ACCOGLIERE E AIUTARE TUTTI? VENEZIA RISPOSE "NO"

ospizio di San Lazzaro dei mendicanti, Venezia
CARITA' SECONDO GIUSTIZIA E MERITO
L'immigrazione di massa aveva portato intorno agli anni 1527-1529 anche la diffusione di malattie epidemiche, quali la sifilide, la peste, il tifo. Se fino al Medio Evo, il povero, l'ammalato, era visto sempre come l'immagine del Cristo sofferente, da accogliere e sfamare secondo la volontà divina, ora i nuovi flussi, dovuti a carestie endemiche, rischiavano di mettere in pericolo l'esistenza stessa di una società ordinata-.

Il mendicante chiede la carità, ma varcando le frontiere e vivendo senza dimora, rischia di seminare la morte e l'insicurezza, di perturbare l'ordine. Alla carità come pratica indiscriminata di cristianesimo, si va sostituendo un concetto nuovo, quello della carità secondo giustizia e merito. I nuovi elementi di giudizio inducono a distinguere tra poveri meritevoli di assistenza ed occupazione, e poveri oggetto di repressione. (G. Scarabello)
mendicante dimesso dall'ospedale con un abito nuovo e un po' di cibo
Nel Cinquecento si pongono le basi di una carità articolata secondo cui prevale l'appartenenza al territorio come discriminante prima, infatti il povero conosciuto e residente fa parte della comunità che deve farsene carico, come in una famiglia, e in cambio, assicura la perpetuazione degli equilibri sociali.

Le nuove leggi della Repubblica, nel 1528-29 prevedono una nuova etica della carità: agli "impotenti", cioè a quanti erano incapaci di mantenersi, si reputa di dover provvedere con priorità assoluta. (B. Pullan) I "poveri vergognosi", lavoratori o artigiani caduti nella miseria, viene concesso anche di potersi coprire con un saio e una maschera, per poter fare la questua in modo da celare la loro identità.
l'interno della chiesa di San Lazzaro, costruita anch'essa con donazioni private
I poveri provenienti da altre località dovevano invece essere frustati e rimandati ai luoghi di origine che dovevano provvedere ad assisterli mentre gli abili, sani e sfaccendati autoctoni dovevano essere avviati forzatamente ad attività che li inserissero nel mondo del lavoro.

Perciò i giovani robusti venivano imbarcati come mozzi nelle navi dove erano affidati ai capitani, gli altri, alla fine del Cinquecento furono collocati nell'Ospedale dei mendicanti.

Sunto da " VENEZIA LA SALUTE E LA FEDE" di Elena Vanzan - Marchini.

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