IL BUON GOVERNO ATTRAVERSO LA COLLEGIALITA' DELLE DECISIONI

Caratteristica essenziale e generale dello stato veneto era la collegialità.
Tutti gli organi della Repubblica avevano infatti di regola una struttura collegiale e molto rari erano i casi di organi monocratici per lo più muniti di poteri rappresentativi come il Doge.
Quando la natura della funzione richiedeva che il potere fosse affidato a una sola persona, al titolare si affiancava un sistema di controllo che eliminava sul nascere ogni possibile prevaricazione dal rigoroso ambito di competenze prefissato.
L'organizzazione della collegialità rispondeva a una serie di poteri generali: 
-il numero di componenti era di solito proporzionale alla importanza delle funzioni; il principio generale di stemperare le responsabilità, portava ad aumentare, per affari particolarmente importanti, il numero dei membri del Collegio, con la designazione di speciali "Zonte", aggregazione di esperti al "Collegio"con funzione talora delimitate ai singoli affari. 
-carattere comune di tutti i collegi era la parzialità del loro rinnovo: i componenti non venivano eletti tutti in una volta ma veniva praticata un'elezione parziale, con continue e frequenti immissioni di elementi nuovi, il che impedì sempre il formarsi di maggioranze precostituite.
Altra caratteristica fu la temporaneità delle cariche pubbliche, tranne che per il Doge ed i procuratori di San Marco i cui incarichi erano a vita, tutte le altre magistrature erano di durata breve, inversamente proporzionale al grado di potere esercitato.

Da "Guida alle Magistrature" di Catia Milan, Antonio Politi, Bruno Vianello

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