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Visualizzazione dei post da giugno, 2017

EL VENEZIAN E £E DOPIE NE LE PARO£E, NA BEA POESIA

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Avertensa in versi scrita da Isepo Pichi nel 1747 par el proto de tipografia, che el gavea da stanpar la so traduzion del Bertoldo in venezian (N.d.R.) El venessian par secoli ze sta un poco la "mare" de tuti i dialeti veneti locali, me par interessante riproporve ' sta poesia divertente.                          Se avisa el proto de la stamperia,  Che dovendo stampar in venezian, No se deve osservar l’ortografia, 4Come ricerca el bel parlar toscan. Do P, do T, do R mal staria In Bepo, fruto, guera, al dir nostran; Le s’à da radopiar in uzzo e in azzo, Come luzzo, nastruzzo, giozza e brazzo. Anca per no se unir col toscanismo, Ma seguitar la nostra antica usanza; Quel che sarìa in le scole un barbarismo, Plural e singolar sta in consonanza: Nel parlar venezian no è sconcordanza Quei ride, senza far un solecismo; Quei ridono dirave un da Fiorenza; Qua la pratica e l’uso fa sentenza. La parola cussì con altre tante, Per levar ogni equivoco

LA DIFFICILE IDENTITA' DEI VENEZIANI MODERNI

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Fontego dei Todeschi Bisogna riconoscerlo: la gran parte dei veneziani si sente diversa dal resto della Venezia di terra, malgrado il nome della città che abitano rimandi ai Veneti che la fondarono. Una mia amica del posto mi spiegava il motivo di questa estraneità: lei di cognome fa "Todesco" ed è discendente appunto di un immigrato di lingua germanica che, assieme a tanti altri da ogni parte dell'Italia e dell'Europa, si stabilirono nella nostra Capitale per motivi commerciali e di lavoro. Il famoso Fondaco (Fontego) dei Tedeschi, è la testimonianza importante. Venezia come New York, quindi, città composta di immigrati di etnie diverse.  Ebbene cara amica, è successo alla Tua stirpe quanto ha descritto bene San Tommaso D'Aquino, citerò un bell'articolo di Radio Spada a proposito:  S. Tommaso menziona coloro che vogliono stabilirsi nel paese. E qui il Dottor Angelico mette una prima condizione per accettarli: il desiderio di integrarsi perfettamen

IL VENETO, O MEGLIO LA VENETIA MARCIANA? .

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Due giorni fa ho ospitato un importante intervento di Alessandro Mocellin, che tanti lettori ha avuto, rivolto anche al discorso riguardante il termine Veneto, che andrebbe modificato perlomeno in Venetia o Venezia; certamente non euganea, dato che si riferisce a una fantomatica popolazione precedente l'insediamento dei venetici o paleo veneti che poco ha inciso sulla nostra storia vera. Questo mi faceva notare l'illustre Davide Lovat, intellettuale veneto e cattolico di punta, ora direttore della bella rivista "Veneto Vogue", ospite gradito di casa mia. Lombardo-veneto si chiamò per un breve periodo preunitario il territorio: come sappiamo andò meglio ai Lombardi che quasi mai furono Nazione vera con stato ma sono certamente il popolo che ora abita la Lombardia, ma meno bene ai Veneti che si devono accontentare di un aggettivo tramutato in sostantivo, quasi qualcuno temesse che ridefinirci "Venetia" ci collegasse troppo a secoli e millenni di autonomia

LA FEDE PURA DEI NONI, DAL MONDO VENETO BRAZILIAN

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PREGHIERE DELA MATINA Ave Maria picinina Che leva su a la matina Come dir e come far Ricordar e digiunar Andar zo a quela pileta De àqua santa benedeta Par lavarse man e viso Par 'ndar in paradiso. El paradiso ze un bel logo E l'inferno tuto fogo. Pregjiera del matin Executor:Amélia T. Marca Soccol Serafina Correa- RS la fede e i Veneti di un tempo... rivada dal Brasile, dove ancora i veneti resiste.

Veneti <=> Veneziani? – Veneto, Venetia, Venetiae, Venezia, Venezie.

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Alessandro Mocellin ci spiega per bene quali termini sono corretti, quali sarebbero magari da cambiare, la loro origine e il senso, Bravissimo! Scopriamo chi siamo. È mia intenzione sollevare finalmente il necessario vespaio. Così sia: occorre fare chiarezza e mettere ordine in mezzo a tanta confusione e molte dicerie. Sarò breve e decisamente conciso ma completo, vista l'importanza del tema. “Veneti” è il nome che questa nostra popolazione (etnònimo) si porta dietro praticamente da quando esiste la civiltà in Europa. “Venetia” è invece un topònimo (nome di luogo) che ha come minimo 2000 anni di vita. Peccato che “Venetia” non sia il nome della città di Venezia, anche se ci assomiglia, perché “Venetia” è un nome comparso ben prima che esistesse la città lagunare, e definisce invece l'intero territorio afferente al mondo della civiltà veneta (el canton de i veneti – venetorum angulus, disse in latino il veneto Titus Livius). Se avessimo chiesto al primo Imperatore Romano, Cae

TRA CAPPELLETTI E STRADIOTI, QUAL'E' LA DIFFERENZA

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Anche per soddisfare la curiosità dell'amico e lettore Faccin, riprendo qualche riga del bel libro di Ennio Concina "Le trionfanti armate venete" ormai introvabile: "Intorno alla metà del XV secolo si incontra sempre più di frequente nelle venete storie il temine di "stradiotti", dal greco " stratiotiai ", letteralmente "guerrieri".  Sembra certo che, nonostante la massima parte fossero effettivamente greci, numerosi fossero gli albanesi che combattevano alla stradiota. " Venivano all'inizio convocati davanti al Senato (i comandanti) e una volta valutati, si procedeva all'ingaggio. Più tardi, partirono da Venezia dei reclutatori appositi per l'ingaggio nel loro territorio. L'arma tipica dello stradiotto, oltre alla spada e alla zagaglia, era un randello, una vera e propria clava con borchie o punte di metallo, che pendeva dall'arcione. un cappelletto Conosciuti per la loro celerità, capacità di imbos

L'E' VERO, L'E' VERO! ZE LA BARCA DE SAN PIERO!

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IL VELIERO O LA BARCA DI SAN PIETRO DA PREPARARE DOMANI SERA by verdi e contenti martedì,giugno 20, 2017 Sono da sempre affascinata dalle tradizioni popolari. ancor di più quando vantano origini antiche e legate al mondo rurale. Si avvicina il 28 giugno e con esso l’usanza de la Barca di San Pietro. Questa tradizione segue un’altra notte magica: quella del 23 giugno dove si fa la famosa acqua curativa di San Giovanni. -La leggenda narra che durante questa notte il sole (il fuoco,) si sposa con la luna,(l’acqua). Da questa credenza nascono i riti dei falò e della rugiada, presenti nella tradizione contadina. Durante questa notte Magica le piante e i fiori vengono influenzati da una particolare energia e per sfruttarle al meglio si può preparare l’acqua di San Giovanni. – Se anche voi vi avventurate alla ricerca di maggiori informazioni su la barca di Pietro ( o veliero) vi troverete di fronte a una serie di esperienze, significati e storie confuse. Poichè questa tra

PAOLO ERIZZO, UN ALTRO BRAGADIN, SEGATO VIVO DAL TURCO.

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Nel 1463 compare come bailo di Cipro: improvvisamente l'Erizzo passò dagli ambienti tranquilli delle magistrature lagunari a una carica di grande responsabilità, in un luogo in cui convergevano gli interessi economici e politici delle maggiori potenze del Mediterraneo. Il 28 febbraio1463 veniva sollecitato dal Senato a partire per l'isola. Nel periodo a cavallo al 1469 e il 1470 il bailo, sfruttando l'impegno militare degli Ottomani in Albania, si preoccupò di rafforzare le difese di Negroponte. Secondo Franz Babinger nella primavera del1470 l'Erizzo poteva disporre di potenti fortificazioni e di un presidio corposo e motivato. Tuttavia Domenico Malipiero, considerato una fonte attendibile, ricorda che aveva volutamente comunicato al Senato che l'isola poteva contare su ottime difese; intendeva così scoraggiare l'intervento turco perché in realtà era vero il contrario. Probabilmente l'isola era effettivamente ben difesa visto che i Turchi, che cominc

CASANOVA E LA LIBERTA' DELLA DONNA. ISLAM ED EROS

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Questa notarella non vuole certo fare del Casanova un eroe dell'Occidente. Fu un avventuriero, giustamente condannato dal governo di allora, in quanto appartenente alla massoneria e non vogliamo auspicare una società senza alcun freno morale. L'ideale sarebbe che le mogli fossero fedeli ai mariti, e viceversa, e che nessuno sentisse certi "stimoli" che rendono necessarie, ad esempio, le professioniste dell'eros. Ma quella è una società utopica, come ben sapeva il pur cristianissimo stato veneto, che quindi tollerava anche il peccato della carne, purché chi vi indulgeva, non facesse "pubblico scandalo". La prostituzione, ad esempio, era regolamentata, e aveva i suoi spazi. I guadagni erano tassati, come era giusto che fosse, senza alcuna ipocrisia, e le prostitute eran pur sempre esseri umani . Non erano considerate delle cose, come invece succede nei paesi islamici, a maggior ragione se praticano " quel mestiere". Alcune, lo sappiamo d

IL PRIMO STATO CON UN ARCHIVIO FU VENEZIA

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Simonetta Dondi dell'Orologio La Serenissima fu il primo Stato che creò un Archivio dove conservare tutti gli Atti deliberati dal Maggior Consiglio….. Nel 1266 il Maggior Consiglio decretò che tutte le sue deliberazioni fossero trascritte e ne fosse conservato un esemplare in Quarantia. Gli Avogadori del Comun nel 1271 erano obbligati a restituire i documenti, che avessero chiesto per loro uso, di annotare in appositi registri gli atti giudiziari da essi placitati in Maggior Consiglio e di restituire le sentenze ricevute dai singoli magistrati, senza trattenere copie. Ma l’esistenza di un vero e proprio Archivio lo conferma un documento….la deliberazione del 27 Ottobre 1283 in cui dopo aver accennato che le Leggi del Maggior Consiglio si trovavano scritte in dieci Libri, veniva nominata una Commissione incaricata di raccogliere in appositi registri solo quelle che erano ancora in vigore. Si suppone che la nascita della Cancelleria Ducale, ovvero il deposito principale degli att

IL RETTORE MARIN FALIER PRENDE A SCHIAFFI UN VESCOVO RITARDATARIO

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Marin Falier e il vescovo di Treviso.  Marin Faliero fu l’unico Doge accusato di alto tradimento, e finì sotto la mannaia. nella sua vita aveva comunque dato sempre prova di grande attaccamento alla Veneta Patria, e per questo fu eletto. Peccato abbia concluso la sua carriera in maniera così terribile.  Lo storico Pompeo Molmenti, riporta nel suo libro “Le dogaresse” un episodio: a Treviso in qualità di Rettore della città schiaffeggiò in pubblico il vescovo, arrivato in ritardo a una funzione pubblica. Era un’offesa alla repubblica di San Marco, che egli riteneva intollerabile. Ma la stessa implacabile severità fu a lui riservata: decapitato per alto tradimento, avendo ordito un tentativo di colpo di stato, il suo ritratto fu sostiuito, a Palazzo Ducale, da un drappo nero.

DIFFIDA SEMPRE DELL'UOMO AL POTERE, UNA LEZIONE DI STORIA VENETA

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Di Giovanni Distefano SENATORE, JACOPO TINTORETTO Il potere veneziano e la costituzione che lo regola sono basati su un principio molto semplice e saggio: la diffidenza verso coloro che esercitano il potere, un principio definito come “sospetto istituzionale” , per cui le persone al potere sono continuamente controllate e regolarmente sostituite (da noi oggi sarebbe una rivoluzione a 180 gradi, pensa che progressi abbiamo fatto, NdR ). Da ciò derivavano alcune regole fondamentali per la gestione dello Stato: 1) brevità delle cariche, cioè rotazione delle persone in tutte le Magistrature, con mandati per periodi molto limitati, quindi l’obbligo di lasciare il potere per lo stesso periodo (contumacia) . 2) Collegialità, quindi impersonalità del potere (essendo frammentato tra più persone). 3) Pluralità degli organi dello stato che si controllano a vicenda, il che ricorda il principio che gli americani definiscono ‘checks and balances’ (frammentazione del potere tra

I CORROTTI SAN MARCO LI BANDIVA O ARRESTAVA

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L’ASSISTENZA ai malati era un dovere degli stati cristiani, perciò, per individuare e colpire i profittatori e i ladri di risorse pubbliche si ricorreva anche alla delazione tramite le apposite bocche delle denunce, come quella che si trova alle Zattere, vicino alla chiesa di Santa Maria della Visitazione. Anche chi rubava o lucrava su beni donati per la carità o il mutuo soccorso rientrava nella categoria degli infami. Per questo nell’androne di Scuola Grande di San Marco, oggi ingresso dell’Ospedale Civile, una lapide immortala il reo comportamento del Guardian Grando che sottrasse risorse finanziarie e depauperò il patrimonio dei confratelli: ZUAN DOMENICO RIZZO FU GUARDIAN /  DELLA SCOLA DI SAN MARCO BANDITO /  DALL’ECCELSO CONSEGLIO DI DIECI PER / L’INFEDELTA’ DEL SUO MANEGGIO ET PER /  HAVER INTACCATI E VENDUTI LI CAPITALI /  DELLA MEDESIMA CON INIQUE FORME E /  FRAUDI ENORMI. Lo stato veneziano era inflessibile quando giudicava gli amministratori disonesti delle

ARBOREA VENETA IN SARDEGNA, SEMBRA PESEGGIA

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L'amico Danilo Morello è in vacanza in Sardegna e ha mandato questi scatti del paese di Arborea, popolato da coloni veneti, scappati dalla miseria della loro terra, devastata anche allora dallo stato italiano, che ci usava come serbatoio di uomini, famosi per la loro laboriosità, tanto che l'allora imperatore del Brasile, a fine Ottocento, chiese espressamente dei coloni veneti per dissodare parte delle foreste dello stato. Mi commenta: Alborea ex  terra di bonifica mussoliniana in Sardegna Popolata da veneti arruolati per la bonifica del 1936. Sembra de essere a Peseggia... case venete con giardino... mucche e caseificio... i veneti se distingue sempre... I nomi dei caduti

NAPOLEONE? UN MOSTRO COME STALIN E HITLER

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INTERVISTA ALLO STORICO CONSERVATORE, CHE IN UNA BIOGRAFIA DI BONAPARTE DEMOLISCE L’ IMMAGINE ROMANTICA DEL LIBERATORE DEI POPOLI «Napoleone, un mostro. Come Saddam Hussein» Paul Johnson: « Dal suo mito è venuto il totalitarismo del XX secolo »; LA CONDANNA Quelli che sterminano i loro avversari senza pietà, come Stalin, Hitler o gli arabi integralisti , sono suoi discepoli. Racconta Paul Johnson nel suo Napoleone che quando la notizia della morte di Bonaparte arrivò a Londra, il 3 luglio del 1810, fu porta a Giorgio IV con queste parole: «E’ nostro dovere informare Sua Maestà che il Suo peggior nemico è morto». Al che il re rispose: «Is she, by God!», è morta, ringraziando Dio!, pensando alla regina Carolina che non godeva di ottima salute. Il senso dell’ umorismo è uno dei tratti più vitali di questo storico inglese di destra, energicamente cattolico, che non ha alcuna comprensione per il mito romantico di Bonaparte tramandato dai Keats e dagli Shelley. Napoleone a Mar

LA CONDANNA DI CASANOVA E LA DIFESA DEI VALORI CRISTIANI

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Sto consultando " Storia della mia fuga di piombi " scritta da Giacomo Casanova, best seller dell'epoca (quando fu edito la prima volta, lui vivente), poi riportato integralmente nelle sue memorie.  E'stata ripubblicata molti anni or sono dalla Newton e il curatore Pietro Bartalini Bigi riporta anche egli i rapporti dell'informatore che entrò nelle confidenze del Casanova.  Poi vi sono le "fatture" dei falegnami e fabbri per le riparazioni dei danni causati dall'evasione. In data 29 settembre 1756 nel Registro degli Inquisitori, (Inquisitori di Stato, Relazioni del Segretario - B. 208).  Viene trascritta la sentenza, in questi termini: "Giacomo Casanova condannato ad anni cinque per colpe di religione con sentenza del 12 settembre 1755".  Malgrado le prove indiziarie evidenti della sua appartenenza alla massoneria mi pare si siano limitati, pur tenendo conto del quadro generale, ad imputargli il reato di blasfemia (autore di un l

ACCOGLIERE E AIUTARE TUTTI? VENEZIA RISPOSE "NO"

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ospizio di San Lazzaro dei mendicanti, Venezia CARITA' SECONDO GIUSTIZIA E MERITO L'immigrazione di massa aveva portato intorno agli anni 1527-1529 anche la diffusione di malattie epidemiche, quali la sifilide, la peste, il tifo. Se fino al Medio Evo, il povero, l'ammalato, era visto sempre come l'immagine del Cristo sofferente, da accogliere e sfamare secondo la volontà divina, ora i nuovi flussi, dovuti a carestie endemiche, rischiavano di mettere in pericolo l'esistenza stessa di una società ordinata-. Il mendicante chiede la carità, ma varcando le frontiere e vivendo senza dimora, rischia di seminare la morte e l'insicurezza, di perturbare l'ordine. Alla carità come pratica indiscriminata di cristianesimo, si va sostituendo un concetto nuovo, quello della carità secondo giustizia e merito . I nuovi elementi di giudizio inducono a distinguere tra poveri meritevoli di assistenza ed occupazione, e poveri oggetto di repressione. (G. Scarabello)

IL PRETE CHE STRAPPAVA GLI OCCHI AI CONTADINI MARCHESCHI

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La giustizia veneta, per chi conosce la storia, e non si perde dietro le baggianate di Alberto Angela sui Piombi, è nota agli studiosi per la sua imparzialità, mitigata, quando era il caso e si poteva, dalla carità cristiana; " non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te ", ammoniva una scritta nei tribunali, a memoria dei giudici. Succedeva però che, specie in epoche antiche, in cui vigevano la pena di morte e i supplizi, il tribunale comminasse la pena più severa, tra il tripudio del popolo. E' quanto accadde per la condanna alla pena di morte tramite "mazzuolamento" (ilcondannato metteva la testa tra due ceppi, e veniva finito colpi di mazza) di un prete friulano, il quale durante la guerra di Cambrai, aveva parteggiato per gli imperiali invasori, impegnandosi come capo guerrigliero contro l'esercito di San Marco. Anche allora, come poi succederà con l'invasione francese nel 1797, i migliori alleati del governo centrale furono i popo