ECO PARCHE' MANDARIA ALBERTO ANGELA AI PIOMBI.
Go scumissià dal titolo in £engua veneta, ma l'amigo Alessandro Mocellin proseguirà el me discorso in altra sede in 'sta forma, mi par farme lezar da tuti, £o farò in 'talian.
Alberto Angela non è uno sprovveduto, uno che non sa la storia. Se la ignora, vien dunque da pensare che lo faccia per scopi suoi: magari per sostenere un discorso negazionista che va avanti con i Veneti, ormai dal 1866. Anche di recente la Corte Costituzionale ha sostenuto che, "confluiti" nel mare magnum dell'Italia, con l'annessione del 1866, noi Veneti, bontà loro, abbiamo cessato di esistere. Piero prima, Alberto Angela poi, si guadagnano lo stipendio portando avanti questa tesi che li costringe a negare la storia di una Nazione vecchia di 3200 anni.
Ieri sera, con la trasmissione "Questa notte a Venezia", il buon Alberto sembra aver dato il meglio di sé, infilando una perla dietro l'altra,.. ne citerò alcune, partendo dal nome stesso della città, da sogno, come decantava lui stesso, che deriva il suo esistere dai Veneti. Cosa ovvia, direte voi. Mica tanto: parlando della nascita, non ha accennato al motivo del suo nome (città dei Venetici) e preso dalla sua missione negazionista, a Torcello, con la statuetta di un venetico del V secolo a.C. in mano, ritrovata in loco, ha parlato di vari popoli presenti nella penisola, tra cui gli Etruschi, senza mai nominare i paleo veneti. Questo produceva l'effetto di far pensare che gli Etruschi fossero presenti in laguna, e non i Veneti, mai nominati.
Mi sono ricordato con una precedente trasmissione, in cui faceva partire la storia dei Veneti, dalla presenza romana in Verona, ponendosi davanti alla famosa Arena (romana anch'essa!). Quindi un bimbetto, a cui nelle scuole venete non spiegano nulla, ha la sensazione che i Veneti antichi, nel millennio precedente la romanizzazione, non siano mai esistiti.
Partito da questo presupposto, tutto poi è possibile.
Ecco che il Doge impersonato da un attore veneziano, nel 1300, parla di "schei" invece che di "bessi" (Goldoni docet) usando un termine nato solo nel 1800, con l'arrivo degli austriaci, per indicare in lingua nostrana le loro monete più piccole: abbreviazione del tedesco Scheidemünze cioè "moneta divisionale". Come anche "Franco" per indicare le monete con l'effige di Franz Iosef, Cecco Beppe, insomma.
Che lui ci narra del passaggio della flotta veneta nelle mani austriache, già nel 1797, quando in realtà questo avvenne concretamente qualche anno dopo. Ma solo per gli uomini che la formavano, per la tradizione marinara, dato che dopo l'invasione francese, di navi era rimasto ben poco....
Insomma, una narrazione negazionista, incasinata, anche se, con uno sforzo immane, a un certo punto gli è uscito un "Venezia e i veneti" a denti stretti e per sbaglio.
Rassegnati, caro Alberto, Venezia è la città fondata dai Veneti, e ha un precedente che la spiega, e di cui tu NON hai parlato: la magnifica Altino, tanto amata dai tuoi romani, posta ai bordi della laguna, era lo sbocco naturale dell'entroterra veneto, collegato così a tutto il Mediterraneo. Ma tu, ci sei mai stato al museo di Altino? dici che è romana anche quella? ma daiii... era una città veneta, anche se era un emporio marittimo come Venezia e aveva tra i suoi canali, presenze di tanta altra gente del Mediterraneo, come poi accadrà a Venezia.
Pensa che meravigliosa trasmissione ne sarebbe uscita, se solo tu avessi studiato un po' di più la storia dei Veneti. O meglio, se tu ne avessi voluto parlare. Ecco, per queste tue omissioni, io ti ci manderei ai Piombi, almeno per qualche mese: così magari potresti studiare l'universo carcerario veneziano, che era ben altro da quello che hai illustrato.
Mostrare i Piombi è come dire che il sistema carcerario italiano è rappresentato dal regime di 41 bis che si pratica per gente come Totò Riina. Le carceri venete erano ben altro: il detenuto poteva riceverci persino la moglie in apposite stanze, comunicare con l'esterno, autogestirsi e lavorare guadagnando qualche cosa. Leggiti i saggi dello storico Gullino, di Scarabello. Altro che camera delle torture e ponte dei sospiri. La mitezza delle pene era proverbiale e comprovata da statistiche di studiosi seri, rapportata ai tempi e alle altre nazioni europee.
Naturalmente hai chiuso in bellezza, con Veronica Franco, Casanova, le bische e le 15mila prostitute, in una città enorme e cosmopolita, tollerate come una necessità naturale, ma non certo "incoraggiate" dalle pubbliche autorità.
Ecco quindi il Settecento veneziano riassunto come un insieme di sesso, musica (Vivaldi) e... mancava solo la droga. Poi eravamo al completo. Dello straordinario apporto dei veneti (specie nel Settecento) alla cultura europea si capiva poco o niente, alla fine, dopo tre ore di trasmissione.
Cari saluti da un veneto, dal Veneto al mondo, in difesa della Verità.
Alberto Angela non è uno sprovveduto, uno che non sa la storia. Se la ignora, vien dunque da pensare che lo faccia per scopi suoi: magari per sostenere un discorso negazionista che va avanti con i Veneti, ormai dal 1866. Anche di recente la Corte Costituzionale ha sostenuto che, "confluiti" nel mare magnum dell'Italia, con l'annessione del 1866, noi Veneti, bontà loro, abbiamo cessato di esistere. Piero prima, Alberto Angela poi, si guadagnano lo stipendio portando avanti questa tesi che li costringe a negare la storia di una Nazione vecchia di 3200 anni.
Ieri sera, con la trasmissione "Questa notte a Venezia", il buon Alberto sembra aver dato il meglio di sé, infilando una perla dietro l'altra,.. ne citerò alcune, partendo dal nome stesso della città, da sogno, come decantava lui stesso, che deriva il suo esistere dai Veneti. Cosa ovvia, direte voi. Mica tanto: parlando della nascita, non ha accennato al motivo del suo nome (città dei Venetici) e preso dalla sua missione negazionista, a Torcello, con la statuetta di un venetico del V secolo a.C. in mano, ritrovata in loco, ha parlato di vari popoli presenti nella penisola, tra cui gli Etruschi, senza mai nominare i paleo veneti. Questo produceva l'effetto di far pensare che gli Etruschi fossero presenti in laguna, e non i Veneti, mai nominati.
Mi sono ricordato con una precedente trasmissione, in cui faceva partire la storia dei Veneti, dalla presenza romana in Verona, ponendosi davanti alla famosa Arena (romana anch'essa!). Quindi un bimbetto, a cui nelle scuole venete non spiegano nulla, ha la sensazione che i Veneti antichi, nel millennio precedente la romanizzazione, non siano mai esistiti.
Partito da questo presupposto, tutto poi è possibile.
Ecco che il Doge impersonato da un attore veneziano, nel 1300, parla di "schei" invece che di "bessi" (Goldoni docet) usando un termine nato solo nel 1800, con l'arrivo degli austriaci, per indicare in lingua nostrana le loro monete più piccole: abbreviazione del tedesco Scheidemünze cioè "moneta divisionale". Come anche "Franco" per indicare le monete con l'effige di Franz Iosef, Cecco Beppe, insomma.
Che lui ci narra del passaggio della flotta veneta nelle mani austriache, già nel 1797, quando in realtà questo avvenne concretamente qualche anno dopo. Ma solo per gli uomini che la formavano, per la tradizione marinara, dato che dopo l'invasione francese, di navi era rimasto ben poco....
Insomma, una narrazione negazionista, incasinata, anche se, con uno sforzo immane, a un certo punto gli è uscito un "Venezia e i veneti" a denti stretti e per sbaglio.
Rassegnati, caro Alberto, Venezia è la città fondata dai Veneti, e ha un precedente che la spiega, e di cui tu NON hai parlato: la magnifica Altino, tanto amata dai tuoi romani, posta ai bordi della laguna, era lo sbocco naturale dell'entroterra veneto, collegato così a tutto il Mediterraneo. Ma tu, ci sei mai stato al museo di Altino? dici che è romana anche quella? ma daiii... era una città veneta, anche se era un emporio marittimo come Venezia e aveva tra i suoi canali, presenze di tanta altra gente del Mediterraneo, come poi accadrà a Venezia.
Pensa che meravigliosa trasmissione ne sarebbe uscita, se solo tu avessi studiato un po' di più la storia dei Veneti. O meglio, se tu ne avessi voluto parlare. Ecco, per queste tue omissioni, io ti ci manderei ai Piombi, almeno per qualche mese: così magari potresti studiare l'universo carcerario veneziano, che era ben altro da quello che hai illustrato.
Mostrare i Piombi è come dire che il sistema carcerario italiano è rappresentato dal regime di 41 bis che si pratica per gente come Totò Riina. Le carceri venete erano ben altro: il detenuto poteva riceverci persino la moglie in apposite stanze, comunicare con l'esterno, autogestirsi e lavorare guadagnando qualche cosa. Leggiti i saggi dello storico Gullino, di Scarabello. Altro che camera delle torture e ponte dei sospiri. La mitezza delle pene era proverbiale e comprovata da statistiche di studiosi seri, rapportata ai tempi e alle altre nazioni europee.
Naturalmente hai chiuso in bellezza, con Veronica Franco, Casanova, le bische e le 15mila prostitute, in una città enorme e cosmopolita, tollerate come una necessità naturale, ma non certo "incoraggiate" dalle pubbliche autorità.
Ecco quindi il Settecento veneziano riassunto come un insieme di sesso, musica (Vivaldi) e... mancava solo la droga. Poi eravamo al completo. Dello straordinario apporto dei veneti (specie nel Settecento) alla cultura europea si capiva poco o niente, alla fine, dopo tre ore di trasmissione.
Cari saluti da un veneto, dal Veneto al mondo, in difesa della Verità.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaHa anche detto che Venezia è cominciata a diventare importante solo nel 1500, quando invece dettava legge nel Mediterraneo già nel 1204, con la presa di Costantinopoli, dovuta non a rapina dei cavalli ecc., ma a ritorsione per i maltrattamenti subìti dalle già migliaia di veneziani che vi vivevano. Ha trascurato completamente l'espansione in terraferma, fin dal 1300.
RispondiEliminaGrazie, Maurizio. Il guaio è che la più parte dei veneti è rimasta incantata dal contenitore, Venezia, sempre incantevole, ma non ha capito la enormi lacune storiche, volute o meno, che erano presenti nella pur lunghissima trasmissione. Ho inviato anche una lettera al Gazzettino, spero la pubblichino.
RispondiElimina