VENETI E VENEZIANI, UNA NAZIONE INESISTENTE

QUESTO LEGGEVO poco fa in una pagina web dove si faceva notare che Venezia fu una città dominante, e non costruì mai una nazione, per cui i Veneti come popolo non esistono.La Dominante faceva riferimento a se stessa, noi “campagnoli” e gli altri popoli del suo commonwealth erano solo sudditi sottomessi a una aristocrazia sia pure illuminata, caratterizzata dal buon governo. Persino qualche “indipendentista” d’accatto ogni tanto ci casca, e riprende e sposa le teorie propinate a fine anni ‘90, riassunte le libro “Venetismi” edito apposta nell’area radical chic “italianista” e che conservo con ogni cura, al primo propagarsi dell’incendio indipendentista.

I fatti del campanile avevan messo paura, evidentemente.

Ricordo e ribadisco che Venezia, accogliendo le spoglie marciane, in un’epoca in cui la Religione era il pilastro delle società, diventava di fatto il punto di riferimento delle chiese della Venetia et Histria, che San Marco aveva evangelizzato.

se nell’ottavo secolo ritornò San Marco in laguna quello che avvenne dopo ne fu un logico sviluppo: espandendo il suo territorio verso la terraferma e le coste della Dalmazia, i veneziani ricomposero una antica unità culturale e spirituale: l’Adda ridiventava il nuovo confine che si rifaceva a un antichissimo passato e i Veneti, da “lombardi” fittizi, ritornarono finalmente ad esser veneti, assieme ad altri popoli e nazioni che venete non lo erano state. Semplice, no?


Fu la massa dei sudditi a riconoscersi nella nazione attraverso San Marco, il cui culto era sempre stato vivo e continuerà ad esserlo fino alla fine.

Questo anche grazie alla politica di contenimento e di contrasto degli antichi poteri feudali, di origine imperiale o addirittura longobarda, che l’aristocrazia veneziana seppe attuare, per cui il popolano, l’artigiano, il contadino, si sentiva protetto da Venezia e contro la classe nobiliare locale, che vedeva con diffidenza. Diffidenza che manifestò ed esplose in rivolta, sia nella terraferma con l’invasione napoleonica, che in Istria e Dalmazia, anche dopo con l’arrivo degli austriaci. Rivolte in nome di San Marco. Sempre.

Inutile elencare qui l’apporto dei Veneti nei campi più disparati (commercio, arti varie, musica, pittura, architettura) come anche delle altre Nazioni. Senza di esse la Venezia che conosciamo, non esisterebbe nemmeno.

Fu uno scambio intenso, in ogni campo, innegabile, per cui quando l’Italia istituì le regioni, nessuno mise in dubbio la legittimità del Leone marciano nel vessillo scelto a rappresentare nuovamente “l’angulus Venetorum”. Molto più ristretto, è vero, ma scrigno della Memoria e della Civiltà veneta e veneziana.

Noi Veneti moderni ne siamo gli eredi, non neghiamo ad altri di dichiararsi Veneti quanto noi (Lombardo Veneti, Friulani e Dalmatini), anzi ne siamo orgogliosi, ma se la riscossa, il percorso verso la nuova indipendenza della nostra Nazione ripartirà, questo accadrà solo se il Veneto si metterà in moto, quale custode di una civiltà che è simboleggiata dal Leon e di cui la Capitale, città fondata da fuoriusciti Veneti è la culla.

Rimando anche a questo articolo: /veneti-e-veneziani-stato-da-tera-

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