NON SI SENTIVA ALTRO CHE UN GRIDAR VIVA SAN MARCO!
La furia era tale per i torti, le violenze su donne e uomini e i furti subiti dall'invasore, che persino i francesi morti venivano colpiti di nuovo con le baionette o i coltelli. Verona scrive col sangue la sua epopea.
Non si sentiva altro che un continuo gridare per ogni città Viva San Marco e guai ai nostri stessi che non avessero corrisposto gridando Viva San Marco; erano certi che correvano la sorte dei nostri nemici; come purtroppo a qualcuno dei nostri ciò avvenne poichè fu ucciso per sospetto di aderente. Tanta era la furia, l'impeto, la collera e l'odio che si era acceso contro quella gente, che più non si conosceva ragione, né pietà, né religione.
Le strade tutte erano piene di feriti e morti, e tanto era l'infiammato trasporto che mi fu riferito che erano stati veduti giovanotti, ragazzi con cartelli inveire contro i cadaveri di Francesi. Intanto seguiva il castello a cannonare la città, e dalle venti e una che aveva cominciato il bombardamento non si fermò dal far fuoco che alle 23 e mezzo di sera.
Credevano i Francesi con questo mezzo di atterrire gli infuriati cittadini, ma quanto più essi eran impegnati a colpire la città, tanto più inferocita la gente proseguiva a perseguitare per istrade e cortili i Francesi, e persino a mano armata si introducevano per le case,esaminando ogni angolo, ogni ripostiglio, per vedere se mai vi fossero nascosti; oppure per scoprire se mai vi si trovasse loro robba, vestimenti, mobilie o qualunque altra lor cosa. seco trasportandola e da' più onorati e galantuomini ponendola in deposito in luogo sicuro; mentre purtroppo non vi mancarono di quelli come in casi simili accade, che ne facevano cosa sua, ma che però alla fine se la passarono male e per questa loro baldanza, furono severamente puniti.
Anonimo, Biblioteca Nazionale di Verona.
Da le Pasque Veronesi di Francesco Mario Agnoli
Non si sentiva altro che un continuo gridare per ogni città Viva San Marco e guai ai nostri stessi che non avessero corrisposto gridando Viva San Marco; erano certi che correvano la sorte dei nostri nemici; come purtroppo a qualcuno dei nostri ciò avvenne poichè fu ucciso per sospetto di aderente. Tanta era la furia, l'impeto, la collera e l'odio che si era acceso contro quella gente, che più non si conosceva ragione, né pietà, né religione.
Le strade tutte erano piene di feriti e morti, e tanto era l'infiammato trasporto che mi fu riferito che erano stati veduti giovanotti, ragazzi con cartelli inveire contro i cadaveri di Francesi. Intanto seguiva il castello a cannonare la città, e dalle venti e una che aveva cominciato il bombardamento non si fermò dal far fuoco che alle 23 e mezzo di sera.
Credevano i Francesi con questo mezzo di atterrire gli infuriati cittadini, ma quanto più essi eran impegnati a colpire la città, tanto più inferocita la gente proseguiva a perseguitare per istrade e cortili i Francesi, e persino a mano armata si introducevano per le case,esaminando ogni angolo, ogni ripostiglio, per vedere se mai vi fossero nascosti; oppure per scoprire se mai vi si trovasse loro robba, vestimenti, mobilie o qualunque altra lor cosa. seco trasportandola e da' più onorati e galantuomini ponendola in deposito in luogo sicuro; mentre purtroppo non vi mancarono di quelli come in casi simili accade, che ne facevano cosa sua, ma che però alla fine se la passarono male e per questa loro baldanza, furono severamente puniti.
Anonimo, Biblioteca Nazionale di Verona.
Da le Pasque Veronesi di Francesco Mario Agnoli
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