L'OCCIDENTE ODIA SE' STESSO E FINIRA' COME ROMA ANTICA
di Magdi Cristiano Allam
(Il Giornale, 20 novembre 2016) - Nell'individuare le cause che determinarono il declino e la successiva dissoluzione dell'Impero Romano e nell'identificare le similitudini con la crisi generale che affligge la nostra Unione Europea, gli storici evidenziano quattro principali fattori: 1) Il tracollo demografico come conseguenza del drastico calo della natalità della popolazione autoctona. 2) La crescente difficoltà economica dei cittadini oberati da tasse eccessive. 3) L'apertura incondizionata delle frontiere agli stranieri concependo l'immigrazionismo come la soluzione per il riequilibrio demografico. 4) Il venir meno della certezza della propria identità, dei propri valori e delle proprie regole abbandonandosi al relativismo, al buonismo e alla dissolutezza sul piano dei costumi.
Ebbene, ciò che sostanzia e accomuna l'insieme di questi fattori è il fatto che si cessa di amarsi al punto da odiare se stessi. Innanzitutto escludendo dalla visione della vita la prospettiva del futuro e quindi dei propri figli come l'incarnazione della propria eredità sociale e civile, concependosi egoisticamente come un mondo chiuso su se stesso dove c'è spazio solo per i diritti e le libertà ma in cui si rigettano i doveri, le regole, la responsabilità e il sacrificio. In parallelo accordando agli stranieri sia deroghe ed eccezioni nel rispetto delle leggi, nell'ottemperanza delle regole e nella condivisione dei valori, sia privilegi economici mentre si nega ai cittadini l'indispensabile per vivere dignitosamente.La conclusione su cui convergono gli storici e che è attestata anche dalla nostra realtà è che gli imperi si dissolvono e le civiltà muoiono essenzialmente per la vocazione al suicidio dei governanti, subìta passivamente dalla popolazione autoctona, in un contesto dove l'arbitrio, l'arroganza e la violenza degli stranieri sono la conseguenza della vocazione al suicidio e non la causa della fine degli imperi e delle civiltà.
Giorno dopo giorno tocchiamo con mano la nostra folle, ostinata e irrefrenabile vocazione al suicidio. Succede quando la Cassazione assolve i terroristi islamici di Andria e legittima sostanzialmente il lavaggio di cervello che trasforma le persone in robot della morte pronti a sgozzare, decapitare, massacrare e farsi esplodere in mezzo a noi.
(Il Giornale, 20 novembre 2016) - Nell'individuare le cause che determinarono il declino e la successiva dissoluzione dell'Impero Romano e nell'identificare le similitudini con la crisi generale che affligge la nostra Unione Europea, gli storici evidenziano quattro principali fattori: 1) Il tracollo demografico come conseguenza del drastico calo della natalità della popolazione autoctona. 2) La crescente difficoltà economica dei cittadini oberati da tasse eccessive. 3) L'apertura incondizionata delle frontiere agli stranieri concependo l'immigrazionismo come la soluzione per il riequilibrio demografico. 4) Il venir meno della certezza della propria identità, dei propri valori e delle proprie regole abbandonandosi al relativismo, al buonismo e alla dissolutezza sul piano dei costumi.
Ebbene, ciò che sostanzia e accomuna l'insieme di questi fattori è il fatto che si cessa di amarsi al punto da odiare se stessi. Innanzitutto escludendo dalla visione della vita la prospettiva del futuro e quindi dei propri figli come l'incarnazione della propria eredità sociale e civile, concependosi egoisticamente come un mondo chiuso su se stesso dove c'è spazio solo per i diritti e le libertà ma in cui si rigettano i doveri, le regole, la responsabilità e il sacrificio. In parallelo accordando agli stranieri sia deroghe ed eccezioni nel rispetto delle leggi, nell'ottemperanza delle regole e nella condivisione dei valori, sia privilegi economici mentre si nega ai cittadini l'indispensabile per vivere dignitosamente.La conclusione su cui convergono gli storici e che è attestata anche dalla nostra realtà è che gli imperi si dissolvono e le civiltà muoiono essenzialmente per la vocazione al suicidio dei governanti, subìta passivamente dalla popolazione autoctona, in un contesto dove l'arbitrio, l'arroganza e la violenza degli stranieri sono la conseguenza della vocazione al suicidio e non la causa della fine degli imperi e delle civiltà.
Giorno dopo giorno tocchiamo con mano la nostra folle, ostinata e irrefrenabile vocazione al suicidio. Succede quando la Cassazione assolve i terroristi islamici di Andria e legittima sostanzialmente il lavaggio di cervello che trasforma le persone in robot della morte pronti a sgozzare, decapitare, massacrare e farsi esplodere in mezzo a noi.
Succede quando il Giudice delle esecuzioni immobiliari del Tribunale di Lecco, Dario Colasanti, legittima la consegna ai clandestini delle case confiscate alle famiglie italiane che versano in difficoltà economiche, con il canone pagato dalle Prefetture con i soldi degli italiani. Succede quando il Governo riserva circa 4 miliardi di euro nel 2016 solo per l'accoglienza dei clandestini, mentre mancano i soldi per garantire un tenore di vita dignitoso a 12 milioni di italiani poveri.
Succede quando il Governo ci ammonisce che se gli italiani non faranno figli più di quanti non ne facciano attualmente, nel 2050 l'84 per cento degli italiani saranno anziani e inattivi, che significa concretamente la fine degli italiani e della nostra civiltà; mentre lo stesso Governo non solo non destina risorse adeguate per accrescere la natalità degli italiani, ma favorisce l'emigrazione dei giovani italiani più qualificati e l'accoglienza di giovani clandestini prevalentemente musulmani di sesso maschile a cui non facciamo mancare nulla senza chiedere in cambio nulla, prefigurando la sostituzione della nostra popolazione e l'islamizzazione della nostra società.
Ecco perché se vogliamo garantire la sopravvivenza della società italiana e salvaguardare la civiltà che si fonda ed esalta la sacralità della vita, la pari dignità delle persone e la libertà di scelta, dobbiamo reimparare ad amarci, a coltivare la centralità del nostro sano legittimo interesse, a riscoprire l'Italia come “casa nostra”, ad affermare la legittimità della priorità spettante agli italiani nell'attribuzione delle nostre risorse, a far proprio l'orgoglio di essere italiani. Solo se torneremo ad amarci potremo donare amore realizzando il bene comune. Se invece continueremo a odiarci, finiremo per estinguerci come società e per dissolverci come civiltà, finendo sottomessi alla dittatura del meticciato antropologico e dell'islam.
magdicristianoallam.it
Ecco perché se vogliamo garantire la sopravvivenza della società italiana e salvaguardare la civiltà che si fonda ed esalta la sacralità della vita, la pari dignità delle persone e la libertà di scelta, dobbiamo reimparare ad amarci, a coltivare la centralità del nostro sano legittimo interesse, a riscoprire l'Italia come “casa nostra”, ad affermare la legittimità della priorità spettante agli italiani nell'attribuzione delle nostre risorse, a far proprio l'orgoglio di essere italiani. Solo se torneremo ad amarci potremo donare amore realizzando il bene comune. Se invece continueremo a odiarci, finiremo per estinguerci come società e per dissolverci come civiltà, finendo sottomessi alla dittatura del meticciato antropologico e dell'islam.
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