ATTILA E LE ORDINATE MIGRAZIONI DELLE COMUNITA' IN LAGUNA

Le migrazioni di interi popoli

Infatti, le straordinarie vittorie riportate inizialmente sui Goti dal generale Stilicone che avevano fatto ben sperare, vennero invece ben presto vanificate dallo stesso giovane ed inetto imperatore d’Occidente Onorio che condannando a morte per tradimento il valoroso generale, aveva irrimediabilmente segnato le sorti del suo stesso impero e della sua gente.

Alarico conquistando Roma aveva ormai aperto la strada ad altri eserciti, ad altri popoli ”barbarici” che da decenni premevano irrequieti ai confini dell’impero. E così, dopo i Goti, sarà la volta degli Unni, dei Sarmati, dei Vandali, che ad ondate successive si riverseranno nella penisola diventata, ormai, facile terra di conquista.

E da una remota terra stretta tra il fiume Volga e il corso settentrionale del Danubio, mossero gli Unni di Attila, nel 452, alla volta dell’Italia dopo aver devastato con le loro scorrerie i Balcani e aver costretto la stessa Bisanzio ad una umiliante pace. Al seguito del potente re guerriero si muoveva un’orda composita di tribù germaniche e slave che penetrando nell’Illiria e nella Gallia, dove furono finalmente battuti dal generale Ezio, ebbero giusto il tempo di saccheggiare orribilmente gran parte dell’Italia settentrionale seminandovi terrore e desolazione. Abili e feroci guerrieri a cavallo – sul cavallo combattevano, ma anche dormivano, e mangiavano quasi esclusivamente carne cruda o appena fatta macerare tra la sella e il corpo dello stesso animale -, gli Unni tuttavia, non conoscevano la navigazione marittima, indicando alle popolazioni venete terrorizzate, una possibilità di salvezza: il mare e le sue isole.

E così gli abitanti di Aquileia, distrutta e saccheggiata, trovarono scampo a Grado mentre la medesima via prendevano anche le altre popolazioni dell’area. L’insediamento dei diversi gruppi di fuggiaschi non dev’essere avvenuto, tuttavia, in modo del tutto casuale e disordinato. I profughi probabilmente, si muovevano dalla terra ferma in gruppi già ben definiti, sicuramente quelli parentelari, preferendo dirigersi verso zone comunque non troppo lontane o del tutto sconosciute. Ecco così gli aquilensi veleggiare verso Grado, gli abitanti di Concordia verso l’isola di Caprula, quelli di Altino a Torcello e i Padovani a Malamocco e a Rivus Altus (Rialto), il futuro cuore politico e commerciale di Venezia.

Le relazioni con i centri di terraferma restavano ancora ben salde, dato che il trasferimento non aveva ancora assunto un carattere definitivo. Ma altri eserciti, altri popoli dovevano ancora scontrarsi da lì a pochi anni nella penisola e la laguna allora, rappresenterà un sicuro e definitivo rifugio. Quanto ad Attila, ci volle tutto il carisma e l’autorità di un Papa come Leone I per bloccarne la discesa verso Roma. L’ondata devastatrice finalmente si ritirava.

Fonte: srs di Giuseppe Gatteri, Antonio Viviani, Francesco Zanotto, Giuseppe Grimaldo, Laura Poloni, Giorgio Marenghi; da STORIA VENETA, volume 1, SCRIPTA EDIZIONI

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