CRISTOFORO MORO, UN DOGE SPECIALE, VI RACCONTIAMO PERCHE'


immagine da: https://it.wikipedia.org/wiki/Cristoforo_Moro

EUROPA VENETA ci manda:

9 novembre 1471: muore a Venezia il Doge Cristoforo Moro a 72 anni; per cogliere la straordinarietà della sua persona basterebbe la frase che fa incidere sul recto delle monete del suo Dogado: “Religionis et Iusticiae Cultor”. Dicono che era così devoto a Dio da rifiutare le grazie di una monaca che era fuggita dal convento per lui: eppure si dimostra gran doti da statista. Nel novembre 1463 presenta la proposta al Maggior Consiglio di dar appoggio alla Crociata indetta da Pio II per liberare la Terra Santa e il parlamento veneto lo designa a capo della spedizione, sicché il 12 agosto 1464 la sua flotta di 12 galere si unisce ad Ancona alle otto inviate dal Papa, ma tre giorni dopo il Pontefice muore e la spedizione va a monte.

Sotto il suo Dogado va in disuso il termine “Commune Veneciarum” per indicare la Repubblica e si addotta quello di “Signoria”.

Lascia tutti i suoi averi ai poveri e agli istituti religiosi, il suo corpo è deposto nella chiesa di San Giobbe scalzo e vestito da francescano, secondo le sue ultime volontà. Scrisse: “i libri sono pieni delle parole dei saggi, degli esempi degli antichi, dei costumi, delle leggi, della religione. Vivono, discorrono, parlano con noi, ci insegnano, ci ammaestrano, ci consolano, ci fanno presenti ponendole sotto gli occhi cose remotissime alla nostra memoria... Se non ci fossero i libri noi saremmo tutti rozzi e ignoranti, senza alcun ricordo del passato, senza alcun esempio; non avremmo conoscenza alcuna delle cose umane e divine; la stessa urna che accoglie i corpi cancellerebbe anche la memoria degli uomini”

Commenti

  1. Nel mondo veneto ogni cosa normale era straordinaria in sé.
    E' incredibile, innanzitutto, la totale adesione della classe dirigente (ma anche del popolo) alla Fede Cattolica.
    Basti leggere queste incredibili riflessioni del Doge sui libri, vale a dire sulla cultura.
    Egli ci dice che, in un certo senso, il sapere rende infiniti gli uomini.
    Purtroppo, la normalità del mondo odierno assomiglia ad una cecità immersa nel degrado e nella volgarità.
    Per noi Veneti, quindi, l'indipendenza non è solo un fatto politico, è anche un fatto esistenziale.

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