAGLIA A COSTABISSARA TRA VENETI E SPAGNOLI.

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Cambrai, Lega di... Alleanza stretta nel 1508 fra l’ imperatore Massimiliano I d'Asburgo , Luigi XII di Francia, papa Giulio II e Ferdinando il Cattolico re d’Aragona per contrastare le mire espansionistiche di Venezia. Il dominio dei Veneziani, dopo vane trattative, colpiti dal papa con interdetto e scomunica e sconfitti dai Francesi ad Agnadello, parve crollare. Ma Giulio II, riavute le sue terre e timoroso di un’espansione francese, pose fine alla Lega di C., formando con Venezia e Spagna la Lega Santa (1511). IL RIASSUNTINO per inquadrare la fase precedente in cui accadde lo scontro, che nel 1513 vedeva di nuovo Veneziani e Spagnoli su fronti opposti.  Il Comune dove veneti e spagnoli si scontrarono ha posto un cippo in memoria, cinque anni or sono, ed un altro angolino della storia veneta è stato dissepolto, organizzando una sfilata di magnifici rievocatori in abiti d'epoca. La battaglia è passata alla storia come "battaglia di Motta" il centro più grosso

LE ORIGINI DEL CARNEVALE. A VENEZIA ERA GRANDIOSO.

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Gianni Cecchinato C arnevale, il mondo alla rovescia. La follia, il rovesciamento dell’ordine, la soppressione delle gerarchie, l’assoluta mancanza di regole, rappresentano gli elementi che da sempre sono alla base dell’idea stessa del carnevale. La maschera durante il carnevale costituisce ancor oggi il modo più efficace per celare l’identità, ma anche per cambiare ruoli e ritmi quotidiani.   In ambiti locali, legat i alla tradizione, è una festa che conserva quella magia e quegli aspetti trasgressivi che tanti viaggiatori d’Oltralpe apprezzarono e descrissero nei loro diari di viaggio nei secoli scorsi. Il carnevale a Venezia iniziava nei primi giorni di ottobre, con l’apertura dei teatri, si interrompeva nel periodo di Natale e proseguiva fino alla Quaresima.  Il costume di carnevale a Venezia è fatto da Bauta, Tricorno e Mantella (tabarro) di seta o di lana. Vanno ricercate nei festeggiamenti con cui il popolo della Serenissima Repubblica celebrava nel passato la vittoria

NINA NANA PAR I PICOI VENETI DE IERI E DE ANCO'

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Le be£e fiastroche che e nostre mame venete ne cantava, a nialtri che gaven i caveij bianchi, ormai  Nina nana Stea steina la note se avisina la vaca xe in stala. la vaca e el vedeo, la piegora co l'agnèo, la galìna coi pulsini, la gata coi gatini, la cavara con cavarèto e la mamma col so toseto, tutti quanti fà la nana, tutti quanti co la so mama

IL PATRIARCATO DI AQUILEIA FARLOCCO E I FRIULANI

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IL PATRIARCATO D'AQUILEIA: FARLOCCO E ABUSIVO   LA BASILICA DEL PATRIARCA ABUSIVO DI AQUILEIA  Autore Edoardo Rubini,storico. Uno dei sistemi di sottomissione dei Veneti più efficaci inventati dal nazionalismo italiano è stato creare più spaccature possibile tra Veneti, addirittura suscitando micro-nazionalismi antistorici e abbastanza ridicoli.  Un classico esempio è il micro-nazionalismo friulano.  Una delle cose che mi ha colpito sin dall'inizio è che esso, oltre a rivendicare la specificità innegabile della lingua friulana, addirittura ha impugnato la bandiera del Patriarcato d'Aquileia. Un vero paradosso: il micro-nazionalismo friulano è stato costruito dalla massoneria di sinistra, giacobina, filo-francese, materialista, laicista, anti-cattolica, ma ciononostante si sentono grandi sostenitori del Patriarcato d'Aquileia, un Vescovo-Conte legatissimo all'Impero Franco prima e Asburgico dopo, che nella maggioranza dei casi era in mano alla

IL CAVALLO LIPIZZIANO E L'ANTENATO VENETO. DIOMEDE E IL TIMAVO

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A volte le coincidenze sono magiche: parlo della famosa razza dei lipizzani dal caratteristico mantello bianco argento e del cavallo bianco che ogni anno i Veneti antichi sacrificavano a Diomede sul tempio nei pressi del Timavo. Il lipizzano deriva da una razza di Lipizza località a venti chilometri da Trieste oggi in Slovenia; poco lontano da quei luoghi, e anche se è frutto di vari incroci con cavalli andalusi ed arabi, ed è nata intorno al 1580, le giumente erano venete e friulane, razza autoctona. Quindi guardando questa bella immagine è un poco come guardare nel nostro lontano passato e ci fa pensare al quegli immortali versi di Alcmane. dedicati alla sua amata. ELLA CI APPARE COSI’ BELLA  COME UN PULEDRO VIGOROSO  VINCITORE DI TORNEI. NON VEDI? LEI E’ BELLA  COME UN CORSIERO VENETO… DAGLI ZOCCOLI RISONANTI DI SOGNI ALATI Dedico a tutte le donne venete.

LA REPUBBLICA DI VENEZIA E LO SPIRITO VENETO

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Un amico ci invita in altra sede a smetterla di considerare la Repubblica di Venezia, come una cosa nata dai Veneti, secondo lui è un modello importato dalla Grecia di Atene e non ha alcuna radice nella tradizione nostra, Ecco la mia risposta: mi pare giusto invitare a riflettere su quel che era la Repubblica di Venezia, ma sarebbe un errore, secondo me, limitare il discorso alla istituzione repubblicana; rifletterei sulla società che ha prodotto quel modello. E lì bisogna riferirsi alle radici di un popolo: come le si scopre se osserviamo la Cina odierna, prodotto del confucianesimo ammantato di comunismo (anche se l'anonimo amico mi ha fatto notare che la parola comunismo non esiste nella costituzione cinese). Quindi un popolo culturalmente portato all’obbedienza alla gerarchia e alla casta di potere. L’individuo si annulla di fronte allo stato che rappresenta l’autorità e questo è un lato del comunismo affine al confucianesimo . L'amico secondo noi sbaglia ad es

CO S.MARCO COMANDAVA: CRUDELI TORTURE?

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Un veronese amico nostro ci segnala un articolo anonimo (esiste per fortuna il pudore) in cui si stabilisce, pilluccando nei  secoli del"dominio" veneto, che la Serenissima era addirittura peggio, per la severità delle pene, del governo asburgico, che aveva notoriamente un debole per la forca.  Ma si tratta di disinformazione (speriamo in buona fede). Dati alla mano, fior di studiosi del settore affermano il contrario, se rapportiamo le sentenze ai tempi e agli altri stati europei.  Qui l'articolo idiota  /pene-leggi-serenissima-verona doday. Dopo aver perso il diritto naturale di essere stato e vederci negata persino l'idea di essere nazione, abbiamo visto in questi 200 anni, completamente travisati i princìpi di giustizia su cui si reggeva il dominio veneziano. una campagna che ha i suoi primi padri tra gli illuministi del 700 e che è proseguita poi con l'aiuto di una vera e propria campagna di falsità. Spicca tra tutte la leggenda del "forna

IL CORNO DOGALE.. O FORSE MEGLIO, I CORNI DOGALI

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Antonella Todesco riporta un brano molto interessante di Da Mosto in cui vengono spiegati i vari tipi di corno dogal e la sua evoluzione nei secoli. Da non perdere! Francesco Foscari Antonella Todesco ·  Lo storico veneziano Bartolomeo Cecchetti ci dà una dettagliata descrizione del corno dogale. Il famoso corno, chiamato secondo i tempi, Biretum, corona, corno o Zoia che fungeva da diadema sovrano, certamente di origine bizantina, ebbe, nelle varie epoche, forme diverse. Dapprima imitò il berretto degli imperatori d oriente costituendo una calotta un poco prolungata, poi, tra il XI e XII secolo fu diviso in due parti da un fiocco o da un bottone rotondo ed infine, nel XIII secolo assunse la forma del corno, prima molto appuntita, poi lentamente arrotondantesi. La stoffa con cui era fatto variò secondo i tempi. Il corno fu di sciamito tessuto in oro e in argento, di panno scarlatto, di damasco, di velluto cremisi, di tabí bianco con ornamenti di pelli rare, di gemme, di

IL DOGE CONDOTTIERE MOROSINI E LA GATTA

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Aggiungi didascalia Francesco Morosini, anche noto come il Peloponnesiaco (Venezia, 26 febbraio 1619 – Nauplia, 6 gennaio 1694), è stato il 108º doge della Repubblica di Venezia dal 3 aprile 1688 fino alla sua morte. Come tutti i Grandi personaggi della Storia aveva un carattere particolare, molto forte e con delle peculiarità che lo portarono in contrasto col padre,ad esempio, e ad imbarcarsi, per questo motivo,  fin da adolescente nella flotta militare veneta.  Odiava le donne, tanto che si poteva definire un misogino, e infatti non si sposò mai, lasciando la sua cospicua fortuna ai parenti, a patto che i nuovi nati portassero sempre  il suo nome.  L'unico amore della sua vita fu la sua gatta, una "soriana" che quando morì, volle far imbalsamare con un topolino tra le zampe. I gatti comuni pare si chiamino "soriani" proprio grazie a Venezia che importò questi graziosi animali domestici in gran quantità dalla "Soria", Siria, per ripul

RAPIRE LA MADONNA PER CHIEDERNE IL RISCATTO? SOLO I FRANCESI.

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 Scoronamento della veneratissima immagine della Madonna del Popolo, nella Cattedrale di Verona.  A leggere delle ruberie della soldataglia francese, agli ordini del generale Bonaparte, non si finisce mai di stupirsi. Così quando scopri che in quel di Verona rapirono la statua di una Madonnina, oggetto di culto popolare, ti chiedi cosa mai potessero insegnare di buono alle nazioni italiane, se non il ladrocinio pubblico, lo sprezzo per il sentimento religioso popolare, l’arrivismo sfrenato (Il futuro ‘empereur’ ne fu un esempio perfetto, accanto al culto del familismo). Ecco quanto accadde a Verona durante il sacco della città: Venuti a sapere che i rivoluzionari stavano per depredarla del diadema d’oro di cui era incoronata, uno dei capi della confraternita della Madonna del Popolo decide di sostituirlo e fa fabbricare, nel tempo di una notte, da un pio artigiano, una corona di rame dorato. Il mattino dopo, quando gli empi si recano a scoronare la Madonna e si avvedono che è d

L'ULTIMO EROE, ANGELO EMO E IL MISTERO SULLA MORTE

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Angelo Emo fu certamente un grande condottiero, l'ultimo che ebbe anche la fortuna di morire senza dover assistere alla fine della Patria veneta e della libertà dei suoi popoli. Di ritorno dalla gloriosa impresa di Tunisi, dove si inventò un nuovo modo per piegare il "bey" (comandante delle difese barbaresche) , attraverso piattaforme galleggianti piene di mortai, egli spirò; ma qualche studioso vede nella sua dipartita un giallo... Riporto quanto scrive Francesco Paolo Favaloro, persona di cui ho apprezzato le ricerche, ma che in questo caso non mi trova d'accordo: "L'ultima figura di spicco della storia militare veneziana è certamente l'Ammiraglio Angelo Emo al quale è legata l'impresa del bombardamento delle coste africane come ritorsione per i continui attacchi dei Barbareschi alla flotta mercantile veneziana. Angelo Emo era anche un ottimo tecnico e seppe comprendere lo stato di arretratezza  della flotta veneta rispetto ai nuovi svi

VENETKENS FIERI DI ESSERLO, ALLORA... UN ESEMPIO DI INTEGRAZIONE

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LA STELE di Isola Vicentina la conoscete, immagino. Ma forse non sapete che chi la scrisse era in realtà un Celta assimilato ai Veneti in un territorio di confine, che ribadiva con questa scritta MI SO VENETO, ORMAI, E SO FIERO DE ESARLO!(per dirla con la "lengua" dei veneti di oggi). Ne riportava anni  fa l'interpretazione scientifica esatta il sito Laruna.it che vi ripropongo. Dedico questo articolo al mio grande amico "e fradeo in san Marco, Antonio Grebano e a la so Susy" nonché a l'Indiana Jones " che ne ga scaricà co la Panda in due giorni na montagna de legna da bruzar". Beh, Antonio (Tony) ' ze un Veneto par selta' , nato in Puglia dove fin da piccolo vedeva sulla costa i nostri Leoni. E chi sa di storia veneta ne sa  anche il perché.   La stele di Isola vicentina è una lastra di pietra basaltica, di forma irregolare, con un’iscrizione e alfabeto venetici. L’iscrizione, integra, si dispone su quattro righe, la scrittura va da

LA PROMISSIONE DEL DOGE

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Antonella Todesco La promissione imponeva al Doge di adoperarsi sempre per il bene dello Stato; di non conseguire più potere di quanto gli era concesso; di fare eseguire le sentenze dei magistrati; di intervenire ai Consigli (dove aveva il ruolo di presidente); di curare l esazione del pubblico denaro; di vigilare alla buona conservazione della laguna (minacciata dai continui interramenti); di visitare periodicamente l Arsenale a stimolo di operosità, e ricerca dei bisogni; di sollecitare il disbrigo delle cause civili e dei processi criminali; di soprintendere agli Ospitali; d'osservare tutto ciò che era prescritto nel suo capitolare. Tra le restrizioni, a mano a mano introdotte dai Correttori (eletti dal Maggior Consiglio) meritano menzione quelle relative al divieto di ricevere doni da chicchessia; di uscire da Venezia senza la licenza del Maggior Consiglio; di aprire dispacci se non alla presenza dei suoi consiglieri; di parlare con ambasciatori stranieri senza l intervent

ANCUO' DE ZIOBA PARLEMO DEL SIOR RIOBA

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OGGI DI GIOVEDI' PARLIAMO DEL SIOR RIOBA.. Gioco di parole in veneziano per parlarvi di una bella leggenda che tutti nella Capitale dei Veneti, conoscono.  Si tratta di una statua privata del naso sostituito da un pezzo modellato in ferro che si accompagna ad altre due statue. Erano tre fratelli che costruirono gli edifici intorno alle statue. Il Sior Antonio Rioba (Signor Antonio Rioba) o Toni Rioba o solo Rioba, è una statua situata a Venezia, in Campo dei Mori, in Parrocchia della Madonna dell'Orto e nel sestiere di Cannaregio. Secondo una cronaca il vicino Palazzo Mastelli del Cammello (così detto per un cammello sulla sua facciata) e altri edifici che si affacciano sul campo vennero costruiti dalla famiglia dei Mastelli, giunta a Venezia nel 1113 dalla Morea (la regione nota come Peloponneso), quindi definiti "Mori". La famiglia era formata da tre fratelli: Rioba, Sandi e Alfani, i quali commerciavano sete e spezie. Secondo una tradizione tra gl

L'UNITA' DELLE SUE CLASSI ERA IL SEGRETO DI VENEZIA

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Stabilita l'aristocrazia ereditaria con la famosa serrata del Maggior Consiglio del 1297, seguita poi da varie restrizioni e con l'instituzione del Libro d Oro, sorse, accanto alla nobiltà, l'ordine dei cittadini suddiviso in Majores, Mediocres e Minores che assieme costituivano il Commune Venetianorum. I Mediocres formavano il secondo ordine dello Stato che ebbe anche il nome di "Cittadini originari". Questa parte più eletta del popolo esercitava le professioni liberali (medicina, avvocatura, notariato ecc), le arti nobili ( architettura, pittura scultura ecc) e la mercatura. Ma si sbagliava chi credesse che il popolo si lasciasse imporre il giogo dall' aristocrazia perché avvilito e senza coscienza politica e si troverebbe in errore anche a pensare che il Governo della Serenissima lo volesse ignorante e vizioso per poterlo dominare meglio. È vero il contrario tanto che anche nell' ultimo secolo di vita della Repubblica vi era nel popolo religione,

LA PRIMA PARLATA ITALIANA SCRITTA ERA IN REALTA' VENETA

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Questo articoloprend e spunto dal post comparso ne la pagina de  https://www.facebook.com/lavenetaindipendente/ Avrete sentito nominare l'indovinello veronese, trovato a margine di un codice latino del VIII secolo. Ebbene, gli studiosi da anni si accapigliano per stabilire se si tratta di latino con influenze veronesi o di parlata veneta veronese con qualche deformazione latina.  Nell'articolo che ho ripreso dal bel sito Veja.it di un "caro amigo" è spiegato tutto, anche che nel IX secolo, a Capua,  scrissero qualcosa che somigliava più al volgare... Ma nessuno nomina la lapide di Aquileia, del IV secolo (addirittura) in cui una vedova fece incidere per il marito CO VOL DEONI (co vol Dio, Pì VENETO DE CUSSì!) e Deoni è ancora usato a Caorle, mi dicono, ed è pure diventato un cognome locale, che porta con orgoglio una mia amica. separebabouesalbaprataliaaraba&alboversoriotenebae&negrosemenseminaba gratiastibiagimusomnip[oten]ssempiterned[eu]s   Se