ANTONIO RONZON ALLA RISCOPERTA DEL CADORE
ANTONIO
RONZON, il primo a far la pubblicità alla bellezze del Cadore e alla cultura ladina scrivendone per ben 918 pagine
E' stato un
letterato, storico e insegnante d'italiano. Deve la sua fama alle
numerose pubblicazioni dei suoi studi sul Cadore, sulle sue genti e sulle loro tradizioni. Nel 1885 il
Corriere della Sera pubblica due suoi articoli, Cadore
e Ancora Cadore,
che sono degni d'essere ricordati, in quanto con essi propugna lo
sviluppo turistico della regione e ne segnala il progresso avvenuto
nel ventennio della liberazione straniera.
Il
Ronzon ottenne un ulteriore riconoscimento da parte del poeta Giosuè
Carducci ed infatti nella pubblicazione
dell'ode «Cadore» ringrazia ufficialmente e prima d'ogni altro il
Ronzon, menzionandone i suoi libri.
Il
più alto riconoscimento della sua opera gli fu concesso dalla Regina
Margherita in vacanza a Perarolo che ricevette il professore senza
formalità il 2 settembre 1881 per dirgli: «sono stati i suoi libri
ad invogliarmi a venire in Cadore».
Le
sue principali pubblicazioni:
1873-1877
"Gli almanacchi cadorini: Da Pelmo a Peralba", 5 volumi per
complessive 918 pagg.
1875
"Il saggio Calvi e i cadorini"
1877
"Cadore descritto"
1881
"Rindemera scene del 1848 in Cadore"
1882
"La regina Margherita in Cadore", fu proprio quest'opera,
diffusa in tutta la penisola, a farlo conoscere fuori dei confini
regionali
1898–1903
"L'Archivio storico cadorino", il mensile che pubblicò per
sei anni, fu senza dubbio il capolavoro che coronò e concluse la
sua attività di storico ed attento osservatore delle vicende veneto/cadorine della seconda metà dell'800.
Nel
suo ALMANACCO CADORINO (fine 1800), pur non essendo un linguista,
aveva notato alcune caratteristiche delle nobili parlate cadorine.
Per
lingua ladina si intende un'ampia famiglia di dialetti distribuiti
lungo alcune vallate dell'arco alpino centro-orientale e nella
pianura friulana.
Il
ladino è una lingua retoromanza prevalentemente parlata e scritta da
circa 50.000 persone residenti nelle regioni del Trentino-AltoAdige e del
Veneto.
Tradizionalmente
si distinguono tre sottogruppi ben diversificati, pur esistendo
suddivisioni interne:
- ladino occidentale o romancio, nella valli del Canton dei Grigioni,
- ladino centrale o dolomitico, nella valli delle Dolomiti,
- ladino orientale o friulano, in tutto il Friuli ad esclusione della fascia costiera.
Le cinque vallate che formano la Ladinia |
Il
ladino dolomitico si divide in ladino sellano (altoatesino) ed in
ladino cadorino.
La
variante più importante è il ladin
dolomitan che
viene parlato nelle cinque vallate della Ladinia: la Val
Badia dove c'è
il Badiot, la Val
Gardena con il
Gherdëina, la
Val di Fassa con
il Fascian, Livinallongo
con il Fodom e Ampezzo
con l'Ampezan; aree che con i loro ca. 30.000 abitanti costituiscono
quel che rimane di un territorio dove ancor oggi si parla e si scrive
in ladino.
I
vari dialetti non differiscono di molto l'uno dall'altro e le zone
cuscinetto sono influenzate dalle lingue limitrofe. Ad esempio il
Gherdëina dal tedesco, l'Ampezan e il Fodom dal veneto.
Il
Zoldano, a sud dell'area Ampezzana, risulta essere intermedio tra
quello cadorino e la parlata della bassa bellunese (quasi veneto).
Sempre
in tema di curiosità: in Val di Non, in Val di Sole, in Val di Peio
e inVal di Rabbi, tutte valli del Trentino occidentale (separate
dall'Adige dall'area dolomitica), si parlano dialetti di chiara
origine ladina ma presentano uno sviluppo proprio e con forti
influssi del lombardo.
Carta delle lingue di minoranza |
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