LA CONDANNA DI CASANOVA E LA DIFESA DEI VALORI CRISTIANI
Sto consultando "Storia della mia fuga di piombi" scritta da Giacomo Casanova, best seller dell'epoca (quando fu edito la prima volta, lui vivente), poi riportato integralmente nelle sue memorie.
E'stata ripubblicata molti anni or sono dalla Newton e il curatore Pietro Bartalini Bigi riporta anche egli i rapporti dell'informatore che entrò nelle confidenze del Casanova.
Poi vi sono le "fatture" dei falegnami e fabbri per le riparazioni dei danni causati dall'evasione. In data 29 settembre 1756 nel Registro degli Inquisitori, (Inquisitori di Stato, Relazioni del Segretario - B. 208).
Viene trascritta la sentenza, in questi termini: "Giacomo Casanova condannato ad anni cinque per colpe di religione con sentenza del 12 settembre 1755".
Malgrado le prove indiziarie evidenti della sua appartenenza alla massoneria mi pare si siano limitati, pur tenendo conto del quadro generale, ad imputargli il reato di blasfemia (autore di un libello che conteneva frasi blasfeme, che direbbero oggi gli inquisitori delle scene di masturbazione col crocifisso?).
E questo dimostra ancora una volta come la cosiddetta "Repubblica laica" (il monumento ottocentesco a Sarpi volle essere il suggello a questa "rilettura" ad usum delphini) considerò sempre, fino all'ultimo giorno, come elemento essenziale al buon governo, la difesa dei valori cristiani.
carta canta, come si dice.
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