LA CAPORETTO DELLE DONNE, FATTA DI STUPRI MISERIA VIOLENZE
,La Caporetto delle donne
Come sempre in tutte le guerre le vittime sono le donne, i bambini e gli anziani e la prima guerra dell'era moderna non fu da meno, non risparmiò i civili delle terre occupate dagli italiani e dalle truppe austro-tedesche.
Ancor oggi si fa fatica a parlare del
dramma degli stupri e dei figli di guerra; il giornalista Ugo
Ojetti ebbe il coraggio, a guerra finita, di parlarne sul Corriere
della Sera. Raccontò delle
donne che, nelle zone del fronte con la rotta
di Caporetto, avevano subito stupri ed avuto figli da soldati
a seguito di violenze o perché si erano prostituite per fame.
Il Fascismo cancellò di fatto quei
bambini che nacquero fino al 1921, loro erano purtroppo il risultato
anche degli stupri commessi dai nostri soldati sbandati dopo
Caporetto, come pure dalle conseguenze di una smobilitazione di fine
conflitto e da una ripresa alla vita civile, molto lente nelle zone
di guerra.
Per quasi cent'anni si celebrò il
conflitto come l'ultimo scontro cavalleresco, un affare tra uomini,
in cui le popolazioni civili (quindi anche le donne) non furono
coinvolte. Denunciare gli stupri di massa non fu possibile, in quanto
la violenza sessuale non era un reato contro la persona ma un delitto
contro l'ordine della famiglia e contro il buon costume. Inoltre
l’aborto era considerato per la morale corrente il peggiore dei
crimini, non un diritto riconosciuto alla donna che poteva decidere,
ma il "dovere dell’aborto" doveva salvaguardare "l’onore"
dei soldati al fronte.
Anche allora solo una piccola parte
delle violenze furono denunciate.
Nell’agosto 1918 nacquero i primi
"figli del nemico", frutto delle violenze sulle donne dei
soldati delle diverse nazionalità che costituivano l’esercito
austro-ungarico-tedesco.
Gli stupri erano avvenuti in
particolare tra il 24 ottobre e l’8 novembre 1917, ma non
cessarono, anzi continuarono fino ai primi di gennaio del 1918,
quando gli austriaci riuscirono a far funzionare la macchina
giudiziaria-amministrativa.
Dopo un anno, dalla fine del conflitto,
nel Triveneto c'erano ancora 1.700.000 soldati, molti dei quali non
erano ancora stati smobilitati (di fatto si comportavano come degli
sbandati), ma in compenso avevano portato ogni sorta di privazione
alla popolazione.
Una Commissione d’inchiesta, operante
dal 1919 al 1920, non riuscì a quantificare con certezza né gli
stupri né il numero dei bambini che nacquero.
Non dobbiamo meravigliarci che tante
donne fecero sesso con gli occupanti per avere in cambio, per sé e
per i propri figli, un po’ di brodaglia con un pezzo di pane nero.
Come senz'altro qualcuna, sia di cittadinanza italiana che austriaca,
si innamorò perché non va dimenticato che, prima di Caporetto, gli
"invasori", arrivati per "liberare" Trento,
Gorizia e Trieste erano italiani e che quelle "zone di guerra"
costituivano i territori dell'impero asburgico.
Riguardo la fame, da Caporetto al Piave
nei 12 mesi di occupazione austriaca morirono di stenti o per
mancanza di medicine ben 27.000 persone, cioè il tre per cento della
popolazione rimasta, alla fine sono stati più i morti civili dei
militari.
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