I PRIGIONIERI VENETI: "PIUTTOSTO A PEZZI, CHE TRADIRE LA PATRIA"
Siamo in epoca antica, i Normanni, nelle loro scorribande, insidiano le coste dell'Adriatico e si inseriscono nei conflitti tr aLombardi, Bizantini e Signorie locali.
Venezia comincia così a costruire la propria epopea di Nazione, ancora ristretta al Dogado.
Di quella tragica sconfitta ci resta la preziosa testimonianza della figlia dell’imperatore bizantino Anna Comnena. Sette delle grandi navi veneziane, racconta la principessa, vennero affondate e due, forse, prese all’arrembaggio dal nemico. Nè miglior sorte toccò ai bastimenti più piccoli posti al centro dello schieramento. Le navi, eccessivamente alleggerite dei loro carichi e delle loro zavorre al fine di facilitarne gli spostamenti in mare, nel momento della battaglia si sbilanciarono paurosamente diventando instabili per alla fine capovolgersi con tutto il loro carico umano. Anna dice che in questo modo perirono almeno 13.000 veneti mentre 2.700 furono quelli catturati dai Normanni.
La principessa greca sottolinea anche le terribili torture alle quali furono sottoposti i prigionieri veneziani ai quali, secondo la leggenda, il Guiscardo promise salva la vita se avessero accettato di combattere nelle milizie normanne. Alla proposta del re fece riscontro naturalmente, l’eroico rifiuto dei marinai veneziani che si rifiutarono di tradire la propria patria preferendo per essa morire.
Venezia comincia così a costruire la propria epopea di Nazione, ancora ristretta al Dogado.
Cosa ci racconta il disegno di Gatteri
Roberto il Guiscardo, re dei Normanni, riesce grazie al tradimento a sorprendere le navi veneziane di grosso tonnellaggio all’ancora sulla costa albanese. La sconfitta è terribile e le perdite sono molto alte. I superstiti posti di fronte all’invito a militare nell’esercito avversario rifiutano preferendo la morte …
(Nell’illustrazione di Giuseppe Gatteri i marinai veneziani rifiutano di prestare servizio presso i Normanni accettando di essere condannati a morte)
Dal testo di Francesco Zanotto
“Tremila de’ nostri perirono, altrettanti cadder prigioni. L’infame Guiscardo non contento della vittoria, esercitò sopra i miseri cattivi la crudeltà più esecranda. Cavar fece a molti gli occhi, ad altri troncar le mani o il naso od un piede; ed a coloro che ebbero ventura di uscir salvi, fe dire per un araldo, che se avessero voluto prender servigio nelle sue milizie, sarebbero rimasti soddisfi. Ma essi a rincontro fieramente risposero: volere piuttosto essere tagliati a pezzi, che militare contro la patria ed i Greci loro antichi alleati … ”
ANNO 1085
Dal 1081 i Veneziani iniziarono così a scontrarsi con i Normanni. La flotta veneziana era riuscita ad occupare Corfù verso la quale faceva ora vela la flotta normanna. Nelle acque dell’isola per ben tre volte vi furono accesi scontri. Ma il terzo scontro, si dimostrò fatale per i Veneti.Di quella tragica sconfitta ci resta la preziosa testimonianza della figlia dell’imperatore bizantino Anna Comnena. Sette delle grandi navi veneziane, racconta la principessa, vennero affondate e due, forse, prese all’arrembaggio dal nemico. Nè miglior sorte toccò ai bastimenti più piccoli posti al centro dello schieramento. Le navi, eccessivamente alleggerite dei loro carichi e delle loro zavorre al fine di facilitarne gli spostamenti in mare, nel momento della battaglia si sbilanciarono paurosamente diventando instabili per alla fine capovolgersi con tutto il loro carico umano. Anna dice che in questo modo perirono almeno 13.000 veneti mentre 2.700 furono quelli catturati dai Normanni.
La principessa greca sottolinea anche le terribili torture alle quali furono sottoposti i prigionieri veneziani ai quali, secondo la leggenda, il Guiscardo promise salva la vita se avessero accettato di combattere nelle milizie normanne. Alla proposta del re fece riscontro naturalmente, l’eroico rifiuto dei marinai veneziani che si rifiutarono di tradire la propria patria preferendo per essa morire.
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