LE STRADE ROMANE LE STRADE DEI VENETKENS

di Paolo Zambon


cippo miliero a Fener 


E' abbastanza noto agli archeologi, in particolare a quelli che hanno indagato a fondo l'ambito veneto, in primis il Bosio, il Fraccaro, il Rosada e molti altri di bravi, che i romani sono stati sempre abilissimi a sfruttare e a far proprie le esperienze altrui, in primo luogo relativamente alla viabilità, riutilizzando antiche "piste" tracciate dai "Veneti" e ritenute da loro valide, potenziandole e lastricandole con i famosi "basoli". 


Un esempio su tutti la pedemontana della Valcavasia che arrivava al Piave dalla lombardia, l' Aurelia (da Padova ad Asolo e la feltrina da Treviso a Montebelluna, dove un perfetto rettilineo costituiva il cardo massimo della centuriazione del Montello, un agro che aveva una pendenza costante del 3-4/00, ideale allo scolo delle acque, fino alla linea delle risorgive. 

tratto della via Claudia Augusta attuale

Quanto all'Annia, essa era costruita ai margini lagunari, pertanto a seguito delle imponenti alluvioni tra tarda antichità e alto medioevo, specialmente quella tremenda del 589 che provocò la variazione di percorso in molti fiumi della regione, venne a perdere progressivamente la propria importanza. 
La stessa Postumia, nata come strada di arroccamento, dalla calata di Alboino in Italia in poi, il quale scelse una strada ai margini pedemontani friulani e veneti (stradalta), al di fuori dei presidi militari di Aquileia e dell'oppidum Altinate, perse anch'essa d'importanza strategica, almeno per il tratto veneto a vantaggio della strada pedemontana costruita su terreni più asciutti.

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