SE GESU' E' MORTO IN CROCE IL CORANO E' UN FALSO
Maometto e Gabriele |
Ora, nessuno storico o studioso razionalmente motivato penserebbe di poter correggere dei resoconti coevi (i vangeli) sulla base di un testo successivo di 6 secoli (il Corano) o di 13 secoli (il Vangelo di Barnaba). Ma è proprio questa l’enorme potenziale sfida che si trovano davanti i musulmani che cercano di valorizzare la ragione nel definire o ridefinire le proprie credenze. Una sfida resa estremamente ardua da due convinzioni proprie dell’Islam. La prima è la nuzul (“discesa”), concetto per il quale il Corano non è solo ispirato, ma è disceso direttamente da Dio, parola per parola, lettera per lettera, dunque assolutamente esente da qualunque errore e per il quale non sono possibili interpretazioni diverse dal testo espressamente contenuto. La seconda convinzione è la tahrif (“distorsione”) per la quale il vangelo (Ingil) sarebbe stato manomesso dai cristiani (“c’è un gruppo dei loro che ha ascoltato la Parola di Allah per poi corromperla scientemente, dopo averla compresa”, Corano 2,75). Convinzione che è in contrasto con la paleografia, dato che nessuno delle migliaia di manoscritti del Nuovo Testamento che ci sono pervenuti mostra sostanziali e significative divergenze di contenuto.
Va precisato che una risposta sensata e razionale alla domanda se Gesù è morto o no, non è una questione oziosa, banale e inutile. Come conclude il prof. Licona: “Se Gesù non è morto in una croce nel primo secolo, il Cristianesimo è falso e l’Islam ha una possibilità di essere corretto”, ma se Gesù è morto in croce, “questo è devastante per la convinzione dell’Islam di essere la vera religione di Dio, poiché il Corano sbaglia. E poiché l’ispirazione divina del Corano è quella della dettatura, se il Corano sbaglia non è divinamente ispirato, e il fondamento dell’Islam vacilla
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