CHERSO E I LEONI SAN MARCO NON HA MAI FATTO GUERRA ALLA STORIA, ALTRI SI...
Lo scempio dei Leoni fu anche austriaco, a Cherso, dove i veneto-dalmati rimpiangevano troppo le antiche libertà marciane.
Di Luigi Tomaz.
Il leone stilita che svetta sulla colonna di piazza delle Erbe a Verona, abbattuto dalla Municipalità nettamente minoritaria nel 1797, sotto il dominio dei Francesi, è stato ricostruito in anni che i veronesi hanno ormai dimenticato e per loro è una delle tante cose ovvie della città. come le Arche dei loro antichi signori Scaligeri, che Venezia ha rispettato in secoli ritenuti bui, tramandandoci i loro blasoni che sono stati sui pennoni di Verona prima del Gonfalone di San Marco. Venezia non ha mai fatto guerra alla Storia! Come a Verona, in ogni altra città: Crema, Bergamo, Vicenza, Padova...
Nell'isola di Cherso, due stemmi angioini del re d'Ungheria che per cinquant'anni ha regnato sull'isola nella seconda metà del 1300, hanno trascorso intatti e in bella vista, su una vera da pozzo, i successivi 400 anni veneziani.
Il Leone di Cherso, abbattuto nel 1797 (questa volta dagli austriaci) ha continuato invece a morire nei 200 anni seguiti. Sostituito sulla torre nel 1905, dal Comune, col permesso del governo austriaco, con uno simile e coevo conservato sul fondo della baia, è stato abbattuto dai partigiani slavi nel 1943.
Sulla particolare resistenza dei chersini a dimenticare la loro repubblica, fa fede il fatto unico in tutta l'Istria e la Dalmazia, dell'abbattimento dei Leoni ordinato dal comandante austriaco nel 1797.
Furono eliminati dai bastioni, dalle porte delle mura, dal campanile del Duomo, dal balcone del Palazzo pubblico, dalla Torre civica dell'orologio.
Un diario anonimo ci ha lasciato lo stupore sbigottito sia per i leoni, che per le armi di difesa della città, sequestrate.
"Fece scalpellare tutti i Leoni, che fossero attorno le porte della Città, al Orologio, e quello sopra il pergolo del Palazzo, così anco un gran dipinto sotto la Loggia del Conte, spedì tutti i Canoni a Fiume, due bellissime Perjere (mortai), moschetti, balle ecc.."
Nel 1803 il Comune detiene ancore le chiavi delle porte della città, che vengono chiuse dalla sera alla mattina, fino a che un tenente si spazientisce di non poter passare con i suoi uomini di ronda, arresta un custode e gli porta via le chiavi. Nella protesta inviata alle autorità austriache di Zara, un riconoscimento e un rimpianto delle antiche libertà: Sotto la signoria veneziana le chiavi erano state in possesso del Comune, per l'addietro vero e unico Custode di ogni potere."
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