IL PRETE CHE STRAPPAVA GLI OCCHI AI CONTADINI MARCHESCHI
La giustizia veneta, per chi conosce la storia, e non si perde dietro le baggianate di Alberto Angela sui Piombi, è nota agli studiosi per la sua imparzialità, mitigata, quando era il caso e si poteva, dalla carità cristiana; "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te", ammoniva una scritta nei tribunali, a memoria dei giudici.
Succedeva però che, specie in epoche antiche, in cui vigevano la pena di morte e i supplizi, il tribunale comminasse la pena più severa, tra il tripudio del popolo. E' quanto accadde per la condanna alla pena di morte tramite "mazzuolamento" (ilcondannato metteva la testa tra due ceppi, e veniva finito colpi di mazza) di un prete friulano, il quale durante la guerra di Cambrai, aveva parteggiato per gli imperiali invasori, impegnandosi come capo guerrigliero contro l'esercito di San Marco.
Anche allora, come poi succederà con l'invasione francese nel 1797, i migliori alleati del governo centrale furono i popolani, che si rivoltarono contro gli imperiali e formarono bande armate, poi ordinate dal grande Doge Gritti, nelle truppe ausiliarie dette Cerne o Cernide.
Accadde così che il prete, che militava come alleato degli imperiali, facesse cavare gli occhi a questi poveri contadini catturati dalla sua banda per terrorizzare il popolo friulano.
" I Veneziani però, mentre andava all'assedio di Portogruaro, riuscirono a catturarlo. Tassini ricorda che mentre lo portavano a Palazzo Ducale, la gente voleva linciarlo. Le comunità di tutto il Veneto continuarono a battersi con eroismo anche quando il nostro territorio fu occupato dalle truppe imperiali, né c'era verso di farli desistere. Come constatò Macchiavelli, testimone oculare.
Nel 1514 il Consejo dei X condannò il prete a morte per alto tradimento.
Si era cominciato al mattino, con un processo veloce, celebrato davanti a ben sette vescovi suoi superiori, in modo di non dar tempo alla chiesa romana di intervenire chiedendo l'avocazione. Il Vescovo di Eraclea gli chiese se gli pareva di essersi comportato bene, ma egli non rispondeva.
Allora venne condotto nella vicina chiesa del castello, per la lettura pubblica della sentenza. e il vescovo di Lepanto, fattolo inginocchiare, lo spogliò dei paramenti sacri.
Il Sanudo, storico famoso, passando davanti alla piazzetta San Marco, ebbe modo di assistere all'esecuzione. Lla gente si accalcava in gran numero sotto al palco,e dal boia partì la prima mazzata. Ne seguirono altre quattro, per esser sicuri del decesso.
Ci volle mezzora buona per rizzare il robusto prete sulla forca, a testa in giù, ma, compiuta l'operazione, ecco che il morto si risveglia. Gli astanti si misero a scagliargli pietre addosso, "per abbreviargli il tormento" spiega lo storico Tassini.
Ma l'invlemente morale dei fatti è riassunta dal Sanudo: credo sentisse una crudel morte come merita li soi mensfati.
Estratto da Giustizia veneta Edizioni Filippi Venezia prima edizione
Succedeva però che, specie in epoche antiche, in cui vigevano la pena di morte e i supplizi, il tribunale comminasse la pena più severa, tra il tripudio del popolo. E' quanto accadde per la condanna alla pena di morte tramite "mazzuolamento" (ilcondannato metteva la testa tra due ceppi, e veniva finito colpi di mazza) di un prete friulano, il quale durante la guerra di Cambrai, aveva parteggiato per gli imperiali invasori, impegnandosi come capo guerrigliero contro l'esercito di San Marco.
Anche allora, come poi succederà con l'invasione francese nel 1797, i migliori alleati del governo centrale furono i popolani, che si rivoltarono contro gli imperiali e formarono bande armate, poi ordinate dal grande Doge Gritti, nelle truppe ausiliarie dette Cerne o Cernide.
Accadde così che il prete, che militava come alleato degli imperiali, facesse cavare gli occhi a questi poveri contadini catturati dalla sua banda per terrorizzare il popolo friulano.
" I Veneziani però, mentre andava all'assedio di Portogruaro, riuscirono a catturarlo. Tassini ricorda che mentre lo portavano a Palazzo Ducale, la gente voleva linciarlo. Le comunità di tutto il Veneto continuarono a battersi con eroismo anche quando il nostro territorio fu occupato dalle truppe imperiali, né c'era verso di farli desistere. Come constatò Macchiavelli, testimone oculare.
Nel 1514 il Consejo dei X condannò il prete a morte per alto tradimento.
Si era cominciato al mattino, con un processo veloce, celebrato davanti a ben sette vescovi suoi superiori, in modo di non dar tempo alla chiesa romana di intervenire chiedendo l'avocazione. Il Vescovo di Eraclea gli chiese se gli pareva di essersi comportato bene, ma egli non rispondeva.
Allora venne condotto nella vicina chiesa del castello, per la lettura pubblica della sentenza. e il vescovo di Lepanto, fattolo inginocchiare, lo spogliò dei paramenti sacri.
Il Sanudo, storico famoso, passando davanti alla piazzetta San Marco, ebbe modo di assistere all'esecuzione. Lla gente si accalcava in gran numero sotto al palco,e dal boia partì la prima mazzata. Ne seguirono altre quattro, per esser sicuri del decesso.
Ci volle mezzora buona per rizzare il robusto prete sulla forca, a testa in giù, ma, compiuta l'operazione, ecco che il morto si risveglia. Gli astanti si misero a scagliargli pietre addosso, "per abbreviargli il tormento" spiega lo storico Tassini.
Ma l'invlemente morale dei fatti è riassunta dal Sanudo: credo sentisse una crudel morte come merita li soi mensfati.
Estratto da Giustizia veneta Edizioni Filippi Venezia prima edizione
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