UN FAMOSO ALCHIMISTA A VENEZIA


Un personaggio interessante vissuto alla fine del XVI secolo fu Mamugna (o Mamugnà).......

Questi era nato a Cipro attorno al 1545, con la invasione ottomana molti cristiani scapparono dall’Isola nel 1570 e, come lui, si rifugiarono a Venezia.

Qui per farsi conoscere ebbe la grande idea di farsi passare come il figlio illegittimo del famoso eroe Marcantonio Bragadin ucciso, come tutti sanno, nell’assedio a Famagosta; poi raccontò che si era fatto discepolo di Hieronymus Scoto (conosciuto chiromante e prestigiatore in quel secolo) dal quale apprese i segreti dell’Alchimia.

Dopo aver truffato a varie persone a Venezia nel 1574 scappa per non aver restituito il denaro domandato a prestito e si rifugia a Firenze dove abusa dell’ospitalità dei Malespini e qui diventa amico di Bianca Cappello (futura sposa di Francesco de’ Medici); le cronache raccontano che il Mamugna spese a Firenze la favolosa cifra di 40.000 scudi.

A Bianca promise di curarla della sterilità grazie alla pietra filosofale, la quale si credeva curasse ogni tipo di male, come anche trasformare la materia e donare l’elisir della lunga vita. Si arrivava al punto che potesse donare la capacità per conoscere il Bene ed il Male, e poter vedere tanto come il passato ed il futuro.

Bianca Cappello lo raccomandò al cardinale Giulio Antonio Sartori che a sua volta parlò di lui al papa Gregorio XIII il quale volle conoscere.

Mamugna si trasferì a Roma felicissimo, visto che sicuramente anche a Firenze aveva lasciato una valanga di creditori: per evitare un meritato castigo si fece Frate Cappuccino, non solo come frate minore ma anche ottenne una dignità dentro dell’Ordine, con il grado di Suddiacono.....

A Roma visse molti anni ottenendo molti finanziamenti da potenti ecclesiastici.....



Nel 1588, senza il permesso di nessuno, abbandona la vita conventuale e gira per Europa: si sa che fu a Ginevra, Inghilterra, Fiandre e in Francia dove si fece passare come il fratello della sultana Cecilia Baffo e, grazie a questa presentazione, segue truffando a molte persone.

Dopo alcuni anni volle rientrare in Italia, però qui l’aspettava la Santa Inquisizione che lo voleva arrestare sotto l’accusazione di Monaco rinnegato.

Residente a Lovere sul Lago d’Iseo la sua casa venne circondata ed assaltata dal Bargello di Bergamo una notte del luglio 1589.

Riuscì a fuggire saltando da una finestra e si nascose grazie all’aiuto di molte persone ma che l’obbligarono a spendere molto denaro a cambio della protezione.

Si nascose a Torbiato e poi a Brescia ma tanto per la vita dispendiosa quanto per raccontare che conosceva "il segreto per cavare l’anima dell’oro dal Mercurio e di saperlo moltiplicare traendone una fine polvere d’Oro potabile perfetto che era anche medica si fece troppo popolare".

Per proteggersi dall’Inquisizione si fece amico di molti nobili come Alvise Cornaro, il Generale veneziano Marcantonio Martinengo che informò alla Serenissima delle doti un pò speciali dell’alchimista ed incuriositi Nicolò Dolfin e Giacomo Contarini lo fecero ritornare a Venezia (qui Mamugna era al sicuro: l’Inquisizione non lo avrebbe potuto catturare).

Fu alloggiato a Palazzo Dandolo con vista alla Giudecca.

Mamugna aveva promesso "di lavorare per il bene del Doge suo Principe Naturale, e della Serenissima Repubblica volendo tentare d’arricchirla in misura mai vista e per provare la sua veridicità depositò in Zecca la sua polvere misteriosa e un documento con la ricetta segreta per ottenere l’Oro".

Venezia in quei tempi doveva sanare le spese costosissime delle guerre ed essendo un Governo pratico e concreto, obbligò  immediatamente l’esperimento  della polvere di Mamugna.

Dopo varie dimostrazioni fallite immediatamente si resero conto che non solo l’oro non si moltiplicava ma anche quello che si dava all’alchimista non ritornava, solo scompariva nelle sue mani.....

Scoperto e riconosciuto come truffatore, Mamugna scappa da Venezia, nel 1590 si nasconde a Villa Cornaro a Codevigo e poi nel palazzo, della stessa famiglia, a Padova.

In Agosto Mamugna lascia Padova e si reca A Bassano, Innsbruck e Landschut in Baviera e si presentò in casa del Duca di Baviera.

Dalla Germania e con la potente protezione dell’Arciduca domanda a Roma il permesso per lasciare i voti e sposarsi con una vedova, ma l’agente del Duca di ritorno da Roma passa per Venezia, Padova e Firenze dove ottiene preziose informazioni sull’ospite del suo signore.

Il duca obbligò all'alchimista di trasformagli il metallo in oro, visto che evidentemente non è possibile,  il 26 Aprile 1591 fu condannato e decapitato a Monaco di Baviera.

Sicuramente tutti si domanderanno perchè la Serenissima non si occupò di castigare questo personaggio?

Perchè qui le persone truffate erano tutti nobili i quali non avevano tempo (soprattutto in quegli anni) di applicare le sue severe Leggi contro un miserabile truffatore.

E’ evidente che i nobili si facevano responsabili dei più deboli: applicavano le Leggi per la salvaguardia del popolo.  In quanto agli errori nell’ambito della nobiltà  (classe dirigente) non si castigavano; il nobile truffato assumeva la perdita economica e si evitavano nuove equivocazioni (oggi le classi dirigenti fanno pagare all’erario pubblico i loro errori!).

Venezia doveva, tanto più, conservare la libertà che si respirava nelle sue Terre per mantenere vivo il commercio e l’entrata di persone che realmente (non in questo caso certamente) potevano mettersi al servizio della Serenissima per apportare benefici a tutti.


 

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