Veneti <=> Veneziani? – Veneto, Venetia, Venetiae, Venezia, Venezie.

Alessandro Mocellin ci spiega per bene quali termini sono corretti, quali sarebbero magari da cambiare, la loro origine e il senso, Bravissimo! Scopriamo chi siamo.
È mia intenzione sollevare finalmente il necessario vespaio. Così sia: occorre fare chiarezza e mettere ordine in mezzo a tanta confusione e molte dicerie. Sarò breve e decisamente conciso ma completo, vista l'importanza del tema.
“Veneti” è il nome che questa nostra popolazione (etnònimo) si porta dietro praticamente da quando esiste la civiltà in Europa. “Venetia” è invece un topònimo (nome di luogo) che ha come minimo 2000 anni di vita. Peccato che “Venetia” non sia il nome della città di Venezia, anche se ci assomiglia, perché “Venetia” è un nome comparso ben prima che esistesse la città lagunare, e definisce invece l'intero territorio afferente al mondo della civiltà veneta (el canton de i veneti – venetorum angulus, disse in latino il veneto Titus Livius).
Se avessimo chiesto al primo Imperatore Romano, Caesar Octavianus Augustus, chi fossero i “venetiani”, ci avrebbe probabilmente detto che sono gli abitanti della regione “Venetia”,
Le 11 "Regiones" dell'Italia imperiale, secondo Caesar Octavianus Augustus. Come si vede, Corsica, Sardegna e Sicilia non fanno parte dell'Italia. Prima di Caius Julius Caesar, non facevano parte dell'Italia nemmeno le regiones n. 8, 9, 10 e 11.

ma che non ha senso usare un nuovo etnònimo, visto che il nome “Veneti” va già benissimo, anche in latino. E così è anche per il greco: i Veneti – scritto in greco antico Ἐνετοί [leggi: hènetoi] – sono una delle poche popolazioni citate nell'Iliade di Omero (che, lo ricordiamo, in tutta la storia antica era “l'opera” per eccellenza, un po' come la Bibbia oggi). POI sorge Venezia, la città lagunare. Solo POI.

I Veneziani di oggi, per fortuna solo i meno avvezzi agli studi ed all'analisi critica, credono di elevarsi maggiormente vituperando i Veneti, con appellativi terricoli degni solo di chi li pronuncia, specialmente quando, incredibilmente, credono che i Veneziani non siano Veneti. A volte, però, gli umori pesanti di un orgoglio poco studioso e a tratti davvero illetterato possono annebbiare la vista.

Non si possono, infatti, dimenticare questi quattro elementi imprescindibili per una corretta visione della Storia Veneta e/o Veneziana. Eccoli per punti. 1. Se i Veneziani sono “quelli di Venezia città”, allora quando Venezia non c'era, non c'erano nemmeno i Veneziani. Ma i Veneti sì che c'erano, da almeno 1500 anni prima che esistesse Venezia. Quindi chi ha dato vita a Venezia? Chiaramente i Veneti. Logico, no? 2. Tutte le cariche più importanti a Venezia si rifacevano al mito Veneto, perché i Veneti erano ritenuti dagli autori classici essere una popolazione molto antica e quindi degna di superiore rispetto e considerazione (i Veneti sono citati da Omero, i Latini od i Romani invece no, gli Etruschi nemmeno e neppure i Galli). Le famiglie aristocratiche lo sapevano bene, ed il prestigio dei Veneti veniva continuamente evocato anche nelle cariche pubbliche: ecco qui qualche esempio dell'uso aggettivale “Venetus”, cioè “Veneto”, nella Repubblica di Venezia, cioè la Repubblica Veneta: Senatus Venetus, Ducatus Venetus, Dux Venetus (pure sulle monete, es.: Leonardus Lauredanus Dux Venetus), e qui in foto un libro del Settecento, il Novissimum Statutorum ac Venetarum Legum Volumen, rabbreviato in Novissima Veneta Statuta.
"Le Leggi Venete" dalla Tipografia Ducale Pinelliana, 1729

cioè “Nuovissimo Volume degli Statuti e delle Leggi Venete” (breve: Nuovissimi Statuti Veneti). Per fare un altro esempio, a Bernardino Zendrini fu eretto un busto onorifico definendolo “per nascita Camuno, per meriti Veneto”:
Aggiu"Le Leggi Venete" dalla Tipografia Ducale Pinelliana, 1729ngi didascalia
parola del Senato della Repubblica Veneta, che commissionò il busto, e siamo nel Settecento. Ripeto: Millesettecento, ossia fino alla fine della Repubblica si parla di Senato Veneto, Ducato Veneto, Doge Veneto, Leggi venete. Chiaro? 3. Il nome della città di Venezia in latino non è “Venetia”, ma “Venetiae”, cioè È SEMPRE PLURALE, un femminile plurale (che però non c'entra nulla con “le Venezie”, invenzione ottocentesca di cui si dirà alla fine). Infatti, il Doge era anche “Dux Venetiarum”, come il Patriarca è “Patriacha Venetiarum” (per chi non sa il latino, -arum è il suffisso del femminile plurale al caso genitivo; quindi, letteralmente, “Patriarca di Venetiae”). Perché i Veneziani sapevano che storicamente ed originariamente “Venetia” era l'intera regione. Del resto, “Venetia et Histria” continua a chiamarsi la Regione sulle cartine imperiali romane anche a Costantinopoli. Per esempio, durante il dominio dell’Imperatore Constantinus (anno 306) la “Venetia et Histria” si trova al centro della provincia detta “Italia Annonaria” che si estende molto a nord e molto ad est perché incorpora anche la Pannonia.
La provincia Annonaria ai tempi dell'Imperatore Constantinus I, 306. La regione "Venetia et Histria" si trova al centro di questa grande provincia imperiale.
La “Venetia et Histria” continua ad esistere con circa gli stessi confini anche sotto l’Imperatore Justinianus, e pure oltre, cioè 600 anni dopo Augustus).
Le 13 "Regiones" dell'Italia imperiale di Justinianus, dopo la guerra gotica, 553.

Del resto, Paulus Diaconus nella sua Historia Langobardorum (789) afferma con una chiarezza estrema, quasi definitoria, che: “Venetia enim non solum in paucis insulis, quas nunc Venetias dicimus, constat, sed eius terminus a Pannoniae finibus usque ad Adduam fluvium protelatur” (II, 14); tradotto: “la ''Venetia'' infatti non consta solo di poche isole, che chiamiamo ''Venetiae'' [''Venetias'' è senza dubbio accusativo plurale di ''Venetiae'', NdT], bensì il suo termine si estende dai confini della Pannonia fino al fiume Adda”. Perché un plurale? Molto probabilmente, per la genesi pluricentrica di Venetiae. Infatti, un ultimo tassello dev'essere apposto. 4. “La città di Venezia” non esiste: “Venezia” (da Venetiae) non è il nome della città lagunare composta di 6 sestieri come credono tutti. Assolutamente no. “Venetiae” è il nome della forma confederativa che presero i 13 centri della c.d. “Venetia maritima” che INSIEME costituivano il Ducatus Venetus, o Ducatus Venetiarum. Ecco quali erano questi 13 centri, nell'elencazione latina dello storico Johannes Diaconus, intorno all'anno 1000: Gradus (Grado), Bibiones (Bibione), Caprulae (Caorle), Eracliana (Civitanova), Equilus (Jesolo), Torcellus (Torcello), Morianas (Murano), Rivoaltus (Rialto), Metamaucus (Malamocco), Pupilia (Poveglia), Clugies minor, Clugies maior (Chioggia) e Caput argilis (Cavarzere). Quindi, per indicare l'agglomerato insulare urbano, non dovremmo dire “Venezia”, ma “Rialto”. Quelli che oggi improriamente chiamiamo o si chiamano “veneziani”, sono in realtà “rialtini” (gli abitanti dell'ottavo centro dei 13 elencati da Johannes Diaconus), così come chiamiamo “gradensi” quelli di Grado e “chioggioti” quelli di Chioggia. “Veneziani”, tecnicamente, possono essere in senso stretto tutti e solo coloro che abitano in questi centri o isole, che formano “Venetiae”, la confederazione del Ducatus Venetus o Venetiarum. “Veneziani”, tecnicamente, possono essere in senso lato tutti gli abitanti della Venetia come regione, ma lì, ove possibile, si può usare Veneti, da almeno 3200 anni.
Notarelle aggiuntive: le altre lingue (inglese, francese, tedesco, italiano) In inglese, i “Venetian
painters” nei grandi musei londinesi, per esempio, non sono solamente i pittori veneziani (Canaletto, per citare il più noto), ma in realtà tutti i pittori veneti (compreso cadorino Tiziano, il castellano Giorgione, il bassanese Da Ponte, il veronese Veronese, etc.,.): Venetians are those who come from Venetia, the region. Non a caso, i dispacci diplomatici francofoni e anglofoni sulla Questione Veneta del 1866 parlano di “Venetia” (eng) e di “Vénétie” (fra) per nominare la regione, dove per la città si usa “Venice” (eng) e “Venise” (fra). I germanofoni, usano “Venetien” per la regione e “Venedig” per la città. Il Regio Decreto italiano n. 3300 del 1866, parla di annessione de “la Venezia” (non certo de “il Veneto”, termine inesistente). Appare chiaro che, per logica conseguenza morfologico-linguistica, i “Venetians” (eng), “Vénitiens” (fra), “Veneziani” (ita) sono gli abitanti della regione da cui prendono il nome, cioè dalla regione “Venetia”, che a sua volta è la terra “dei Veneti”.
La Regione amministrativa italiana: ... Veneto o Venetia? Inutile dire che “Veneto”, come nome della Regione, è una invenzione assai recente e viva nella sola toponomastica (amministrativa) italiana; scelta a mio avviso infelice per tre motivi. Anzitutto, deriva dall'aggettivo del “Regno Lombardo-Veneto” inventato al Congresso di Vienna nel 1815, e dare ad una regione un nome che non è un sostantivo, ma un aggettivo, è davvero sminuente: oltretutto, non si capisce come mai gli amici Lombardi abbiano la Lombardia, mentre ai Veneti non spetti la Venetia; o, al contrario, perché ai Veneti tocchi il nome della “Regione Veneto”, mentre al di là del Mincio non ci sia la “Regione Lombardo”. In secondo luogo, “Veneto” è maschile, mentre “Venetia” è femminile, e la popolazione veneta è da sempre legata di più al mito del femminino che del mascolino. La divinità principale dei Veneti antichi è Reitia: è Lei, Dea Madre, che guida il carro del Sole (mentre nel mondo greco-romano è la divinità maschile Apollo). Venezia stessa, è raffigurata come una donna: anzi, come la Venere che nasce dalle acque. Infine, sradicare un nome di territorio storico come “Venetia” che vanta il prestigio incredibile di una continuità di oltre due millenni (almeno dal primo imperatore romano ad oggi) per impiantarvi un topònimo completamente nuovo come “Veneto”, istituzionalizzato appena 47 anni fa, è semplicemente ridicolo. Per carità: si può benissimo accettare “Veneto” come nome del distretto amministrativo italiano, anche perché nessuno altro se non la Costituzione della Repubblica Italiana può esprimere i nomi delle Regioni della Repubblica Italiana che essa ha decretato. Ma il territorio storico dei Veneti è altra cosa, ed ha il suo nome storico: “Venetia” (lat, eng), “ła Venesia” (vec), “la Venezia” (ita), “(die) Venetien” (deu), “la Vénétie” (fra), “Βενετικὰ” ([venetikà], gre).
“Le (Tre) Venezie”? Per quanto riguarda invece “le Venezie”, specialmente nella formazione tripartita, è chiaro che trattasi di una invenzione del glottologo Graziadio Isaia Ascoli, che in un suo saggio del 1863 non nasconde di essersi inventata la tripartizione (la chiama “questo nostro battesimo”) ed anzi lo propone direttamente alle diplomazie italiane per far valere i diritti della neonata Italia sui territori della Venezia propria (il Veneto, ci tocca dire oggi per farci capire, anche se a quel tempo la Venetia comprendeva anche Pordenone e quasi tutto l'udinese), ma anche della presunta “Venezia Tridentina” (il Trentino) e della “Venezia Giulia”, con centro Trieste e che terminava fino a Pola. Ecco pronta la triade Venezia-Trento-Trieste (le tre capitali delle tre Venezie di suo conio) che diventerà il ritornello della politica estera italiana fin dal 1861 (anno dell'Unità) e sarà soddisfatto solo con la Prima Guerra Mondiale, quando il Regno d'Italia mangerà il secondo e pure il dolce di questo menu à la carte dell'irredentismo in tre portate.
Questa de “Le Venezie”, insomma, è una trovata dell'Ascoli, ma vale la pena farci sopra due considerazioni. In primis, assommando i territori che l'Ascoli descrive come “tre Venezie”, si ottiene grossomodo la dimensione della “Regio X: Venetia et Histria” dei tempi del primo imperatore romano Octavianus Augustus (esclusa l'area tra il Mincio e l'Adda). In secundis, ancora più interessante per i Veneti di oggi, è che l'Ascoli giustifica l'esistenza di “Tre Venezie” non solamente con il solito argomento geografico (dalle Alpi al Mare), ma anche con un argomento linguistico... veneto!
Leggiamo insieme le sue esatte parole (G. I. Ascoli, 1863): “Trieste, Roveredo, Trento, Monfalcone, Pola, Capodistria, parlano la favella Vicenza, di Verona, di Treviso; Gorizia, Gradisca, Cormons, quella di Udine e di Palmanova”. In altre parole, la continuità toponimica che garantisce l'irredentismo targato Ascoli 1863, non è l'italofonia (nessuno parlava italiano) né una storia comune, ma proprio, e lo dice lui stesso, la presenza della lingua veneta: Trento e Rovereto (per la Venezia Tridentina), poi Trieste e Monfalcone (per l'area Giuliana) e giù fino alla punta meridionale dell'Istria, ossia Pola, passando per Capodistria, giacché, dice e scrive, esse “parlano la favella di Vicenza, di Verona, di Treviso”. Un'unità linguistica friulana è poi ravvisata direi giustamente tra i territori di Gorizia, Gradisca, Cormons, Udine e Palmanova.
Insomma, anche per l'Ascoli la “Venetia” è una regione storica (tanto che ne individua tre sottotipi), ma soprattutto il criterio ascrittivo per Ascoli è linguistico: l'unità della Venetia si basa sulla presenza di due lingue in contiguità, ossia il friulano tra Palmanova, Cormons, Udine, Gradisca e Gorizia, ed il veneto in un continuum che da Trento porta a Pola, attraverso Rovereto, Verona, Vicenza, Treviso, Monfalcone, Trieste e Capodistria.

A questo punto, non possiamo non chiederci cosa diranno illustri professori universitari d'oggi, che seguitano ad affermare che non esiste nessuna lingua veneta, ma solo un ammasso informe di dialetti che vanno ciascuno per conto proprio. Ascoli non è d'accordo con questa visione polverizzata in voga nei corridoi universitari: Trento e Rovereto, Trieste e Monfalcone, come Capodistria e Pola “parlano la favella di” Treviso, Vicenza e Verona, dice l'Ascoli, dunque la stessa, non “una cosa simile a”, ma proprio “parlano la favella di”. E se a Capodistria si parla come a Vicenza, Treviso, Verona, significa che anche Treviso, Vicenza e Verona parlano tra loro la stessa identica favella. Ascoli nel 1863 conferma; professori di oggi negano. Ma in fondo, Graziadio Isaia Ascoli, è solamente il padre della glottologia e della dialettologia scientifica in Italia.
[per l'immagine 1, si ringrazia YukioSanjo - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=28998531] [per l'immagine 2, si ringrazia GiacomoZ] [per l'immagine 3, si ringrazia AndreaD] [per l'immagine 4, si ringrazia Federico Canpanjoło, per rielaborazione su LuigiD1111 - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=55034947] [per l'immagine 5, si ringrazia Casmiki - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=18500964] [per l'immagine 6, si ringraziaFederico Canpanjoło]
_________________________________________________________________________________________ Tratto da “Veneti, Chi Siete?” e parte del “Corso par ProMotori Culturali Veneti” tenuto dall'Academia de ła Bona Creansa. sito Academia: www.academiabonacreansa.eu vien catarne so FaceBook: https://www.facebook.com/academiabonacreansa/ canałe YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCMC5xlnJiXYbMLmsnCrV07A canałe Telegram: https://t.me/AcademiaLenguaVeneta

Commenti

  1. Mah! Il fatto è che anche i nomi cambiano. Il Friuli oggi esiste come Friuli e la Venezia Giulia come Venezia Giulia; la Lombardia orientale che un tempo faceva parte della X Regio e poi della Venetia et Histria non è certo Veneto e nemmeno più parte della Venetia romana che non esiste più da secoli e secoli. Il nome più antico è quello legato alla iscrizione di Isola Vicentina che riportava l'etnico "venetikens" e poi a l'espressione di Livio "venetorum angulus". Venetia è soltanto il nome che in tarda epoca romana venne adoperato per indicare un'area vasta dove la popolazione più politicamente e storicamente significativa erano i veneti. Non è che il toponimo Venetia sia meglio di Veneto, sono soltanto due diverse modalità che richiamano periodi storici differenti. La Venetia romana e la Venetia bizzantina non esistono più da miliaia di anni o da molti secoli e quindi non ha alcun senso recuperare toponimi di realtà politico amministrative che sono morte e sepolte da tanto tempo. Ciò che esiste invece è il Veneto che non è soltanto un aggettivo ma un nome, il nome proprio al singolare dei Veneti. Nome che a me non dispiace e che non sento il bisogno di sostituire con altri per indicare la terra dei veneti o la Patria Veneta.

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    2. In realtà non è vero che si tratti di cosa solo antica: l'uso di "Venetia" per indicare l'intera regione compare anche nell'Ottocento, fino all'annessione all'Italia. Come ho scritto:

      ---Non a caso, i dispacci diplomatici francofoni e anglofoni sulla Questione Veneta del 1866 parlano di “Venetia” (eng) e di “Vénétie” (fra) per nominare la regione, dove per la città si usa “Venice” (eng) e “Venise” (fra). I germanofoni, usano “Venetien” per la regione e “Venedig” per la città. Il Regio Decreto italiano n. 3300 del 1866, parla di annessione de “la Venezia” (non certo de “il Veneto”, termine inesistente). Appare chiaro che, per logica conseguenza morfologico-linguistica, i “Venetians” (eng), “Vénitiens” (fra), “Veneziani” (ita) sono gli abitanti della regione da cui prendono il nome, cioè dalla regione “Venetia”, che a sua volta è la terra “dei Veneti”.---

      Grazie del contributo
      AlessandroM

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  2. Veramente un articolo da apprezzare per le tante informazioni preziose raccolte ed esposte bene

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