MENADAS e ZATTIERI DEL CADORE cosa ci mormora la Piave
MENADAS e ZATTIERI DEL CADORE
i mestieri che la Piave si è portata via da quasi 100 anni
i mestieri che la Piave si è portata via da quasi 100 anni
di Gianni Cecchinato
Per
capire l'importanza che ebbero gli zattieri cadorini nello sviluppo
dell'economia di tutto il Veneto, e non solo di Venezia, bisogna
conoscere la loro tradizione millenaria, iniziata già molto prima
dell'arrivo dei romani.
Questa
secolare esperienza scomparve con l'apertura delle tratte ferroviarie
Treviso–Belluno nel 1886, seguita nel 1914 dalla Belluno-Calalzo.
(in
foto un anziano menadàs intento a spostare tàie con il suo
žapìn
– archivio Pomarè)
[prima parte]
Al
tempo dei romani
La
categoria dei zattieri esiteva già all'arrivo dei romani ed era
organizzata in corporazione (collegi) che diede origine le mariegole
qualche secolo più tardi.Cippo dedicato al nautarum Marco Carminio Pudente |
I
cippi commemorativi dedicati ai dendrofori (antenati dei menadàs e
dei zattieri, i nautarum
erano gli addetti al controllo del taglio e della conduzione
terrestre o fluviale del legname) ritrovati a Belluno e a Feltre fanno
ritenere che già nel II°sec.d.C., la Piave, lungo l'asse Berua
(Valle di Cadore, secondo molti studiosi), Belluno, Feltre e Altino
fosse già la "superstrada" di un traffico molto sostenuto
di legname trasportato con zattere. Pure l'Adige era percorso da
zattere che portavano legname trentino nel villaggio di Chioggia.
I
Veneti o Enotoi residenti in quelle aree costiere dell'Adriatico settentrionale, secondo lo storico
Strabone, sapevano costruire con maestria navi dall'ampia carena,
altissime a prora e a poppa, in grado di compiere lunghi viaggi,
tutte realizzate con il "quercino", abbondante nella
regione.
Ricostruzione di una nave veneta, secondo le descrizioni di Strabone |
Al
tempo del MedioEvo
In
questo periodo che va dal 476 (caduta impero romano) al 1492
(scoperta dell'America) nasce Venezia grazie agli scampati dalle
invasioni provenienti dal nordest. Il legname utilizzato nelle
costruzioni (già perché allora le abitazioni erano di legno con le
coperture di canna palustre ed antecipavano le tecniche dei casoni
di valle)
proveniva dalle selve littoranee ma quando la Magnifica Comunità del
Cadore passa sotto la dominazione della Serenissima (eamos
ad bonos venetos)
inizia il commercio del legname dalle foreste del Cadore e
dell'Agordino verso la laguna.
Il
3 giugno 1492 gli Zattieri del Piave, ottennero il riconoscimento
ufficiale dello Statuto della “Scuola dei Barcaioli” nella Chiesa
di San Nicolò.
Il Doge Agostino
Barbarigo all'epoca della sottoscrizione della mariegola degli zattieri da parte
della Serenissima
|
Il
3 agosto 1492 viene ufficializzata la loro attività con la
sottoscrizione della mariegola
da parte del doge Agostino Barbarigo. In maniera sistematica si
incomincia ad organizzare il trasferimento del legname creando punti
di raccolta e lavorazione dei tronchi per far arrivare in laguna
anche "il lavorato" in tavole.
Vengono
create cinque fraglie o famiglie di Zattieri (Codissago, Ponte nelle Alpi, Borgo
Piave, Falzè-Nervesa, Ponte di Piave, località da dove partivano le zattere) che si dividono il compito di
far arrivare lungo la Piave il legname a Venezia.
Inoltre
tra le località di Perarolo, Ospitale, Castellavazzo e Longarone,vengono realizzate
grandi segherie "alla veneziana", secondo la leggenda, su
progetto dello stesso Leonardo da Vinci.
Al
tempo del Rinascimento
I
Zattieri apparentemente sembrano aver poco a che fare con la storia
della Serenissima e le economie che si svilipparono nella sua laguna
e nell'entro terra padano fino all'Istria; invece non fu così perché
grazie a loro l'Arsenale e i cantieri edili furono riforniti per
secoli con una continuità ed una puntualità inimmaginabile per i
mezzi disponibili a quei tempi.
Nel
XV°
Sec. crebbe la coscienza sulle conseguenze ambientali del
disboscamento selvaggio causato da una domanda sempre più
esponenziale di legname da costruzione e da riscaldamento, tanto che
a Venezia venne concepita l'idea che attraverso un uso appropriato
dei boschi e delle foreste non solo si potevano conservarle, ma essere fonte di reddito, tanto che varò nel 1600
un programma-sistema di selvicoltura, affinato nei successivi trecento anni, da
essere tutt'ora ancora valido ai giorni nostri.
Vecchio verbale delle regole di Danta |
1618: Vizze di Màuria |
La
Serenissima con una legge del 1452 rivitalizzò le proprietà
collettive, come le Regole cadorine o quelle del Comelico o i
Colonnelli dell'Altopiano di Asiago.
Nel
1470 decretò "la riserva di tutti i roveri cresciuti su
qualsivoglia fondo di tutto il dominio veneto"; non solo ogni
quercia veniva dichiarata, senza indennizzo, proprietà della
Serenissima, ma pure il terreno, su cui era cresciuta, rimaneva
vincolato alla perpetua produzione di "possibili" querceti.
Nel
1471 conferì all'Arsenale pieni poteri in materia di boschi e di
approvvigionamento del legname, con un organo tecnico di vera
gestione forestale. Già nel 1601 questo collegio aveva assunto tale
competenza e tanta autorevolezza tecnica da essere chiamato a
rispondere direttamente al Consiglio dei X.
In
pratica erano state tutelate tre aree boschive dalle quali si potesse
ricavare ottimo legname da far arrivare facilmente a Venezia:
- nella valle dell'Ansiei, il bosco degli alberi di S.Marco, dove venivano "coltivate" le alberature delle galee e dei galeoni perchè, con un sole che penetrava poco e con un clima piuttosto rigido, le piante crescevano lentamente, alte e dritte, con un legname flessibile ma duro e resistente.
- sull'altipiano del Cansiglio con le faggete da reme, il bosco dei remi.
- sul
Montello
con il bosco dei roveri, cioè delle querce. Essenza impiegata per
le chiglie e le ordinate
delle navi. Le piante venivano piegate fin da giovani per far
assumere quella forma per cui sarebbero state utilizzate in futuro.
Dalle cronache del XVIIIº Sec.: "Tra la fine del 1500 e la metà del 1600" ... "i boschi soggetti alla Serenissima erano quelli del Cadore e dell'Ampezzano, dell’Agordino, del Cansiglio Alpaghese, della Valvisdende, dell'Auronzano, di Zoldo, della Cajada Bellunese, del Montello, dell'Altopiano d’Asiago, Patria del Friuli (ndr: patriarcato di Aquileia chiamato così dal XIII° Sec.) e Montona dell’Istria (ndr: Motovun nell'Istria settentrionale).
La suddivisione in 54 boschi di abeti, faggi, larici e betulle del Primiero nel 1558 forniva circa 309.700 taglie da costruzione e 3.156.000 borre o tronchi di legna da ardere." ... "All’inizio del 1600 si fluitavano lungo il Cismon 40.000 taglie divenute 48.600 a metà del 1700, mentre 30.000 se ne fluitavano lungo il Piave, e 25.000 sul Cordevole … "
Dopo un viaggio di 15 giorni abeti, larici e faggi entravano nella Laguna di Venezia che, "navegando la Piave", erano arrivavati fino a Sant’Alvise di Cannaregio, alla Barbaria delle Tole a Castello, alla Celestia, alle Fondamente Nove, alla Sacca della Misericordia e alle Zattere nel Sestiere di Dorsoduro (di fronte all'isola della Giudecca) dove c'erano i magazzini dei commercianti, qui le zattere cessano di esistere e venivano smontate e vendute.
C’era sempre un gran bisogno di legname: nei fondali della Laguna sono stati piantati migliaia di pali, interi boschi, per fare le fondamenta di case, palazzi e chiese, tanto che nell'ultimo decennio del 1700 arrivarono a Venezia circa 350.000 tronchi/anno senza contare i bisogni dei cantieri, degli squeri e dell'Arsenale per produrre imbarcazioni di ogni tipo e stazza. Pure allora non mancavano gabelle e dazi.
A Caput Pontis o Ponte nelle Alpi si pagava il dazio al Vescovo di Belluno.
Al Vescovo di Treviso, nel 1293, si pagava un dazio transitando per le dogane di Ponte di Piave o del Castello di Quero, dove di notte veniva tirata una catena sul fiume per impedire il passaggio incontrollato delle zattere. Inoltre al Vescovo di Treviso spettava un “diritto d’entrada” del valore di 1/40° sulla “muda del Legname del Piave” diretta a Venezia.
Anche il Patriarca d’Aquileia, già nel 1357, s’interessò della “Mercatura legnamis” sequestrando e poi restituendo ai Veneziani, contro pagamento di una gabella, carichi di legna diretti alla Laguna.
[fine
prima parte]
informazioni
e dati provenienti da ricerche sul web e dai siti:
http://archivioladin-venas.blogspot.it/2007/09/glossario-italiano-ladino-venas-c-d_10.html
http://arzana.org/arti-e-mestieri/zattieri/
http://www.museozattieri.it/Ita/Home/index73dc.htmlidCanale=4&ID=532&idRigaMenu=532
http://www.unionladina.it
Inoltre è stato utilizzato materiale dell'articolo "Il
Bosco ed i lavori boschivi" di Da Pra Dante detto Falìse
pubblicato sul numero di marzo 2010 di Tetto&Pareti in Legno
Commenti
Posta un commento