MA L'AUTONOMIA .. A CHE PUNTO SIAMO? COME SEMO MESSI
Molti Veneti si chiedevano e si chiedono a che punto siamo con la trattativa, anche considerato il momento favorevolissimo per ottenere il massimo possibile. Infatti Zaia chiederà tutte e 23 le materie previste, mentre l'Emilia ex rossa, ne chiederà solo 18. Due articoli del Gazzettino, di gennaio e giugno ci aiutano a capire.
Il Gazzettino del 13 Febbraio 2018:
“Autonomia, accolte le obiezioni venete. Zaia: ora la bozza è firmabile”
VENEZIA - «Firmabile». Luca Zaia accoglie con soddisfazione la nuova bozza, appena inviata da Roma, dell'intesa tra lo Stato e il Veneto sui nuovi poteri della Regione. «Se la direzione è quella di avere accolte le nostre istanze, dico che la bozza è firmabile». La prima bozza, che il sottosegretario Gianclaudio Bressa aveva inviato anche a Lombardia ed Emilia Romagna, aveva ricevuto pesanti critiche da Zaia.
Prima di tutto, a Zaia non sta bene che la stessa bozza sia stata inviata a tre Regioni. La Costituzione vigente infatti prevede un'autonomia differenziata, oggetto di trattativa tra ogni singola Regione e lo Stato, modellata sulle esigenze di ciascuna Regione, non un modello di autonomia uguale per tutti. Infatti il Veneto, a differenza delle altre Regioni, ha chiesto tutte e 23 le materie che la Costituzione prevede possano essere attribuite alle Regioni che le chiedano, e quindi, osservava Zaia, «la previsione di un modello di autonomia uguale per tutti contraddice il dettato costituzionale» e non tiene conto delle peculiari esigenze di autonomia di una Regione come il Veneto.
Il secondo fronte aperto da Zaia è quello dei fondi. La Costituzione prevede che lo Stato, insieme alle competenze, trasferisca per intero, alle Regioni, le quote di gettito erariale finora utilizzate per gestire quelle materie. Quote di Irpef e di Iva, insomma, che devono restare in Regione. Mentre la prima bozza ricevuta da Roma insisteva con il modello anni Settanta dei trasferimenti statali, cioè con le tasse che vengono incassate tutte dallo Stato il quale poi gira i fondi alle Regioni secondo il famigerato criterio della "spesa storica": che significa che le Regioni sprecone potranno contare ancora su trasferimenti consistenti, mentre le Regioni ben gestite vengono "punite" con trasferimenti inferiori. Zaia ha proposto che, per ciascuna competenza trasferita, i fondi vengano stimati in base al fabbisogno standard medio nazionale, in modo che poi le Regioni siano spinte alla maggiore efficienza possibile, e i risparmi vadano a vantaggio dei propri cittadini.
La nuova bozza "apre" alle posizioni di Zaia, sia sulla compartecipazione della Regione ai tributi erariali, sia sull'abbandono del criterio della spesa storica. E il governatore lo riconosce: «Buona parte delle osservazioni sono state accolte, adesso stiamo valutando nel dettaglio, dobbiamo lasciar tempo ai professori della delegazione trattante del Veneto di esprimere il loro giudizio.
Ma diciamo che non siamo più a metà del guado, siamo un po' più verso riva», ha detto ancora Zaia. «La spesa storica se n'è andata - ha spiegato -, quindi vuol dire che il lavoro è stato fatto». «La compartecipazione su più tributi c'è, ci sono altri aspetti da approfondire» ha aggiunto Zaia sottolineando che «dopo le elezioni ripresenteremo ovviamente queste istanze, visto e considerato che il percorso dell'autonomia è lungo e impegnativo». «Certo è che non faremo sconti a nessuno» ha concluso il presidente del Veneto.
Il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, ha riconosciuto il ruolo di punta svolto da Luca Zaia e dal Veneto nella trattativa con Roma: «Grazie a Luca il testo è molto migliorato. Adesso c'è la compartecipazione a uno o più tributi erariali e c'è la fine del sistema dei trasferimenti statali, vuol dire che una percentuale dei tributi resta qua. E poi ci sono i fabbisogni standard calcolati su base nazionale».
Il Gazzettino del 21 giugno 2018:
“Autonomia, si lavora anche sulle bozze dei decreti delegati”
VENEZIA – il 20 giugno giornata di lavoro a Venezia per la delegazione trattante veneta con professori, avvocati e dirigenti, tra cui Bertolissi, Antonini, Zanon, Gasparin, ecc. stanno preparando la bozza di legge-delega da presentare al Parlamento.
Zaia punta su una legge che delegherebbe il Governo con un testo abbastanza breve. il Governo poi emanerebbe una serie di decreti legislativi più dettagliati.
Tuttavia, la legge-delega del Parlamento prevedrebbe di trasferire tutte le 23 materie richieste dalla Regione ai sensi dell’art. 116 della Costituzione e autorizzerebbe il governo a gestire i rapporti con la Regione.
Addirittura, gli esperti della Regione non solo si sono cimentati a scrivere il testo della legge-delega parlamentare, ma presenteranno pure i testi dei singoli decreti legislativi governativi. Questo lavoro andrà avanti per l’estate.
Zaia se ne è potuto, quindi, uscire con la dichiarazione che “il progetto dell’Autonomia per il Veneto è pronto ”.
Gli ha fatto eco il Presidente del F.V.G. Fedriga che rivendica maggiori competenze sulla scuola e non dover pagare soldi per la sanità di altre Regioni.
Il Ministro per le Autonomie Erika Stefani ha concluso il giro di consultazioni con le tre Regioni che si erano impegnate in intese con il Governo Gentiloni, quindi anche Lombardia ed Emilia Romagna.
Il Presidente di quest’ultima, Bonaccini, annuncia che alla sua Regione interessano 15-16 competenze, dato che – secondo lui – la promozione del turismo e l’energia dovrebbero restare in capo allo Stato italiano.
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