LE ANTICHE FORME DI DEMOCRAZIA DEI VENETI LAGUNARI E NON
LE ANTICHE FORME DI DEMOCRAZIA DIRETTA DEI VENETI. ogni città della Venezia di terra aveva il suo parlamentino dove era rappresentato il popolo, nelle sue varie categorie, nobili, mercanti, arti e mestieri. Quel consesso governava il comune e più importante era la città, più grandioso era il palazzo "della Ragione". Quello di Padova è il più celebre, indubbiamente... abituati all'autogoverno, iveneti mal sopportarono le signorie che usurparono gran parte dei poteri del "Consìo" (Consiglio, concione). E' falso pensare quindi che solo Venezia conoscesse la democrazia diretta, anzi, Venezia stessa fu preda di lotte terribili tra fazioni, fino alla serrata del Maggior Consiglio. Lei ne uscì, e impose, espandendosi in terraferma, il ripristino e a volte, l'ampliamento dei Consigli locali a categorie non rappresentate, come accadde ad esempio, a Feltre (dove i consiglieri passarono da sette, col vescovo feudatario, a quaranta) o a Udine dove anche i contadini furono rappresentati nel parlamento locale. Questo atteggiamento conquistò da subito i cuori dei nuovi sudditi veneti, che rimasero fedeli al Leone, fino all'ultimo giorno (e ancora lo sono i loro discendenti).
nella foto prima, la Loggia dei Cavalieri di Treviso, dove si riuniva l'assemblea cittadina dei nobili.Nel palazzo dei Trecento tutti i rappresentanti della nazione trevigiana. Celeberrimo nel mondo è l'antico palazzo della Ragione di Padova, dove si teneva il "consìo" della nazione padovana (bei tempi, chiusi bruscamente nel 1797, in cui ogni città, ogni borgo,era "Nazione"), monumento alla democrazia diretta e alla giustizia consuetudinaria (nel Salone erano i tribunali). Sulla pietra del "vituperio" si faceva sedere, in mutande, il debitore insolvente. i pare che fu Sant'antonio a por fine alla tradizione, animato da pietà.
Altro rimando interessante, che nessuno cita; il paese di Consìo vicino a Mojan Mogliano, che hanno ribatezzato "CONSCIO" per farlo più italiano. Evidente,a mio parere un antico riferimento a una assemblea del contado locale, che probabilmente si riuniva nella piazza, magari all'ombra di un sacro tiglio.
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