L'ENORME SIGNIFICATO STORICO DELLA BATTAGLIA DI LEPANTO

Lepanto, 7 ottobre 1571
Oggi vi propongo alcune riflessioni dello storico Massimo Leonardis in modo da ricordare (noi gente qualsiasi, dato che le istituzioni non lo faranno, né in Italia, né a Roma -Vaticano in primis-, né in Europa ) le migliaia di Caduti veneti ed europei cattolici, che col loro sacrificio posero fine all'espansionismo islamico via mare. 
Ci sarà un altro tentativo,l'ultimo, via terra, in cui un altro Veneto (il friulano frate Marco d'Aviano) ebbe un ruolo molto importante nella difesa e vittoria finale.
 Parlo naturalmente dell'assedio di Vienna. Poi l'islam si fermò definitivamente, fino all'offensiva terroristica dei giorni nostri, iniziata con l'abbattimento delle torri l'11 settembre 2001. Giorno della sconfitta dell'armata turca sotto le mura di Vienna. Per la società islamica la storia non passa, per la società edonistica occidentale, ormai non più cristiana, la storia è una serie di date senza rilevanza per pochi maniaci. 

MASSIMO DE LEONARDIS
PIO V
....Altri hanno proposto una lettura assolutamente parziale dei rapporti tra Islam e Cristianesimo, evidenziando i momenti di dialogo e quasi cancellando secoli di aggressività musulmana. Ricordo in particolare un articolo su Avvenire nel quale Franco Cardini definiva Lepanto una vittoria sostanzialmente inutile, “una storia agrodolce con qualche risvolto comico”, e fustigava “qualche bollore crociato che è riaffiorato oggi in campo cattolico” come “ridicolo ... più che inopportuno”.
 Lo storico fiorentino, forse tradito dal suo filo-islamismo, farebbe bene a rileggere il giudizio autorevole di Fernand Braudel: “[Se] anziché badare soltanto a ciò che seguì a Lepanto, si pensasse alla situazione precedente, la vittoria apparirebbe come la fine di una miseria, la fine di un reale complesso d’inferiorità della Cristianità, la fine d'una altrettanto reale supremazia della flotta turca [...] Prima di far dell’ironia su Lepanto, seguendo le orme di Voltaire, è forse ragionevole considerare il significato immediato della vittoria. Esso fu enorme”.
IL DOMINICANO PIO V RECITA IL ROSARIO DURANTE LA BATTAGLIA
Un maestro della storia militare, il britannico Sir John Keegan, elenca Lepanto tra le quindici battaglie navali decisive della storia, da Salamina tra greci e persiani nel 480 a. C., al Golfo di Leyte tra americani e giapponesi nel 1944; ove per decisiva s’intende “d’importanza duratura e non puramente locale”. Lepanto segna la fine del potere navale ottomano ed “arresta l’avanzata musulmana nel Mediterraneo occidentale”, che da allora fu salvo dalla minaccia strategica dell’espansione turca (anche se non dalle incursioni dei pirati barbareschi, contro i quali combatteva la flotta dell’Ordine di Malta), così come l’assedio di Vienna del 1683 bloccò l’avanzata terrestre dell’Impero ottomano. L’insigne storico Angelo Tamborra afferma che “con Lepanto”, anche se non ebbe “immediate conseguenze strategiche”, “prende fine ... stabilmente, quello stato d’animo di rassegnazione e quasi di paura ossessiva che aveva prostrato l’Occidente, preso dal “mito” della invincibilità del Turco” ed afferma che con tale battaglia si ebbe il “definitivo declino della talassocrazia turca del Mediterraneo”.
Poche righe prima, lo stesso Autore scrive che “la Cristianità, già frammentata in nazioni in lotta di predominio le une contro le altre – taluna delle quali non aveva esitato a ricercare il compromesso o addirittura l’alleanza con il Turco – aveva visto ricomporsi, per un momento e almeno in parte, la sua unità contro il nemico comune”.
Va rilevato l’uso di due termini diversi per definire la civiltà europea: “Cristianità” ed “Occidente”. Lepanto fu una battaglia navale; ma fu soprattutto uno scontro tra la Croce e la mezzaluna; tra Cristianità ed Islam. Una Cristianità divisa, perché Lepanto si colloca pressoché a metà di quel secolo e mezzo che dalla fine del '400 alla pace di Westfalia del 1648 vide la laicizzazione delle relazioni internazionali; alla Respublica Christiana medievale si sostituì l’Europa degli equilibri. Non solo la riforma protestante spezzò definitivamente l’unità religiosa dell’Europa, ma l’interesse nazionale prevaleva talora sulle motivazioni religiose anche per gli Stati cattolici.
I Re cristianissimi di Francia stringeranno intese con il turco in funzione antiasburgica e le loro navi non saranno presenti a Lepanto. 
SEBASTIANO VENIER CON DON JUAN D'AUSTRIA E ANTONIO COLONNA, senza i veneti, le loro galeazze paragonabili a delle corazzate, e le loro galee la vittoria sarebbe stata impossibile 
In questo quadro di un’Europa divisa, tanto più grandioso appare quindi il ruolo di S. Pio V nel radunare gran parte di una Cristianità divisa per una battaglia d’importanza militare, civile e religiosa. Il Papa fu l’artefice della coalizione che vinse a Lepanto. Inviò Nunzi ai Principi italiani, al Doge di Venezia, ai Re di Polonia e di Francia. Per finanziare lo sforzo bellico, dopo aver da tempo autorizzato Jean Parisot de la Valette, Gran Maestro dell’Ordine di Malta, ad ipotecare, per 50.000 scudi d’oro, le commende di Francia e di Spagna, il Papa impose la decima sulle rendite dei monasteri, tre decime al clero napoletano, riscosse dagli impiegati della corte papale 40.000 scudi d’oro in pena delle loro malversazioni e ne ricavò altri 13.000 dalla vendita di pietre preziose, accordò ai veneziani la facoltà di togliere 100.000 scudi sulle rendite ecclesiastiche e rinnovò in favore degli spagnoli il privilegio della Cruzada, o bolla della Crociata. 
Premessa gloriosa e necessaria di Lepanto era stata sei anni prima la vittoriosa resistenza dei Cavalieri Gerosolimitani nel grande assedio di Malta. Braudel, dopo aver descritto la schiacciante superiorità turca, non esita a scrivere: “Ma il gran maestro, Jean Parisot de la Valette, e i suoi cavalieri si difesero meravigliosamente. Il loro coraggio salvò tutto”.

Come scrive un maestro della storiografia, Nicolò Rodolico: “Al di sopra di interessi materiali, di ambizioni, di possessi e di ricchezze, vi era un Crociato che chiamava a raccolta la Cristianità: Pio V. Non era Cipro dei Veneziani in pericolo, ma la Croce di Cristo nell’Europa era minacciata. La parola commossa del Papa riuscì a conciliare Veneziani e Spagnoli”. Fu firmata a Roma il 20 maggio 1571 una Lega, cui aderirono il Papa, il Re di Spagna, la Repubblica di Venezia, la Repubblica di Genova, il Granduca di Toscana, il Duca di Savoia, l’Ordine di Malta, la Repubblica di Lucca, il Marchese di Mantova, il Duca di Ferrara e il Duca di Urbino. “Le differenze che possono insorgere tra i contraenti – prevedeva il trattato di alleanza – saranno risolte dal Papa. Nessuna delle parti alleate potrà conchiudere pace o tregua da sé o per mezzo di intermediari, senza il consenso o la partecipazione delle altre”. Accanto all’azione diplomatica, il Papa ordinò solenni preghiere, in particolare la recita del Santo Rosario, e processioni di penitenza, alle quali prese parte personalmente, nonostante i dolori cagionatigli dalla sua malattia. Il Sultano ebbe ad esclamare: “Temo più le preghiere di questo Papa, che tutte le milizie dell’imperatore”.

Questa è la premessa, oggi ridarò la parola a Massimo De Leonardis per la descrizione della battaglia.

Commenti