LA RIVISTA "LIMES" E IL REFERENDUM DEL 22 OTTOBRE. l'alterita' del Veneto.

stati in gestazione
È proprio questa scelta simbolica del 22 ottobre, rimandante  al referendum del 1866, che apre a un discorso più complesso sul referendum veneto: per quanto l’argomento su cui si basa – la redistribuzione di competenze da centro a periferia – sia piuttosto prosaico, esso si inserisce in un sostrato culturale rilevante. Il richiamo all’autonomia fa riferimento a un sentimento di alterità e a un desiderio di autogoverno caratteristici del Veneto profondo. Un riflesso inconscio che porta a galla varie sfumature dello stesso sentimento. Lo testimoniano punte più radicali e quasi situazioniste.

Come quando, sempre nel 2014, mentre nelle sale istituzionali si chiedeva l’autonomia, in rete si teneva un tanto discusso, quanto illegittimo e ben presto sbugiardato, referendum per l’indipendenza del Veneto, su una piattaforma dall’evocativo nome di plebiscito.eu. Oppure come i confini fra le piattaforme politiche nazionali, che si scolorano nell’acqua dei canali: basti pensare agli esponenti del Movimento 5 Stelle a sostenere il referendum insieme alla maggioranza di centrodestra e alle molte voci all’interno del Partito democratico e della sinistra a pronunciarsi in favore dell’autonomia, per non lasciare l’iniziativa sull’autogoverno alla Lega di Zaia.

Questo brodo di coltura permette di inserire in un contesto più ampio il tema dell’effetto del referendum. Anche in caso di vittoria del “Sì”, la procedura per l’autonomia potrebbe non essere diretta. L’ambiguità del quesito non aiuta a definire i confini all’interno dei quali si muoverà l’azione della regione. Lo stesso Zaia ha ripetuto più volte che l’obiettivo del negoziato sarà «ottenere tutto quello che possiamo avere», puntando al maggior numero di competenze possibile. Con una particolare attenzione per i feticci degli autonomisti: l’istruzione, la sanità e l’erogazione dei fondi alle imprese, all’interno del mantra battente del “tenere più schei a casa nostra”. Le questioni specifiche sono lasciate a discussioni successive al voto, in sedi istituzionali. È questa mancanza di dettagli, tra le altre cose, che ha sollevato numerose critiche all’iniziativa, vista come velleitaria e inutile. In particolare per il costo previsto di 14 milioni, totalmente a carico delle finanze regionali.

Anche la narrazione del maggior gettito fiscale mantenuto sul territorio deve passare alla prova dei fatti. La richiesta di maggiori competenze, secondo i proponenti, dovrebbe portare a un utilizzo più virtuoso del cospicuo residuo fiscale annuale registrato da Venezia, che la vede al terzo posto nazionale, dopo Lombardia ed Emilia-Romagna, nella classifica del bilancio dare-avere delle regioni. Tuttavia, le istituzioni venete non sono state ancora in grado di mostrare chiaramente se e quanto la maggiore autonomia porterà a risparmiare o anche solo a ridurre gli sprechi.

INSOMMA, I RADICAL CHIC SONO PREOCCUPATI. Consiglio la lettura intera dell'articolo a http://www.limesonline.com/guida-referendum-autonomia-22-ottobre-veneto-lombardia-poste-in-gioco-cosa-sapere/102394

Commenti

  1. Gianni Cecchinato mi commenta:
    L’istruzione, la sanità, l’erogazione dei fondi alle imprese, cioè “tenere più schei a casa nostra” sarebbero argomenti di scarso valore? Per me bastano ed avanzano per far crescere in tutti i sensi l'economia di una Regione.

    Sul residuo fiscale dicono una FALSITA'. Ho sempre trovato dati secondo cui il Veneto è secondo dietro alla Lombardia e davanti all'Emilia-Romagna.

    Sugli effetti indiretti negativi: deduco che c'è tanta ignoranza, in altre parole la paura che le due Regioni, condotte entrambe dalla Lega, arrivino alle conclusioni catalane. Cioè oltre le dichiarazioni che faceva Bossi 30 anni fa.
    Non va dimenticato che la sommatoria del PIL delle due regioni corrisponde al 50% delle prime cinque (in ordine decrescente Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte).
    Il problema è che le attuali forze politiche al Governo non saprebbero né affrontare né gestire qualsiasi tema autonomista. Nel loro programma dittatoriale senz'altro non avevano previsto questa ipotetica situazione.

    Condivido in pieno.

    RispondiElimina

Posta un commento