LE TASSE NELLO STATO VENETO


Ricerca di Antonella Todesco

IL PALAZZO DEI CAMERLENGHI (esattori delle imposte)

Le fonti principali, da cui provenivano il denaro e le rendite dello Stato della Serenissima erano le imposte dirette ( decima o campatico) con le loro molteplici addizionali come dadìe, sussidi e tasse militari; ed indirette (cioé i quintelli, le messetarie i dazi e il sale).
Si chiamava campatico l imposta sui territori proporzionata alla loro qualità per cui si divideva in due classi: in una che comprendeva gli arativi e l altra i prati e i boschi.
La dadìa era un imposta sopra i raccolti, proporzionata all' estimo di territori situati "di qua" del Mincio mentre per quelli al di là del fiume si chiamava "taglia ducale". 
Il sussidio ordinario (al pari delle tasse bancarie e delle genti d'arme) era destinato a mantenere i soldati e a provvedere agli alloggi per la cavalleria. Da questa venivano esclusi gli abitanti di Venezia e gli ecclesiastici.
Il quintelli (ossia il 5%) era una tassa sulla eredità devoluta al Magistrato delle acque per le riparazioni lagunari.
La messetarie era un tanto per cento sul prezzo delle merci e veniva pagato metà dal compratore e metà dal venditore. Veniva inoltre pagata la decima sull'immobile di proprietà che era di appena un trentesimo sul loro reddito.
Queste imposte, sebbene molteplici, erano assai miti, forse nemmeno la quarta parte di ciò che si paga ora (Rif. all anno 1973).
Altra fonte dell' erario veneziano erano le miniere con un 10% del guadagno a suo favore, e la Zecca che oltre all' utilità ordinaria sulle monete coniate per il tesoro pubblico, aveva anche quello derivante da altrui commissioni.
Il sale, benché tassato, costava molto poco, piu o meno 6 cent al kg per gli abitanti di Venezia e 12 cent per quelli di terraferma (ragguaglio del 1973).
Musatti

Una tassazione molto "soft" con esenzioni particolari qui non accennate per incoraggiare le industrie innovative nella tecnica produttiva, o per invogliare gli stranieri a portare nello stato veneto le loro fabbriche, specie nel settore tessile; quello che incominciò a distruggere la Venetia da tera, fu invece il dominio francese e, inutile dirlo, quello italiano, che significò fame, pellagra, e conseguente emigrazione.
Il Ministero delle Finanze, a Venezia, era nel Palazzo dei Camerlenghi.

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