LA PIARDA DI CASIER, il primo porto di Treviso



Sulle rive del Sile di 4000 anni fa 
un fiorente commercio di oggetti in bronzo e rame.
Spada ad antenne in bronzo trovata in una cava di ghiaia a sud di Treviso

Lo sfruttamento delle cave di ghiaia di Casier, durato oltre un secolo, ha permesso di avere le testimonianze dell'importanza che aveva Treviso con il suo fiume nell'economia delle genti tra l'Adriatico e l'arco alpino.
Il suo porto, fino a due secoli fa, sorgeva su una piàrda a due passi dal centro città.
Porticciolo o piàrda di Casier
Piàrda: Termine tipico della navigazione interna con cui viene indicato un «tratto di argine posto sulla curva di un canale o di un fiume dove la barca può accostarsi per caricare o scaricare merci». (G. F. Turato, F. Sandon, Canali e Burci). Per estensione, porto fluviale.

Altra inquadratura della piàrda di Casier

Ponte Dante "dove Sile e Cagnan s’accompagna".

Cino Boccazzi scriveva sul I° numero di “Quaderni del Sile” (maggio 1978):
< Il nostro Sile è stato ... la culla di una straordinaria cultura che inizia alla fine dell'Eneolitico per passare per l'età del bronzo ed arrivare a quella del ferro. In un ambiente diverso da quello odierno, fatto da un ampio fiume e di lagune con isolotti ricoperti da querce colossali, fiorì una cultura palafitticola di cui si sono trovate cospicue tracce durante gli scavi industriali per l'estrazione della ghiaia. Oltre al continuo affioramento di tronchi gigantesci di rovere, alti anche 26 metri che scardinavano i secchielli d'acciaio delle draghe, vennero in superficie tronchi di olivo con tutte le olive carbonizzate. Le profondità da cui affioravano, oltre ai legni, ossa di cervo, bue, cavallo, cinghiale, cane delle palafitte, spade, asce, pugnali, falci, spilloni, variava dai 5 ai 10 metri sotto l'attuale livello del fiume. Il dato più interessante è che tale materiale, cui si mescolavano oggetti appartenenti all'età del ferro, veniva rinvenuto confusamente sotto un unico strato alluvionale di 4/5 metri di ghiaia pura che lo separava nettamente dall'attuale letto del fiume, segno di un grande evento alluvionale (un Vajont del 5°/4° secolo a.C.) che aveva distrutto tutte quelle culture … > 
Sulla riva destra del Sile si trovava il primo porto della città, ora nell'ex distretto militare c'è la sede staccata dell'università Ca' Foscari di Venezia



Treviso nel 1951 quando esisteva ancora il salto al ponte Dante, sulla riva destra del Sile si può notare l'alberatura della riviera che portava al distretto militare dove ai primordi si trovava il porto della città
Il fiume Sile era navigabile dalla laguna fino al porto di Treviso (oggi quel posto sarebbe di fronte a Palazzo San Paolo in riviera Santa Margherita dove c'è la sede dell'Università Ca' Foscari, che nel secolo scorso ospitava il distretto Militare) di fronte al ponte Dante "dove Sile e Cagnan s’accompagna". 
Purtroppo gli scavi effettuati a valle del capoluogo hanno aumentato la velocità della corrente ed abbassato il livello del corso d'acqua, il rovescio “positivo” di questa medaglia è che hanno portato alla luce una grande quantità di reperti, in buona parte visibili oggi al Museo Bailo di Treviso.
Nel primo ventennio del '900 l'area fu utilizzata come cava, oggi è diventatato il "cimitero dei burci" all'interno dell'area naturale protetta del Parco Naturale Regionale del fiume Sile. Tutto il parco è visitabile grazie al percorso ciclo-pedonale realizzato da qualche anno
Le cave di Casier, località a sud della città, aperte sul confine con Silea e Villapendola (fraz. di Treviso) hanno dimostrato che nell'età del bronzo, la zona doveva essere stata un centro di smistamento di manufatti metallici. Negli anni '50, in pieno boom economico legato alla ricostruzione post bellica (metà Treviso era andata distrutta dai bombardamenti degli alleati essendo uno dei nodi ferroviari più importanti del nordest), le draghe scavavano fino a 12-13 metri e con la ghiaia tiravano su spade, pugnali, coltelli di rame e di bronzo ma anche cocci di anfore e di vasi di terracotta. Gli operai addetti al controllo dei cucchiai delle draghe dovevano fare attenzione al ritrovamento dei tronchi di legno, i vecchi raccontano del ritrovamento di un tronco dal diametro di 3 metri che per portarlo a riva hanno lavorato per circa due mesi, domeniche comprese. Questo legname, una volta asciugato diventava duro come l'osso, con molta fatica veniva segato e diviso tra gli operai che se lo portavano a casa per scaldarsi d'inverno.

Augusto Krull conosceva bene sia questa attività sia quelli che vi lavoravano (proprietari delle cave, capi-draga ed operai), i cui figli ed eredi si ricordavano delle sue incursioni fino alla fine del secolo scorso che per qualche lira riusciva portarsi a casa spade e vasi. Anche i cocci raccoglieva che con molta pazienza metteva assieme per ridar loro la forma originale. 

La ghiaia presente nell'alveo del Sile risalirebbe all'ultima glaciazione (circa 10.000 anni fa) e sarebbe stata portata dalle conoidi del Piave, come tutto il “materasso ghiaioso” che ricopre buona parte dell'alta pianura trevigiana.
Il Sile, essendo un fiume di risorgiva, non ha più ricevuto apporti di ghiaia, quindi quella esistente va considerata “fossile” ed è stata estratta fino a che la vena non è stata esaurita o i costi erano diventati insostenibili.
Dossi fluviali nella pianura veneta orientale

Molto probabilmente durante l'era glaciale il ramo del Piave di Montebelluna passava per Treviso e l' attuale Sile si è sovrapposto a questa antica direttrice occupandone l'alveo.

Le origini della città di Treviso, quindi, non sono state influenzate solamente dal Sile, ma anche dal Piave che nell’antichità ha creato un unico asse idrografico.
I cinque colli (i dossi) su cui è sorta la città di Treviso, in blu i flussi dei corsi d'acqua prima di essere regolati nel medioevo e come li possiamo vedere al giorno d'oggi

La presenza di questi dossi (terreni rialzati e asciutti) ha permesso il popolamento della pianura e l’insediamento negli attuali centri storici di Treviso e di Casier. Il terreno, dove oggi risiede il centro storico di Treviso, è costituito da cinque dossi sabbiosi divisi dal corso dei paleofiumi che circondavano la città, il Sile e il Botteniga.

La grande alluvione del 589 (Rotta della Cucca) colpì buona parte del Nord-Est tanto da essere considerata una forma di diluvio universale che trasformò l'idrografia della pianura padana. Prima di quell'evento il Sile sfociava nella laguna a nord di Venezia condividendo lo stesso letto del Piave e quando quest'ultimo uscì dal suo alveo dirigendosi verso levante si divise in molti rami di cui il principale si sistemò nel letto del Piavon tra Cessalto e Chiarano. Nei pressi di Cessalto si trova ancora il suo letto originale ad una profondità di 20 metri circa.
Sempre in seguito alle alluvioni, nell'800 il Piave si diresse verso Eraclea fino a sfociare nella laguna di Burano. Dopo le alluvioni selvagge, avvenute tra il 900 ed il 1100, il limo alzò i terreni invasi dalle acque di almeno un metro. 
Fino al XV° sec. sfociava a Portegrandi di Quarto d'Altino, ma nel 1683 la Serenissima ne deviò il corso tramite il canale Taglio del Sile per trasferirne le acque sul vecchio letto del Piave, a sua volta deviato più ad est (per cui l'ultimo tratto viene detto anche Piave Vecchia). Tutti interventi mirati per evitare l'interramento della laguna.  Il Sile oggi sfocia nell'Adriatico andando a dividere il Lido di Jesolo dal Litorale del Cavallino (porto di Piave Vecchia).
Nella buona stagione è possibile imbarcarsi a Casier, come pure a Casale sul Sile, per scendere il fiume, raggiungere la laguna ed il bacino di San Marco dopo aver visitato le isole di Murano, Burano e Torcello. L'esperienza vissuta è unica, soprattutto in primavera quando c'è l'esplosione dei colori e della vegetazione.

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