I VENETI ANTICHI E I CAVALLI

DALLA RIVISTA FOCUS a proposito della tomba del cavallo ad Oderzo venetica.

Presso i Veneti antichi la centralità del cavallo è un dato inequivocabile, ribadito dalle fonti letterarie, dai manufatti e dalle immagini relative ai cavalli: c'è assoluta concordanza in queste fonti nel sottolineare il ruolo primario, da protagonista, di questo animale nel Veneto del I millennio a.C.
Molti scrittori illustri, greci e latini, quali Omero, Alcmane, Esiodo, Pindaro, Plinio, Strabone associano il popolo dei Veneti alla fama dei cavalli da corsa che allevavano, usati nelle corse delle principali competizioni sportive del mondo greco. Sappiamo che nel 440 a.C. Leonte di Sparta vinse la 85ma Olimpiade proprio con dei cavalli veneti; così pure il geografo Strabone racconta che il tiranno di Siracusa, Dionigi il Vecchio, per il suo allevamento di cavalli da corsa volle i famosi puledri veneti.

I cavalli veneti erano quindi merce pregiata ben conosciuta ai Greci, merce che doveva costituire una fonte di ricchezza competitiva nel quadro degli scambi commerciali. Certamente i Veneti erano agevolati nell'allevamento equino, grazie alle ampie estensioni di pianura che ben si adattano a questo scopo. Ma l'aspetto primario del forte legame tra Veneti e cavalli, quello cioè del ritrovamento di sepolture equine in diverse località della regione (Adria, Altino, Este, Padova), viene illuminato da Strabone quando racconta che i Veneti sacrificavano un cavallo bianco a Diomede, eroe divino, domatore di cavalli. Non c'è da stupirsi del resto che alla centralità economica dell'attività allevatoria corrispondesse una centralità ideologica, così ben espressa nella sfera del sacro, i cui riflessi ricadono sia nel culto religioso che nel rituale funerario.


Nel Veneto antico, la consuetudine di sacrificare, probabilmente tramite soffocamento o annegamento, e seppellire i cavalli all'interno delle necropoli sembra correlarsi a cerimonie destinate a defunti di particolare importanza sociale. Anche nei santuari era offerto alle divinità il sacrificio di questi animali, sia con esemplari reali, sia simbolicamente con statuette o immagini su lamine. Venivano sacrificati generalmente i maschi - forse perché le femmine erano preziose per la riproduzione - di età diverse ma di una razza selezionata per la corsa, caratterizzata dalla taglia piccola e slanciata.

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