PERSANO, LO SCHETTINO DI CAVOUR, PROMOSSO AMMIRAGLIO
Eccolo, il nostro damerino |
Certo che a leggere il curriculum di Persano, quella testa di legno che con navi di ferro fu sconfitto a Lissa, da uomini di ferro con navi di legno, uno si chiede come mai un incapace e fifone, nato tra le risaie di Vercelli abbia potuto comandare la flotta da guerra italiana. E poi capisce tante cose, di questa nazione fallita già dalla partenza, affidata nelle mani di incapaci, imbroglioni e trafficoni. Proprio come oggi, vien da dire. Eccovi cosa di racconta di lui Lorenzo Del Boca e capirete anche perché ho citato Schettino nel titolo: egli lo imitò per ben due volte. Ma questo non fermò la sua folgorante carriera.
"Questo Persano era la persona sbagliata nel posto sbagliato. Era originario di Vercelli, dove l'acqua era quella delle risaie non superava di uno spanno.
Non sapeva nuotare, e quando era sul ponte di comando, si assicurava di essere affiancato da due marinai robusti che fossero in grado di toglierlo dall'impaccio, al momento del naufragio.
Come era possibile obbedire a un fifone che pretendeva coraggio?
Le malelingue assicuravano che si trattava di un figlio naturale di Carlo Alberto, mal'incrocio delle date rende la cosa impossibile. Ma questo accadeva perché nessuno sapeva spiegarsi una carriera irrituale e del tutto immeritata.
Accanto a Tegetthoff, che gliele suonò a Lissa irridendolo poi con la celebre frase. |
Persano, al comando di una barchetta, riuscì ad incagliarsi, in Liguria, quando sopra ci stava il re.
E si ripeté in Sardegna al comando del Governolo. Quella volta, oltre al re, erano stati imbarcati il duca di Genova e il Principe di Carignano. Voleva fargli risparmiare mezzora di navigazione e, invece di seguire la rotta normale, si lanciò audacemente dentro gli scogli della Maddalena, col risultato di prenderne uno in pieno e trovarsi con la fiancata squarciata.
Proprio come Schettino.
Allora i personaggi reali non annegarono ma dovettero esser trasbordati su un altro scafo. Persano finì a processo davanti alla corte marziale che lo condannò alla perdita del grado per sei mesi.
Poi, esiste sempre un appello, fu prosciolto perché sulla carta quello scoglio non era stato segnalato .
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